Qualche mese fa, durante la campagna per le primarie del Pd, durante il dibattito televisivo tra i candidati, l’intervistatore fece una domanda a Bersani e agli altri, chiedendo chi fosse il personaggio del passato loro punto di riferimento. Bersani rispose Papa Giovanni e Vendola il Cardinal Martini. Feci un sobbalzo sulla sedia. Con tutto il rispetto per questi autorevoli personaggi, senz’altro degni di nota, soprattutto se li paragoni con i loro colleghi, e pur considerando che tanto Bersani quanto Vendola si dichiarino cattolici, trovai perlomeno curioso che due politici provenienti dal vecchio PCI, non avessero trovato nel bagaglio culturale della loro storia un nome degno di menzione. Dopo aver sperato invano, per la par condicio, che il democristiano Tabacci tirasse fuori Che Guevara, provai a conclusione della serata una infinita tristezza, ritenendo che questa uscita dei due leaders della sinistra fosse dovuta a un inguaribile e insopportabile complesso di inferiorità nei confronti delle culture altrui, oltre che a un prudente desiderio di non inimicarsi preziosi voti cattolici.
Ho fatto questa premessa perché ritengo che la cultura “progressista” debba avere come primo punto della propria rinascita l’orgoglio della propria identità unito al coraggio del “vero” cambiamento.
E veniamo a noi.
Ho convintamente sostenuto la candidatura di Andrea Scopetti a segretario del pd, non solo per l’amicizia e la stima che ho nei suoi confronti, ma perché conosco la sua onestà intellettuale e il suo rigore etico. Ritengo che il suo compito sia gravoso, ma anche incredibilmente stimolante, e penso , come ho avuto modo di scrivere, che il pd o lo cambia lui o meglio lasciar perdere. Qualcuno mi ha fatto notare di essere un illuso se penso che Andrea possa cambiare le cose , vista la presenza nel coordinamento comunale e tra i suoi sostenitori anche di una notevole dose di “vecchia nomenclatura”. Questo è vero, ma dopo aver premesso che non tutto il vecchio è negativo (e non tutto il nuovo è positivo) voglio rispondere precisando che nell’unica riunione a cui sono andato ho espresso ad Andrea la mia contrarietà ad alcune “personalità ”, così, tanto per farmi degli amici fin dall’inizio…Ma detto questo, ritengo anche riduttivo impiccarsi ai nomi, quando secondo me il discorso da fare è molto più profondo ed è un altro.
Il Pd, e in generale la sinistra di Orvieto, viene da un decennio di tali disastri che francamente fare peggio è umanamente difficile. La sinistra è riuscita a fare danni economici politici ed etici nello stesso periodo e più o meno con le stesse persone. E’ riuscita poi a consegnare la città alla destra non già perché gli orvietani abbiano cambiato idea dopo cinquant’anni, ma perché la parte del pd uscita sconfitta dalle primarie avrebbe votato anche Bokassa pur di far perdere il nemico (anzi la nemica ) interna.
Dopodiché quando la destra difettò di maggioranza due dei nostri son passati con loro, (per salvare la città ovviamente , non per interesse personale, per carità, che nessuno osi pensarlo!), compreso il presidente del consiglio comunale che con grande acume e perspicacia si era provveduto ad eleggere.
Insomma uno si sarebbe aspettato che dopo tali disastri, i responsabili di ciò si sarebbero andati a nascondere in qualche sperduta isola del Pacifico e una “rivoluzione” morale ed etica avrebbe preso il sopravvento. Son passati degli anni quasi ”invano”.
Ora forse qualcosa sta cambiando.
Purché Andrea non venga lasciato “solo” e molti cittadini siano pronti a lottare con lui. CAMBIARE E’ POSSIBILE.
Perché se è vero, come è vero, che alcuni nomi li avrei volentieri evitati, è altresì indiscutibile che accanto al nuovo segretario ci siano persone valide ed entusiaste, donne e uomini che con il passato hanno poco o nulla a che fare e che possono essere protagoniste di una “piccola grande rivoluzione”…
Insomma, elementi validi non mancano, anche perché se , come diceva Nietsche, “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante”, considerando il caos che alberga nel pd , di “stelle” ne dovrebbero essere nate una galassia.
Purché queste stelle si rendano conto che a cambiare debbano essere soprattutto “i metodi” all’interno del partito, e debba risultare da subito evidente ai cittadini di sinistra , ma non solo,che a Orvieto è in atto, nella politica progressista, una autentica “rivolta morale”.
E mi auguro sinceramente che questo avvenga anche nel Pd nazionale, cosicché, in un ipotetico dibattito del futuro, quando verrà chiesto al prossimo leader della sinistra chi è il suo riferimento politico culturale, senza esitazione e con orgoglio possa rispondere senza problemi “ Enrico Berlinguer”.