Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Franco Raimondo Barbabella
Caro amico, così ti rispondo …
Pier Luigi Leoni
Una proposta per uscire dalla crisi istituzionale: adottiamo la Costituzione ateniese dell’età di Pericle
“L’avvio della campagna elettorale? Molte facce, poche idee. E un tema completamente oscurato nel dibattito: la riforma delle istituzioni. Eppure è da lì che occorre ripartire, se vogliamo uno Stato più efficiente e più autorevole. Anzi: se intendiamo restaurare il senso stesso della legalità”. (Michele Ainis)
F. Fra le tante questioni che spingono a riflettere sulle condizioni in cui andiamo al voto per il rinnovo del Parlamento c’è questa segnalata da Ainis sul Corriere della sera di venerdì scorso. La confusione istituzionale fa parte ovviamente di uno stato confusionale più generale, ma di questo essa è certamente l’aspetto più rilevante. Il fatto che sia proprio su un punto così rilevante che si debba registrare, a un mese e mezzo dal voto, la mancanza più evidente di chiarezza programmatica, è molto preoccupante, perché il problema del funzionamento dello Stato non è un problema qualsiasi, ma, com’è evidente, di gran lunga il problema primo.
Tutti infatti possiamo renderci conto di quanto e di come esso ci riguardi semplicemente osservando sprechi e inefficienze, bisogni non soddisfatti, opportunità negate, difficoltà di vita altrimenti evitabili se il sistema fosse riformato per funzionare secondo le necessità di oggi. Noi lo sappiamo a maggior ragione essendocene anche occupati direttamente come COVIP nel recente convegno “L’Umbria dopo l’Umbria”. Per questo, più di altri, riflettendo, potremmo andare in depressione. Tanto più se dovesse verificarsi quanto ha ipotizzato Francesco Verderami l’altro ieri: la possibile riedizione in forma riveduta e corretta della dalemianberlusconiana Commissione Bicamerale, con il fine principale di riaffermare quel bipolarismo all’italiana i cui guai non vanno ricordati perché ce li abbiamo nelle ossa.
Allora io ho deciso di confortarmi rileggendo il libro II de La guerra del Peloponneso di Tucidide, dove è riportato (o ricostruito) il discorso che Pericle pronunciò nel 431 a.C. in commemorazione dei caduti del primo anno di guerra (Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 35 – 41). Checché ne dica Umberto Eco, quell’esaltazione della democrazia ateniese continua a piacermi. Anche perché per alcuni il paragone con quel modello, pur con tutti i suoi limiti, continua ad essere imbarazzante.
P. Il tema delle riforme costituzionali e istituzionali mi appassiona dagli anni dell’Università. Ma non credo che appassioni troppo l’opinione pubblica. Anche perché gli esperti sono divisi. Vi è una tendenza conservatrice, che trova la sua giustificazione nel fatto che molto può essere fatto a costituzione invariata, intervenendo sui regolamenti parlamentari e modificando la prassi. Del resto le due più consistenti riforme costituzionali hanno fatto fiasco: quella del centrodestra è stata bocciata dall’elettorato e quella del centrosinistra ha fatto un sacco di danni. La tendenza riformista ha l’inconveniente di essere stata sposata dal centrodestra e quindi suscita l’ostilità di tutta la sinistra e di una parte del centro. La mia netta impressione è che i due rami del parlamento (una vera follia per la loro sovrapponibilità, la loro pletoricità e i loro costi) non possono avere le caratteristiche di moralità, competenza e imparzialità per occuparsi seriamente di una riforma costituzionale. Servirebbe una assemblea costituente direttamente eletta dal popolo. Il problema è che il popolo non la vuole. Per averla proposta, Francesco Cossiga, che di diritto costituzionale se n’intendeva, passò per matto. Credo che per un bel po’ andremo avanti così, fino a toccare il fondo.
Berlusconi: lo showman e il leader. “Servizio pubblico” al servizio del Cavaliere?
“Finalmente ha accettato il contraddittorio. È stato premiato lo showman, il nemico dell’Inquisizione più grottesca. Ma il leader, guida di una coalizione e di un governo, è risultato evanescente, confuso”. (Giuliano Ferrara)
F. Chi ha visto su LA7 giovedì sera della scorsa settimana “Servizio pubblico”, la trasmissione di Santoro e Travaglio, si sarà reso conto che la politica-cabaret rende. Nove milioni di spettatori, un record per un canale che non ne ha mai avuti così tanti. Un successo per il duo Santoro-Travaglio, certamente sperato e voluto. Un rilancio per Silvio Berlusconi, che sembra abbia guadagnato da 2 a 4 punti di consenso. Un cambiamento di passo della campagna elettorale, che si caratterizza sempre più come il tentativo convergente del polo bersaniano e del polo berlusconiano di contrastare quello che solo qualche settimana fa sembrava poter essere un successo rilevante del polo montiano.
