Il Centro studi era l’ultimo simbolo del governo di centrosinistra da affossare e la destra orvietana si prepara ad assaporare la “vendetta “ che già da anni alcuni suoi sostenitori avevano organizzato. Non hanno avuto coraggio di chiudere soltanto per debiti, volevano dimostrare che il “carrozzone” era irrecuperabile e ci hanno messo sopra una commissione deputata ad offrire solidità “scientifica” alla decisione. Se il quesito posto ai tecnici, come ritiene Turreni, era determinare lo stato debitorio, sarebbe stata sufficiente la “sora Maria” della contabilità, senza scomodare avvocati, architetti e dottori diversi. Se il quesito, come spero, era quello di individuare un progetto per uscire dalla condizione di crisi, trovare un concordato con i debitori, disegnare linee per il futuro sviluppo, se possibile, allora servivano soprattutto persone di idee.
In tre riunioni, racconta uno dei partecipanti, il dott.Scattoni, la maggioranza nella commissione di studio (si fa per dire) ha stabilito che il Centro doveva morire, come doveva essere. In altri interventi abbiamo riportato i dati offerti dai tecnici della minoranza, da cui risulta che il Centro studi è in affanno perché i soci non hanno rispettato i patti e perché così si voleva. La chiusura causerà una perdita importante del pil orvietano e contribuirà a rendere ancor più confusa quell’identità di Orvieto Città della cultura che è stata perseguita da anni e che meritava continuità.
L’avvocato Turreni, membro di maggioranza della commissione “killer”, domenica scorsa ha liquidato con un cinguettio le tesi sostenute da Scattoni, Paggetti e Riccetti nell’incontro di venerdì scorso, presenti i capigruppo di minoranza, : “CSCO orribile comizietto della minoranza consiliare infarcito di sciocchezze e demagogia; hanno trovato chi mette i soldi come promesso?”. Poi ha scritto anche un corsivo sullo stesso tono, che non abbiamo potuto pubblicare perché gli avvocati noi li paghiamo.
Questo è il clima e lo stile con cui si pensa di risolvere i problemi della città e questi i risultati: Orvieto paesotto morente senza neppure l’orgoglio di salvare la vecchia argenteria. Insieme a lui languono i “castelli” intorno, privati del riferimento territoriale di attrazione commerciale, turistica e politico-culturale.
Dante Freddi