di Mario Tiberi
Nel corso dei secoli, di cavalieri “senza macchia e senza paura” e di fedeli scudieri ne sono succeduti in copioso numero; oggi, più che di cavalieri, abbiamo a riferimento un unico e solo “Cavaliere” ricolmo di cospicue macchie e molteplici paure, circondato da un largo stuolo di servili e opportunisti scudieri.
La domanda più ricorrente che mi sto ponendo negli ultimi giorni di campagna elettorale è la seguente: sarà mai possibile che qualcuno ci “caschi” ancora? E di ciò non riesco proprio a capacitarmi.
Procediamo con ordine. La diffusa ostilità verso il signor Berlusconi, il quale più che smorzarla sembra fare di tutto per incentivarla, è spesso accompagnata da un sentimento di disistima verso una nutrita porzione dell’elettorato di destra, all’ingrosso considerato una massa di creduloni rincitrulliti dal martellamento radio-televisivo e/o di evasori incalliti resi rapaci dalla lotta contro i doveri fiscali.
Sul fronte opposto il signor Bersani, più realisticamente, sa bene che esiste una fetta di opinione pubblica che, o per pregiudizio ideologico o per retaggio politico, si posizionerà comunque da un’altra parte rispetto al PD.
Da mesi si è assistito ad una rappresentazione del centrodestra come profondamente diviso in maniera irreparabile, almeno apparentemente, tra PDL e Lega e in ritardo nei sondaggi di circa dieci punti nei confronti del centrosinistra. E così Berlusconi si è reso conto della catastrofe incombente e ha tentato disperatamente di correre ai ripari: è ridisceso in campo per l’ennesima volta, partendo da un’analisi alquanto attendibile. E’ perfettamente conscio che non sarà affatto agevole scardinare lo “zoccolo duro” del consenso di sinistra; si può invece operare per rimotivare coloro che, cinque anni orsono, votarono PDL e, poi, pentiti perché delusi si sono parcheggiati nelle aree del non voto, tra i montiani o nella protesta del Movimento5Stelle.
Nella sua mente sarà sicuramente circolata l’idea che, se nel 2008 vinse con il 38% dei voti validi, perché mai oggi non potrebbe raggiungere perlomeno la soglia del 25%?. Si obietterà che nel frattempo è intercorsa la scissione capeggiata da Fini, ma “Futuro e Libertà” non è accreditato oltre un misero 2% e Monti può aver sottratto un massimo del 7% mentre, il resto, è recuperabile dallo sbandato partito di Casini che, infatti, vede dimezzarsi le intenzioni di voto a proprio favore. Resta, appunto così, un potenziale del 25% al netto dei “Fratelli d’Italia”, della “Destra” di Storace e della Lega.
Giàla Lega: la prima operazione orchestrata dal Cavaliere, per iniettare nuova linfa fiduciaria nello sfiduciato popolo dei moderati-conservatori, è stata quella di stringere una rinsaldata alleanza con il Carroccio. Intesa pagata a caro prezzo con la cessione della candidatura alla guida della Lombardia a Maroni, ma indispensabile per trasmettere avvertibili sensazioni di una rimonta possibile.
Una sua frase, a tal proposito, è emblematica: “Mi rivolgo a voi che mi avete già votato: sono stato disarcionato a tradimento, sono l’unico che vi può governare senza tartassarvi”. Anche la ormai famosa partecipazione a Servizio Pubblico, condotto da Santoro, ha avuto l’evidente scopo di rigalvanizzare i suoi elettori in libera uscita. La “proposta-choc” sulla restituzione della IMU rientra a pieno titolo in tale contesto.
Certo, la manovra sull’odiata imposta è sconcertante e spregiudicata, soprattutto se lanciata da chi aveva promesso meno tasse per tutti e tradito poi l’impegno, ma va a solleticare le esauste tasche dei contribuenti medio-bassi e, conseguentemente, costringe gli avversari politici a comunque misurarsi con essa.
Quando descritto indica in sintesi la strategia elettorale del signor Berlusconi il quale, probabilmente, non crede lui stesso in una impensabile vittoria pur sognandola, ma che tuttavia si accontenterebbe di non far nemmeno vincere il signor Bersani così da essere presente, ad urne chiuse, al tavolo del dopo voto. Evenienza, questa, assolutamente da evitare.
E se a rimetterci in tutto codesto gioco al massacro fossela Nazioneintera, poco o nulla importa: ciò che rimane importante è poter in qualche modo restare in sella ad un cavallo, seppur ronzino, ed essere guardato alle spalle da una schiera di scudieri pur senza usbergo e spada da combattimento.
“Una risata li seppellirà”, fu uno degli slogan più in voga durante la contestazione sessantottina.
Risata è un metonimico di comicità e comico. Chissà se, per dirla con la voce del Saturnino della Ciociaria, “fusse che fusse la vorta bona”!.