di Gian Paolo Aceto
Premessa alla nascita di questo titolo:
Poco tempo fa’ c’è stata una polemichetta sulle responsabilità (molte) di chi dirige un giornale on line e quelle (piuttosto poche) di chi manda articoli.
Il parto di un bambino è soltanto l’ultimo stadio di un atto d’amore e conseguente gestazione.
Un parto della mente può avere lo stesso tipo di travaglio, ed è interessante in questo caso descriverne la successione di eventi tra persone con responsabilità diverse.
Il titolo originale era brutalmente e sinteticamente “Centro Stupidi”. Qualche giorno fa l’ho mandato a Orvietosi. Quando Dante Freddi non pubblica un articolo generalmente manda una mail di due righe dove gentilmente spiega il motivo (e non sarebbe nemmeno obbligato a farlo).
Dopo due giorni di silenzio, ho stramaledetto Dante per dodici minuti e trentadue secondi.
Il terzo giorno ricevo una sua mail che dice:
“Ciao. Ti suggerisco di togliere lo “stupidi” dal titolo e dall’interno. Non mi sembra essenziale nell’economia del tuo discorso e potrebbe inficiare il ragionamento che proponi”.
In effetti è proprio così, mi è venuto di pensare subito dopo. Dante non ha ritenuto necessario farmelo notare, ma da quel titolo pareva che io chiamassi stupidi quelli che lavorano al Centro, anche se io non l’avevo mai pensato. Ma l’aggettivo “stupidi” in realtà volevo addebitarlo all’intera situazione stessa, cioè al concetto in sé di “centro studi”. Stupidi perciò quegli studi presi uno per uno, paravento a una non capacità di “cultura” che non sia quella del singolo “studio” o corso di studi che fa da soprammobile nel tinello della zitella attempata in sostituzione di ciò che essa non è più in grado di dare (o di ottenere), come forse riesco a spiegare poi nell’articolo.
Così adesso il nuovo titolo è: Centro “Studi Stupidi”, con tanto di virgolette, ovviamente un po’ satirico, un po’ scherzoso, un po’ tutto e un po’ niente…..(se gli articoli devono essere interessanti, anche i titoli han da essere un po’ sapidi, e che destino l’attenzione).
E questo è stato il travaglio che è intercorso nell’interscambio “attivo” tra direttore e lettori eventualmente scriventi. Insomma, la diretta minuto per minuto dalla camera operatoria del giornale on line.
Il Centro geometrico è il punto equidistante da tutti i punti di una circonferenza. Si assume che i punti di una circonferenza data siano infiniti, dato che il punto è “ciò che non ha parti”, e perciò lo si accetta come infinitamente piccolo. Ma Euclide non si è dilungato su questo argomento, perchè era matematico e non filosofo o assessore, e perciò non si è chiesto perché, avendo una prima circonferenza data un’infinità di punti, una seconda circonferenza di maggiore estensione non potrebbe avere un’infinità di punti “maggiore”(!) dell’infinità di punti della prima circonferenza. Ragion per cui il concetto di infinito, “uno” per “qualità”, potrebbe essere diverso a seconda che ci sia un infinito “altro” che sia maggiore o minore per ragione di “quantità”.
Anche in politica funziona benissimo la piccola guerra tra infiniti opposti e simili tra di loro.
Tra l’altro la sinistra, che si regge sul concetto di quantità (elettorale o sindacale), si accomuna al modo di pensare che viene dalla massima “Il numero è potenza”, ragion per cui un’infinità di numero che sia maggiore di una minore infinità dello stesso numero equivale a dare “ragione di qualità” all’”infinità maggiore.
Ho detto sinistra, ma vale anche per la centrino-destra, che si regge sul concetto di quantità (elettorale o televisiva).
Con l’avvento della Cultura democratico-pluralistica in ambedue i pollai-circonferenze si è avverata una legge della geometria non tanto non euclidea quanto invece algebrica, ma da Santa Alleanza, fondata non sulla ricerca della natura di un fatto qualsiasi, ma sull’affermazione o negazione di questo fatto in riferimento alla geometria, asse portante della teologia elettorale.
L’abolizione o no del Centro Studi diventa un pretesto di polemica per nascondere una possibile verità comune ai due schieramenti, che è questa: ambedue sanno bene che nella realtà dei fatti si tratta di un Centro “Studi Stupidi”.
