di Franco Raimondo Barbabella
Evviva!Andrea Scopetti ha risposto alle mie 5 domande, così di fatto ammettendo (cosa encomiabile) di non ritenersi un politico orvietano di razza nel significato che ho attribuito a questa espressione (quelli che non leggono, o se leggono non rispondono) e nel contempo evitando (questo in verità molto meno encomiabile) di mettere in contraddizione con se stesso il nostro Direttore. Io confesso di averci sperato, e invece no, ecco il colpo da maestro: trasformare un probabile botta e risposta a distanza in una finta intervista. Figurarsi, io che faccio il giornalista al posto del nostro Direttore! Ma chi ci crede! Comunque riconosco che il trucco non è poi così male. Dunque veniamo al dunque delle risposte.
Scopetti ha risposto. Per parte mia e per questoaspetto sono soddisfatto. Lo sarà sicuramente anche Pier Luigi, che con me in tutti questi anni si è chiesto spesso per quale arcana congiunzione astrale i politici orvietani si fossero impediti da soli di rispondere alle domande, di prendere in considerazione le proposte o semplicementedi accettare le sollecitazioni, che ci siamo permessi di farein questi anni nelle nostre rubriche e in altre occasioni.
Ad un certo punto ho pensato che i nostri politici si sentono talmente politici (veri strateghi, furbi, anzi, furbissimi) che rispondere e confrontarsi pubblicamente significherebbe per loro perdere prestigio. Di più: sono anche arrivato a chiedermi, certo malignamente, se questo atteggiamento al contrario non nascondesse il timore di confrontarsi per mancanza di argomenti. Dunque prendo atto con soddisfazione della novità: per la prima volta, dopo tanto tempo, c’è almeno un esponente politico di primo piano della nostra città, per di più della sinistra storica, che risponde e si confronta. Allora doppio evviva.
Nel merito delle risposte non entro, e tantomeno entronel dibattito interno al PD, che mi pare continui anche con argomenti di un certo peso e significato. Da parte mia non sarebbe carino, non sarebbe di stile. Ma non posso evitare di dare un giudizio generale. Ad esempio, non posso fare a meno di notare che, oltre a dare qualche risposta scontata (una riproduzione quasi fedele di punti della sua mozione congressuale), Scopetti sorvola su aspetti nodali, politici e programmatici, anche se capisco che nell’occasione gli spazi erano limitati. Così di fatto si affida sostanzialmente alla sua mozione, che io ho letto con molta attenzione. E devo riconoscere che essa ha un buon impianto, contiene analisi e affermazioni di ordine generale, oltre che di principio, interessanti (qualche punto addirittura poteva essere stato scritto anche da me), alcune assolutamente condivisibili (ad esempio: il rapporto tra cultura e sviluppo; il ruolo-cerniera del nostro territorio; la centralità delle Unioni dei Comuni; gli asset per lo sviluppo; l’indipendenza delle scelte politiche; la valorizzazione delle capacità e delle competenze). Di sicuro non è poco, ma si tratta pur sempre di un’articolata espressione di intenzioni.
Io mi aspettavo invece che le risposte alle 5 domande fossero un’occasione per indicare scelte e comportamenti ben più pregnanti, almeno su alcuni nodi essenziali e questioni da tempo bollenti. Un esempio solo, necessariamente politico: come uscire dalla crisi della sinistra per costruire un’ipotesi di governo della città credibile, capace per questo di essere competitiva. Scopetti pensa che il problema sia solo o quasi esclusivamente del PD? Egli certamente sa quanti danni ha fatto la pretesa del PD di fare tutto da solo riducendo gli altri a comparse. Quella fase è finita? Siamo alla svolta di una fase plurale? Se sì, come si intende costruirla?
Ecco, che sia stata presentata una mozione ben scritta, che un gruppo di persone sia stato in grado di renderla maggioritaria, che sia stato eletto Segretario un amico come Andrea Scopetti e Presidente un’amica come Etilia Stella, e che il primo atto di Scopetti sia stata la nomina di una Segreteria di persone diverse dal solito, mi dispone bene l’animo, ma non mi basta per gridare rinnovamento rinnovamento!!! Diciamo allora così: il confronto è stato aperto e con Scopetti si può discutere. Non è poco.
Una considerazionefinale la devo all’introduzione del Direttore. Egli ha scritto: Barbabella, forse poco convinto che il segretario si fosse potuto liberare dai legami con la vecchia nomenclatura, aveva posto delle domande… Non è questo. Non è sfiducia preventiva, tantomeno personale. Il fatto è che per me, non solo in politica ma soprattutto in politica, alle dichiarazioni e alle intenzioni devono seguire i fatti, che di quelle sono la sostanza. Di qui le 5 domande, alle quali mi aspettavo appunto fossero date risposte più tagliate sulle scelte dure e forti che non sulle dichiarazioni simil-mozione.
Penso che il rinnovamento serio, profondo, radicale, di cui abbiamo bisogno è una bella scommessa. Noi tutti siamo di fronte a cambiamenti che ci coinvolgono nella testa e nel cuore. Dobbiamo chiudere con una storia lunga, che va ben digerita per non ripeterne gli aspetti sgradevoli e dannosi e valorizzarne nel contempo onestamente le acquisizioni preziose. Vedremo che cosa saprà fare Scopetti: sono attivamente curioso. Starei attento tuttavia a pensare che tutto è nelle mani di un uomo solo al comando. I cambiamenti veri infatti sono sempre opera plurale, non singolare (anche se coinvolgono le singole persone), e avvengono con processi piuttosto complessi e con tempi spesso non brevi, perché riguardano le categorie del pensare, l’etica reale e i comportamenti effettivi. Roba difficile, comunque da verificare.
Io il rinnovamento so bene che cos’è perché l’ho sempre perseguito. E lo conosco bene anche perché mi si sono sempre parati davanti ostacoli consistenti da superare ogni volta con grande fatica e sempre ho conosciuto nemici acerrimi del cambiamento e amanti impazziti della conservazione. Diversi di costoro li ho trovati dalle stesse parti dello Scopetti di oggi. Per questo la mia curiosità attiva è ancora più viva. Ma è anche intellettualmente esigente. Non mi bastano dichiarazioni. Per quello che potrà valere il mio giudizio, mi pronuncerò sui fatti. Per intanto comunque prendo atto con piacere di buone intenzioni e di una buona apertura.