Le vere vittime della crisi sono le nuove generazioni e dei loro diritti, però, nessuno sembra interessarsi davvero. Reputo che sia giunta l’ora di ricercare chi le rappresenti, ma nello stesso tempo è bene essere sinceri: nessun partito, movimento o lista ha finora sviluppato, per i giovani, idee o proposte mirate che possano almeno in parte invertire la negativa congiunturale tendenza.
Intendiamoci: nel programma del Movimento5Stelle, nell’agenda Monti e nelle linee di politica sociale del PD vi sono, sì, accenni o spunti che riguardano il variegato mondo delle avanzanti generazioni; manca, invece e totalmente, un’impostazione generale che possa realmente far credere alla volontà di offrire concrete risposte all’urgenza e alle gravità specifiche della condizione giovanile.
Non si va, infatti, al di là di un fatalistico “solo se la crescita supererà il due per cento, si potranno creare più posti di lavoro per i giovani” (Fassina, PD), oppure di una riproposizione delle ormai datate idee “rooseveltiane” quelle che, negli anni trenta del secolo scorso e nel periodo della Grande Depressione, il Presidente Americano si inventò per favorire la realizzazione di opere pubbliche al mero scopo di incrementare l’occupazione lavorativa.
Nel contesto attuale, però, non si è alle prese con una disoccupazione di massa all’interno della quale i giovani rappresentano una trascurabile quota toccata dal fenomeno. Oggi, in Italia, il problema è completamente diverso: la crisi ha risparmiato in gran parte i già occupati, i loro posti di lavoro, la loro cassa integrazione, la loro aspettativa pensionistica ma, ingiustamente, ha piallato le speranze delle nuove generazioni le quali, vagando confusamente, non hanno certezza alcuna sul loro futuro neanche se in possesso di titoli accademici, master o curricula in regola.
Volete un esempio: l’impiego nei “call center” sembrava agli inizi solo un periodo di limbo, una fase di parcheggio per smaltire l’ingorgo nel “turnover generazionale” del mercato del lavoro mentre, al contrario, si è progressivamente trasformato in una condizione permanente di precarietà assoluta, sempre più allucinante se paragonata con la copertura di cui godono i lavoratori delle generazioni precedenti, tutelati dalle leggi e dai contratti.
Ho già avuto modo di dichiararlo in altra occasione: tutte le trattative sul mercato del lavoro, le pensioni, gli esodati, l’articolo 18 e via elencando, hanno visto la presenza di rappresentanti del governo, dei partiti, dei sindacati dei lavoratori e dei pensionati, delle organizzazioni dei datori di lavoro, dei commercianti, degli artigiani, delle cooperative e tutti, indistintamente, hanno cercato di difendere diritti e prerogative dei loro aderenti o affiliati. Ma nessuno, dico nessuno, ha mai rappresentato la categoria dei giovani: se non puoi far sentire la tua voce in una trattativa, semplicemente non esisti né come problema e né come risorsa. E la coperta, già cortissima, delle garanzie e degli ammortizzatori sociali non arriverà mai a coprire anche te, proprio per il fatto che appari quale inesistente.
E’ accaduto negli ultimi anni, sia che governasse la sinistra oppure la destra; e ancor di più nell’anno appena trascorso quando, all’insensibilità dei partiti tradizionali, si è assommata l’assenza di terminali politici del governo dei tecnici.
Le generazioni dei nonni e dei padri vedono nitidamente solo i maggiori agi, che pur vi sono, di cui usufruiscono i loro nipoti e i loro figli. Ma non è avendo uno smartphone in mano o la certezza che al vitto e all’alloggio pensano “mamma e papà” che i ventenni, e oramai anche i trentenni, possano coltivare la speranza di imprimere svolte significative alle loro vite.
Anzi: codesto”status” di sospensione ne aggrava le incertezze e l’incapacità a misurarsi con i problemi e le difficoltà, in modo autonomo e con la necessaria fiducia in se stessi.
Quanti, troppi sono stati illusi da vuote promesse di un graduale inserimento nelle svariate articolazioni della società e, più specificatamente, nelle attività lavorative; necessitano invece atti concreti e misure coraggiose, anche a scapito dei più grandi di età. Ma nessun partito ipotizza o prevede tutto ciò e, sia detto con estrema sincerità, sarei felice se qualcuno mi smentisse gettando nella mischia idee e proposte.
Fossi un giovane, alle prossime elezioni politiche, in cambio del mio voto le pretenderei. Basterebbe la stessa pressione, la stessa mobilitazione usate per cause degne di minor fortuna!.