I due schieramenti, cioè le due circonferenze che cercano di gareggiare in quantità tentando di avere ciascuna di esse un numero di punti maggiore dell’altra, utilizzano il concetto di “Centro Studi”, ampolloso e risibile specialmente quando gli si ricama sopra l’”Alta Formazione”, per scopi diversissimi e identicissimi.Vale a dire il concetto di cultura come supporto amministrativo parcellizzato facente parte del “Sociale”, concetto-feticcio degli ultimi anni, “mostrina” “per la gente” che poi si riverserà nelle cabine elettorali.
Ma c’è qualcuno che per caso non vuolela Cultura? Non sia mai! Cultura, togliti le mutandine e dàlla a tutti!
Perciò si fa finta di non capire da ambedue le parti che cultura e istruzione sono due cose diverse, almeno nelle loro finalità costituzionali.
“Istruzione” è ciò che lo Stato deve promuovere (ma non come unico “erogatore”, e perciò le scuole “private” sono un necessario e vitale antidoto all’”istruzione di Stato). Da quanta e quale istruzione ci sia nasce poi ciò che si può soltanto constatare storicamente, la cultura di un periodo storico in una determinata nazione o territorio o parte del mondo.
Quindi “cultura” non è ciò che può avere consistenza giuridica, perché non si può “pesare”, cioè non è quantità, e ciò che non è quantità non si può distribuire. Ragion per cui esiste un Ministero soltanto dei Beni culturali ecc., ma è ridicolo che esista un Assessorato alla Cultura (comunale, provinciale o regionale che sia).
Ma il concetto di cultura può ben riguardare un’autorità qualsiasi, un sindaco o una giunta, quando si può giudicare il tasso di “capacità culturale” dalle scelte che essi fanno o non hanno fatto su situazioni contingenti della Città o del territorio.
Ela Culturaha valore in relazione a quanto di invenzione tecnica scientifica o artistica può originare, e questa si attua in un interscambio silenzioso tra la mente individuale e i diversi luoghi di espressione o produzione con i quali la mente individuale dialoga attivamente. La domanda che necessariamente segue è se una città come la nostra abbia queste menti o questi luoghi.
I luoghi li ha, e sono ben visibili, ma è come con Dante (Alighieri), le leggi son, ma chi pon mano ad esse? Le menti ci sono anche, e come!, se si escludono i la-menti, però stanno nascoste, e per le solite ragioni storiche. Su cui non mi dilungo.
Non è compito di un Comune generare cultura o invenzione. Ma lo è certamente, nei limiti dell’umanamente possibile, approfittare di situazioni o luoghi dove questo possa eventualmente sorgere. Vale a dire, non hai o credi di non avere i semi? Ma almeno prepara il terreno, l’humus, per i semi che possono venire, da dentro o da fuori!
Hai messo “a posto” i conti, d’accordo, ma ti costava molto, a te maggioranza (ma è dedicato anche alla minoranza) prospettare, almeno come dibattito, per alcuni luoghi della Città (caserma, per dirne una; o proposte di eventi di grande respiro veramente internazionale) un possibile indirizzo di utilizzo come ti è stato prospettato in passato in articoli o proposte risalenti addirittura al 2004, e che continuano a rimanere valide? L’unica risposta è stata il silenzio.
Ma è stato un silenzio dovuto alla propria intima coscienza di credere di non essere all’altezza , dato anche che queste son cose dove il proporre deve procedere di pari passo con il fare? oppure un silenzio dovuto al qui comando io e nessuno può permettersi di essere meglio di me, o di noi?
Avete “messo a posto i conti”, oh sì!, alla stessa maniera con cui si dice a un soldatino di fare bene la guardia al suo posto di guardia, e lui lo fa, limitatamente al suo limitato raggio d’azione. Ma non c’è stato un cane tra voi che abbia affrontato il problema come è stato posto nel senso che dicevo prima. E questo è l’andare spinti dalla corrente, la parcellizzazione delle competenze, vale a dire, siccome devo “prima” far questo, intanto faccio questo, che poi diventa “solo” questo.
Quanto dico naturalmente vale anche e di più per la cosiddetta mortifera, miope, sonnolenta, impotente, medioevale e sacrestano-sovietica opposizione di sinistra; ignorante anche della propria possibile “convenienza” a prendere in considerazione proposte in ogni caso valide anche se non vengono dal proprio interno.
Ecco perché la questione del Centro Studi è in effetti soltanto una questione da Centro “Studi Stupidi”, vale a dire una gara tra due “circonferenze” che credono di provare la loro “qualità” soltanto attraverso gli in ogni caso “finiti” punti delle loro “quantità”.