di Nello Riscaldati
Meno di un mese alla notte dello “spoglio”. Meno di un mese della più brutta campagna elettorale della storia repubblicana. Non tanto per la qualità degli interpreti quanto per il modo come interpretano la parte. Per la qualità dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento visto che quello italiano ha sempre sfornato più opportunisti che statisti. E’ un fatto comunque che oggi il candidato, per lo più ignoto all’elettore, non va più a cercarsi i voti, a presentarsi, ad illustrarsi e a tentar di convincere porta a porta con promesse e allettamenti.
No, oggi sono i leaders che di buon mattino cinguettano la battuta, l’insultino, il sarcasmo, la perfidia, la precisazione, la smentita o il doppio senso che i media poi amplificheranno per tutto il giorno fino a sera quando nei programmi tv caleranno i “colonnelli” e dove sarà più bravo colui che riuscirà a dare sulla voce all’altro perché l’elettore non deve capire.
La campagna elettorale nel suo complesso è insomma una specie di master profondamente diseducativo perché insegna ai giovani a mentire indicando la menzogna come strumento necessario per avere successo nella vita.
E forse è anche per questo che dall’antipedagogia del candidato si va a consolidare l’antipolitica dell’elettore.
Così noi per evitare, almeno per un po’, di ballare tale sarabanda proviamo a fare due passi fuori porta con alcune divagazioni serie sulla democrazia e sulle sue condizioni ideali.
Quali sono dunque le condizioni ideali per la democrazia? O, alternativamente, di quali condizioni ha bisogno la democrazia per sopravvivere? Queste sono domande che i filosofi politici hanno spesso discusso ma a voler essere scrupolosi si può anche sostenere che esse non appartengono per niente alla filosofia politica dato che la prima è una domanda etica e la seconda è una domanda empirica.
Ma entrambe le domande presuppongono, e le risposte invocano, un problema che in definitiva è un problema filosofico.
Come possiamo distinguere cioè tra le condizioni logiche della democrazia, vale a dire le condizioni la cui applicazione è implicita per l’esistenza della democrazia e le condizioni “naturali” della democrazia, ossia le condizioni che sono necessarie alla democrazia per sopravvivere ed avere successo.
Per esempio si assume spesso che sia condizione necessaria a una democrazia il fatto che i cittadini credano in essa. Ma se per “credere” intendiamo in questo contesto qualche cosa in più della disposizione a far funzionare il meccanismo democratico, allora sembra improbabile che questa connessione regga o che, se regge, sia qualcosa di più di un legame empirico. E’ cioè quella che si dice “passione politica”.
Ma il punto centrale della questione è la connessione intima che esiste tra governo democratico e scelta popolare. Infatti se il governo popolare deve essere una realtà, la scelta operata dal popolo deve essere autentica.
Ora questo richiede per prima cosa che gli elettori abbiano una vasta gamma di alternative fra cui operare la loro scelta, in secondo luogo che essi abbiano fiducia nel fatto che la politica che scelgono sarà messa in pratica, e, terzo, che la scelta sia basata su una valutazione ponderata e cosciente delle alternative.
La prima di queste condizioni (ma anche la seconda) richiede che ci sia un sistema di partiti sviluppato; i partiti dovrebbero rappresentare tutte le opinioni più importanti che esistono nella società e queste opinioni non dovrebbero essere collegate in misura arbitraria, ma in modo tale che il cittadino possa rendersi facilmente conto che le sue opinioni fondamentali sono distribuite equamente tra i vari partiti. Vale a dire la libertà, i doveri e i diritti.
La seconda condizione richiede che ogni partito sia legato alle sue opinioni da una relazione particolare vale a dire che queste opinioni dovrebbero essere espresse in forma di una politica, e la produzione di questa politica dovrebbe essere considerata come una garanzia di ciò che il partito farà una volta al potere. Si tratta cioè del programma e della realizzazione del medesimo.
La terza condizione richiede che gli elettori siano in grado di capire i problemi fra i quali si chiede loro di scegliere e che abbiano accesso a tutte le idee che si riferiscono a questi problemi. In altre parole tanto l’Istruzione quanto la Tolleranza sono attributi essenziali e non solo accidentali della democrazia. Purtroppo molto spesso nemmeno i candidati sono al corrente degli argomenti che si peritano ad illustrare a che dovrebbe votarli.
Ne conseguirà che la pratica andrà per conto suo. Oggi i programmi vengono illustrati con manifesti, slogan, “santini”, cinguettiì ed sms. Le idee geniali sono rarissime, anche perché non indispensabili, anzi spesso ritenute dannose per la vita di una democrazia, ma preziose per la conquista del potere.
Qualcuno ne ha avuta una riguardante l’IMU e ha segnato un gol imparabile. Altri, a cose fatte, cercano di imitarlo. Questo insegna che in questo strano torneo che è la campagna elettorale, chi indugia troppo “a pettinar le bambole” corre sempre il grosso rischio di dover poi inseguire gli avversari su terreni difficili. Roba dell’altro mondo.
Anche in conformità alle norme di legge questo è l’ultimo sondaggio che sottoponiamo ai lettori. Messo insieme in giorni di forti perturbazioni l’andamento dei suoi numeri sarà soggetto a variazioni anche significative legate all’evoluzione degli eventi. Eventi sui quali non mi soffermo perché sui medesimi sono già stati scritti volumi di retroscena, di indiscrezioni e di previsioni. Si dice che gli scommettitori prevedano cose turche. Questa volta conviene andar per raggruppamenti:
Centrosinistra………….32,0%
Centrodestra……………28,5%
Grillo…………………………13,5%
Monti…………………………12,5%
Lega……………………………5,5%
Ingroia………………………. 5,5%
Altri……………………………..2,5%
In Orvieto non c’è bisogno di un’esortazione al voto. Potendo andrebbero a votare pure gli attaccapanni. Abbiamo percentuali da primato e delle quali siamo fieri. Se questo messaggio arriverà altrove ci si comporti di conseguenza.
Quest’anno gli Dei hanno guardato con occhio benigno la nostra città. Chissà forse una specie di risarcimento a riparazione dell’ira novembrina di Giove Pluvio.
E così abbiamo ben due candidati, un maschietto e una femminuccia, per le elezioni di Febbraio. Che dire,…?! In bocca al lupo ragazzi,…! Dative ‘na mossa,…! ‘Ete visto mae,…! Alla prossima.