di Pier Luigi Leoni
Egregio dottor Scattoni, la ringrazio per la garbata attenzione. Che quindici giorni fossero pochi per una seria discussione lo immaginavamo tutti, ciò nonostante credo che sia stata utile questa pausa di riflessione. Infatti stiamo ancora qui a parlarne e niente è stato deciso. La mia opinione è che una fondazione di partecipazione come il nostro Centro Studi arricchisca il panorama delle istituzioni orvietane e sia suscettibile di adeguamento ai cambiamenti del contesto. Purtroppo il Centro Studi non è stato gestito oculatamente, altrimenti non avrebbe accumulato un notevole passivo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto si defilò in tempo utile perché aveva valutato il pericolo, che invece fu sottovalutato dall’Amministrazione comunale. Comunque solo una parte del passivo è giustificabile coi tagli dei contributi comunali 2009 e 2010; si tratta di soli 90 milioni di euro su alcune centinaia. A questo punto il bilancio del Centro Studi può essere risanato solo con un piano pluriennale serio, concreto, severo e condiviso. E con la buona volontà dell’Amministrazione comunale, che però non può spingersi ad accollarsi i debiti, non solo perché non ha risorse, ma anche perché è proibito. Il dado non è stato ancora tratto e se ne parlerà in consiglio comunale. Mi consenta però di usare il riferimento ai Guelfi e ai Ghibellini, perché è vero che la popolazione è divisa in due fazioni che si detestano. Lei non è un fazioso e nemmeno io sono un fazioso, ma le fazioni esistono. Certo, in democrazia l’odio si sfoga discutendo e non ammazzandosi. Ma l’odio c’è. Quanto al Podestà, le ricordo che è stato eletto coi voti determinanti dei Ghibellini ed è sostenuto anche da alcuni (determinanti) consiglieri Ghibellini. Ci sarà una ragione.