Ieri, all’interno della rubrica “Diciamocelo”, Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni dicevano di rinnovamento del Pd e del nuovo segretario Andrea Scopetti. Barbabella, forse poco convinto che il segretario si fosse potuto liberare dai legami con la vecchia nomenclatura, aveva posto delle domande, per capire meglio.
Scopetti ha risposto e credo che il suo intervento possa aiutare ad entrare meglio in casa Pd.
Ho titolato l’intervento “Barbabella intervista Scopetti”, perché in fondo è così e il titolo mi piace.
Le parti scritte in chiaro sono le domande di Barbabella, quelle in neretto le risposte di Scopetti.
Le prime cinque righe sono l’introduzione del segretario, in risposta al dubbio di Barbabella che avrebbe risposto.
Dante Freddi
Caro Franco e caro Pier, io non solo leggo ma rispondo pure e accetto anche i consigli di quanti hanno cose interessanti da dire, come voi. Non mi piacciono i soloni, che non si sono mai sporcate le mani e pontificano su tutto e tutti e non vado molto d’accordo con chi si esercita nella sola arte della polemica: ma non è il caso vostro.
Di seguito rispondo puntualmente, spero anche esaurientemente: se così non fosse non mancheranno altre occasioni di confronto.
Vostro Andrea Scopetti.
1. Non ho capito bene quali sono le idee che distinguono te dai tuoi concorrenti interni. Ce ne dici almeno tre?
a. Orvieto eccellente luogo per vivere: è il progetto di Città illustrato nelle linee programmatiche della mozione, che tra l’altro riconosce l’errore di aver abbandonato il “Progetto Orvieto” (tu sai di che si tratta), ne riprende la filosofia e lo attualizza.
b. Autonomia del PD di Orvieto nella scelta dei propri rappresentanti politici, abbandonando le logiche correntizie regionali e provinciali.
c. La scelta delle persone senza più criteri di mediazione, che già tanta mediocrità hanno prodotto.
2. Hai vinto. Hai nominato la tua Segreteria, che, stando a quanto dice Freddi, hai scelto senza condizionamenti, e io non ho ragione di dubitarne. Allora ti chiedo: in tutte le scelte che sei chiamato a fare, abbandonerai il tradizionale togliattismo (spesso più presente in chi se ne dichiara lontano), la cui regola aurea è che l’avversario va inglobato anche a costo di diluire le diversità fino al non scegliere e al non fare? Qui la risposta è semplice: si può anche ridurre ad un sì o ad un no.
L’avversario non è più tale una volta concluso il processo democratico interno; così è nel PD, sia nella fase post congressuale sia in quella successiva alle primarie; la contendibilità delle cariche è all’articolo 1 del nostro statuto: chi non accetta questa logica è fuori strada e prima o poi è fuori dal Partito, per un fatto naturale, spesso non c’è bisogno neanche di espulsioni. L’ex avversario è una risorsa al pari di tutte le altre; se capace e competente, se la sua esperienza personale e professionale è ritenuta valore aggiunto allora avrà un ruolo, altrimenti largo ad altri; i criteri saranno sempre gli stessi che hanno dettato la scelta dei componenti la segreteria.
3. Se non ho capito male, nella nuova situazione, i rappresentanti eletti nelle istituzioni o chiamati a rivestire cariche pubbliche non risponderanno più al partito, ma faranno riferimento esclusivo al popolo. Se è così, mi spieghi che significa in concreto? Se possibile con qualche esempio.
Non è così. Il Partito è un’organizzazione che propone programmi di governo nonché uomini e donne in grado di portarli avanti. I rappresentanti eletti nelle istituzioni sono eletti senza vincolo di mandato, lo dice la legge non io. Devono rispondere al popolo del loro operato perché si occupano di res pubblica, gestiscono cose di tutti, ma quando sono anche espressione di un partito devono rispettare le linee di indirizzo del partito stesso. Sono due cose diverse e l’una non esclude l’altra. Vuoi un esempio? Due consiglieri eletti nel nostro Partito alle precedenti elezioni comunali hanno deciso di abbandonare le linee di indirizzo del PD e di sostenere il Sindaco Concina. Sono ancora al loro posto di consiglieri e per la loro attività pubblica sono quotidianamente sottoposti a giudizio del popolo. Legittima scelta la loro, ma il PD li ha espulsi, altrettanto legittimamente.
4. La sinistra orvietana è stata ridotta piuttosto male (ovvio, nel quadro generale). Il PD ne porta qualche responsabilità (sto parlando di Orvieto), anche se probabilmente non esclusiva. Ti chiedo: che cosa intendi fare per rimediare, direi anche rapidamente? E che cosa intendi per sinistra? Ovviamente ti sto chiedendo l’essenziale, il succo di una faccenda che so bene essere complessa. Ma indicare la direzione di marcia potrebbe già esser una cosa che chiarisce.
Ho nominato la segreteria, non sta a me dirlo ma mi sembra che sia di tutto rispetto, e l’ho fatto rapidamente; altrettanto rapidamente metterò al lavoro le migliori energie del Partito per la realizzazione del progetto di Città che è già contenuto nelle linee di indirizzo della mozione; contestualmente avvierò una serie di colloqui con il mondo imprenditoriale, dell’associazionismo e del volontariato nonché con le altre forze politiche che si riconoscono nei principi della sinistra. Quanto poi a cosa intendo io per sinistra è presto detto: è riconoscere a tutti pari diritto allo studio, è offrire a tutti il lavoro per la propria indipendenza economica, è garantire a tutti l’assistenza nel momento del bisogno.
5. Ultima. In questi lunghi anni recenti non mi è stato mai dato di capire non solo con quale idea di città e con quali priorità programmatiche il centrodestra intendesse governare, ma nemmeno quali fossero le posizioni del centrosinistra sia in termini di visione generale che di scelte e soluzioni specifiche. Risultato: un’evidente staticità e uno scivolamento verso un irreversibile declino, contestuale a quello del Paese. Quali sono le tue idee? Anche qui non ti chiedo cose miracolistiche, ma almeno la direzione di marcia.
Il centrodestra una visione di Città non l’ha mai avuta: basta solo il piano del traffico per dimostrare che stanno procedendo a tentoni. Ogni giorno decidono una cosa, la testano, se non funziona la cambiano, se qualcuno protesta la modificano, poi protestano altri e la modificano di nuovo. Questo è il risultato di un cartello elettorale che non aveva un programma per amministrare ma per vincere, pieno di proposte demagogiche e di slogan ad effetto. Del resto le dimissioni di cinque assessori in due anni, i maggiori sostenitori di Concina, sono la denuncia di un disagio e di un imbarazzo palese di persone che non hanno voluto compromettere ulteriormente la loro dignità personale.
Per quanto riguarda il centrosinistra la risposta sta nella storia del nostro Partito degli ultimi quattro anni: le primarie per la candidatura a Sindaco e il congresso straordinario. Mi sembra che ci sia coerenza. Entrambe le vicende nascono dalla volontà di sviluppare un progetto di città e di arrestare un declino che noi riteniamo non debba essere anche il nostro destino. Quanto alla visione generale è ampiamente descritta nella mozione, che non è un programma elettorale ma ne rappresenta la struttura portante.