di Paolo Borrello
Il settore urbanistico è quello nel quale le competenze del Comune di Orvieto, come del resto avviene in tutti i Comuni, sono maggiori o comunque molto estese.
Ad Orvieto però non si discute a sufficienza delle scelte urbanistiche che vengono prese. Una maggiore attenzione si è manifestata quando dovevano essere approvati i piani regolatori. E comunque anche in questi casi la discussione si è svolta quasi esclusivamente nell’ambito delle riunioni del Consiglio comunale.
Le singole decisioni in campo urbanistico, le politiche urbanistiche concretamente attuate, sono trascurate, sottovalutate, o meglio non vengono discusse apertamente e ampiamente. Ci sono delle eccezioni come, ad esempio, l’intervento di Gianni Cardinali, pubblicato dai giornali on line locali, dopo l’alluvione.
E invece le decisioni in campo urbanistico sono molto importanti, incidono profondamente sulla vita quotidiana dei cittadini, possono provocare problemi anche di notevole rilievo.
Per questo voglio soffermarmi ad esaminare brevemente le politiche urbanistiche attuate nel recente passato ed anche quelle relative a periodi precedenti, sperando che queste mie riflessioni suscitino un certo dibattito.
Questa Amministrazione comunale, a mio avviso, ha continuato a promuovere una politica urbanistica molto simile a quella portata avanti dall’Amministrazione Mocio ed anche dalle amministrazioni guidate da Cimicchi. Una politica eccessivamente “espansiva” che ha consentito e consente la costruzione di un numero eccessivo di nuovi edifici, di varia natura, favorendo così la “cementificazione” del nostro territorio.
E’ bene precisare che la “cementificazione” del territorio ha contraddistinto, negli ultimi anni, gran parte del nostro Paese. Molti sono i comuni che hanno adottato politiche della stessa natura di quelle attuate dalle amministrazioni comunali di Orvieto.
E la “cementificazione” ha, in primo luogo, impedito altre forme di utilizzo del nostro territorio, più rivolte a tutelare gli interessi collettivi, e non solamente gli interessi di singoli, di singoli gruppi, di proprietari di terreni, di imprese edili.
In secondo luogo ha accresciuto i problemi della viabilità, perché anche ad Orvieto le necessarie infrastrutture viarie o non sono state realizzate o sono state realizzate dopo che sono stati costruiti nuovi edifici.
E i problemi non finiscono qui, come ad esempio dimostrato dalle considerazioni di Gianni Cardinali nell’intervento prima citato.
Si può legittimamente sostenere che sono più di venti anni che ad Orvieto sono state attuate politiche urbanistiche eccessivamente “espansive”.
A questo punto sarebbe necessario, per un periodo di tempo piuttosto lungo, non prevedere più nuove zone di espansione edilizia, ma puntare esclusivamente sulla ristrutturazione dell’esistente, politica nell’ambito della quale dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano la ristrutturazione dell’area dell’ex caserma Piave.
In questo modo sarebbero tutelati gli interessi collettivi e non più gli interessi di singoli, e non verrebbero nemmeno danneggiate le esigenze né dei proprietari né dei dipendenti delle imprese edili, poiché le attività di ristrutturazione fornirebbero sufficiente lavoro a queste imprese.