Giuliano Ferrara mette in evidenza la differenza tra il Berlusconi showman e il Berlusconi leader, candidato di una coalizione che punta a governare il Paese. Ma questo importa a qualcuno? Ho tanto l’impressione che a Travaglio e a Santoro, e non solo a loro, interessi molto una presenza importante di Berlusconi nel gioco politico perché, come ha detto lo stesso cavaliere, lui rappresenta il loro “core business” (e che business!). E ho l’impressione che anche ad una bella fetta di italiani, prima che della crisi, delle tasse e dello spread, importi della politica-spettacolo. Che volete che sia se l’80% delle famiglie è in difficoltà e il 41% di esse non riesce ad arrivare a fine mese! Non abbiamo forse lo stellone, noi e noi soli, che ci aiuta? Insomma, in entrambi i casi, meglio un politico showman che uno statista. La sera non possiamo mica stare lì a sbadigliare! E che diamine! sennò a che serve la tv?
P. Sono convinto che Michele Santoro, con la sua supponenza abbia sempre causato molti danni alla sinistra e che anche questa volta non si sia smentito. Ho visto scontarsi due inguaribili narcisi. Il conduttore, pieno di sé, tronfio e permaloso, ha esordito con uno sproloquio incomprensibile e poi ha dato in pasto all’ospite due signore del suo staff, monocordi, supponenti e scontate. L’ospite, anche lui pieno di sé, conciato, come al solito, da attore di avanspettacolo, battutista, creativo, provocatore, ha usato il suo straordinario autocontrollo nervoso e ha mandato fuori dai gangheri il conduttore. Tutto ciò appare più chiaro se riflettiamo sulla nozione di narcisismo. Cito la Treccani: «In psichiatria, il narcisismo è indicato tra i disturbi di personalità. Le persone affette da tale disturbo tendono a esagerare le proprie capacità e i propri talenti, sono costantemente assorbite da fantasie di successo illimitato, manifestano un bisogno quasi esibizionistico di attenzione e di ammirazione. Incapaci di riconoscere e percepire i sentimenti degli altri, tendono a sfruttare il prossimo per raggiungere i propri scopi o per poter ingrandire sé stesse.»
Parte anche ad Orvieto il biennio giubilare
“Un nuovo percorso di storia, arte e fede per i pellegrini del Giubileo orvietano. Domenica apertura della Porta santa”. (OrvietoSi)
R. Sabato 12 gennaio, vigilia della solenne apertura della Porta Santa che ha inaugurato anche a Orvieto il giubileo eucaristico, l’Opera del Duomo ha presentato il suggestivo e speciale itinerario di ingresso alla cattedrale dedicato ai pellegrini. Straordinario itinerario, ottima iniziativa. Non posso fare a meno di ricordare anche in questa occasione l’idea, di cui fummo portatori Adriano Casasole ed io negli anni ottanta, di mettere in valore i sotterranei del Duomo con la realizzazione di un museo che rendesse fruibili, oltre agli spazi, i materiali lì custoditi. Non si è tradotta in realtà quell’idea, ma mi rallegro comunque, perché già questa di cui stiamo parlando è una buona cosa.
Mi sia però consentita una domanda, che oltre ad una curiosità esprime però anche una preoccupazione. E il programma laico, quello di spettanza delle istituzioni, che dovrebbe accompagnare e sostenere il biennio del giubileo eucaristico, dov’è?. Non è che passeremo in cavalleria anche questa occasione (in realtà siamo un gran bel pezzo avanti), magari facendo qualche cosetta, tanto per poter dire che la città non è stata del tutto assente!
P. L’impressione è che l’amministrazione comunale, snervata dai debiti (altrui), si appoggi molto sull’Opera del Duomo, che non ha debiti e qualche dovere nella gestione e valorizzazione del Duomo ce l’ha. Del resto la Diocesi, col Vescovo Benedetto Tuzia, che di giubilei se n’intende per averci lavorato a Roma, e l’Opera Romana Pellegrinaggi sembrano avere la situazione sotto controllo. Non si prevedono certo masse di pellegrini ciabattanti per la nostra città in vena di acquisti e di degustazioni, tali da riempire le tasche di albergatori, ristoratori, baristi e negozianti. Lavoreranno presumibilmente solo qualche albergo e qualche ristorante che se la sentiranno di praticare prezzi, se non stracciati, imposti dagli scaltri esperti dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Certamente l’amministrazione comunale non potrà stare con le mani in mano. A mio avviso dovrebbe stimolare finanziamenti per qualche manifestazione culturale di contorno e decidersi alla realizzazione di una segnaletica