Riprendo volentieri il tema posto dall’amico Mario Tiberi sulla rappresentanza dei giovani, o comunque se può esistere o meno un partito dei giovani. Non credo possa esistere in termini assoluti un vero e proprio partito o organizzazione sindacale che abbia una rappresentanza esclusiva di quella categoria. Credo però che ogni forza politica cerchi di dare un’ idea o una parvenza di novità partendo dalla capacità di saper attrarre i giovani nelle proprie fila o, (visto che siamo in tempi di elezioni), nelle proprie candidature elettorali. Ovviamente questo non è sufficiente a rappresentare le problematiche che pongono i giovani . Specialmente le questioni che riguardano l’inserimento nel mondo del lavoro ; la difficoltà di aprire un’attività con il fisco e la burocrazia del nostro Paese assai asfissianti; la ricerca di nuove tutele nei Contratti di lavoro subordinato …… Credo però che Mario Tiberi centri la questione quando spiega che le teorie economiche di Keynes degli anni’ 30 erano sicuramente attuali e necessarie in quella fase storica del Capitalismo, in tempi di depressione economica e di crisi dei mercati. Ma oggi puntare su un incremento del PIL e del benessere aumentando la spesa pubblica e gli investimenti pubblici non è pensabile. Almeno non con le modalità di quell’epoca. Non solo per i limiti di spesa posti dalla “Spending Review”, ma proprio perché oggi il problema è ribaltato. Direi soprattutto qui in Italia il problema è proprio un apparato dello Stato ( e degli Enti Istituzionali locali) burocratico e clientelare che ha prodotto un incremento dei costi e delle spese per la collettività . Per pagare questi costi, anziché affrontare i nodi strutturali della Spesa pubblica, si preferisce aumentare la pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie. Questa fiscalità eccessiva genera a sua volta effetti recessivi dell’economia e del mercato che limitano le possibilità di crescita e di lavoro per i giovani. In più la spesa per interessi sul debito pubblico, aumentando ogni anno il deficit, crea un vortice del Debito pubblico difficilmente arginabile con politiche fiscali di breve periodo. Qui anche le Banche centrali devono fare la loro parte. Ovviamente dire che se si aumentasse la crescita di 2 punti percentuali si potrebbero creare le condizioni per una nuova occupazione, è tesi importante, ma è un po’ come la scoperta dell’acqua calda. Al tema della rappresentanza dei giovani, i Partiti politici rispondono cercando, chi più o chi meno, ragazzi da crescere nelle loro strutture. Anche se ci possono essere persone di 70 anni che portano novità, cultura ed esperienza in politica, è chiaro che il tema del rinnovamento non può prescindere dall’età anagrafica all’interno di qualsiasi struttura economica o politica che sia. Prendendo il caso del PD a cui Mario ha rivolto gran parte delle sue attenzioni in questi anni, l’azione politica incalzante di Matteo Renzi contro l’apparato del Partito, in questi ultimi 3 anni ha cominciato a produrre i primi risultati concreti in termini di rinnovamento e di rappresentanza dei giovani. Intanto con il rafforzamento delle Primarie (già introdotte da Veltroni nel 2007) come metodo di confronto e di selezione. E Renzi ne sa qualcosa visto che è diventato Sindaco di Firenze nel 2009, vincendo le Primarie contro i candidati della struttura del Partito. Certamente si sta andando nella direzione di rinnovamento auspicata da Renzi,( e qui a Orvieto auspicata anche da noi ) ad esempio con l’elezione di Andrea Scopetti a segretario del PD orvietano (con la sua nuova segreteria politica) , e con la Candidatura , sancita dalle Primarie in Umbria ,di Anna Ascani alla Camera dei Deputati. Tuttavia, senza risolvere quei temi strutturali, a cui facevo riferimento sopra, è difficile dare risposte significative alle questioni che pongono i giovani nell’inserimento nel mercato del lavoro, e non solo. I Partiti politici che si candidano a governare il Paese e gli Enti locali hanno il compito di dare risposte ai problemi dei giovani oltreché a dargli una generica rappresentanza politica.