Riceviamo da associazioni ambientaliste e comitati dell’Orvietano e pubblichiamo
L’Italia è un paese incredibile, ha infatti la capacità, grazie alla estrosità dei suoi abitanti, di cambiare se non stravolgere la prospettiva delle cose. Ed ecco che le energie cosiddette “alternative”, potenziale opportunità economica e tecnologica, diventano motivo di arricchimenti illeciti e di sconquasso economico. Tanto che è stato calcolato che circa il 20% del costo della bolletta elettrica è dovuto ai contributi per le energie alternative. Oggi infatti il costo complessivo che grava sulle nostre bollette elettriche per gli “incentivi alle rinnovabili elettriche”, è di circa 10 miliardi e mezzo l’anno: il valore di una media finanziaria. Al costo però, non è finita qui, bisogna sommare il danno.
Altra stranezza infatti del nostro Paese è la sua cronica incapacità di fare sistema, non riusciamo quasi mai infatti a conciliare più iniziative produttive in maniera che l’una non solo non danneggi l’altra, ma che addirittura la sostenga aumentandone la capacità produttiva. Da noi invece l’ultimo arrivato sbaraglia il sistema. Se un imprenditore decide di fare un grande impianto energetico “alternativo” nelle immediate vicinanze di un agriturismo o in un contesto ambientale e paesaggistico di pregio, danneggiando turismo, attività ricreative, se non la qualità della vita dei residenti, riesce ad avere le autorizzazioni tranne che nel caso non ci sia una estesa sollevazione popolare. E’ per questo, e finalmente, che l’Italia sta diventando il “Paese dei Comitati”. In sostanza i cittadini devono continuamente difendersi dalle Istituzioni o almeno da molte di esse.
Difatti l’Italia, secondo le indagini, ormai più che ventennali dell’ONG Trasparency International, si colloca nel 2012 al 72° posto come livello di corruzione, dopo Rwanda e Ghana, mentre il Regno Unito e gli U.S.A al 19° e la Francia al 23°. Come sostiene la Presidente di Trasparency International “… la corruzione comporta il fallimento dei servizi di base, come l’istruzione e le infrastrutture pubbliche, perché il denaro pubblico è stato scremato da leader corrotti. La corruzione corrisponde ad una “imposta sporca” che colpisce i più poveri o i più vulnerabili”.
Questa situazione non lusinghiera in cui si pone il nostro Paese crea sconcerto e perplessità nella popolazione che si vede “piombare” dalle istituzioni scelte di sviluppo che non ci si aspetterebbe nella Verde Umbria. Non ci si aspetterebbe il fotovoltaico selvaggio su ottimi terreni agricoli, in aree turistiche, non ci si aspetterebbero impianti a biomasse di stazza “industriale” quando tutti gli esperti lo consigliano solo per il riuso di scarti aziendali, non ci si aspetterebbe di vedere arrivare “tra capo e collo”, progetti geotermici di dichiarato rischio sismico. Come non ci si aspetterebbero mega progetti eolici, anziché il micro – eolico che può essere finanziato su larga scala senza vistosi impatti. Iniziative a dir poco strampalate che però, se non bloccate per tempo e venissero invece attuate, farebbero correre gravissimi rischi al benessere dei residenti ed alle consolidate attività produttive locali. Iniziative poi che non lasciano un soldo sul territorio che sfruttano e con gli utili aziendali che quasi sempre prendono il volo verso l’estero. Molto spesso quest’ultimo infatti è luogo di provenienza delle società imprenditrici che si “coprono” con piccolissime società di capitali italiane per ottenere dagli amministratori locali e dalla politica i necessari “lasciapassare”. Senza contare poi che proprio la malavita organizzata ha trovato, in alcune regioni e nelle energie alternative, un ottimo humus in cui seminare e riciclare i propri proventi illeciti.
In questo contesto, di economia poco chiara che attira speculatori addirittura anche dall’estero (quasi già non bastassero i nostri), si colloca l’ultima avventura dei Comitati locali chiamati a difendere la più bella area naturale dell’Orvietano: il Monte Peglia. Lungo il suo crinale più alto infatti, una società napoletana con diecimila euro di capitale sociale, è venuta in avanscoperta in Umbria per richiedere due progetti di parco eolico per un totale di ben 18 (diciotto) torri eoliche per un sviluppo in altezza di circa 150 metri ciascuna, da realizzarsi nei comuni di S.Venanzo e Parrano. A “contorno” delle torri il progetto prevede elettrodotti di collegamento, strade di accesso per realizzare le installazioni, una cabina elettrica di grandi dimensioni (su 13.000 m2 impegnati), espropri di aree private e quant’altro necessario sconvolgendo paesaggio e ambiente. Logica base del progetto sembra essere soprattutto quella di collocare le torri nei punti più ventosi, a prescindere quindi dagli insediamenti abitativi esistenti, ignorando l’incessante rumore dei generatori in funzione, le rotte migratorie degli uccelli, e tante altre cose che fanno bello il comprensorio del Peglia.
In tutto questo c’è da chiedersi come mai simili progetti, che per violenza sulle persone e sull’ambiente non hanno eguali, hanno accesso agli iter amministrativi. Che fine hanno fatto i piani paesistici di cui la politica si riempie la bocca nei convegni per poi ignorarli completamente di fronte alle richieste di una società napoletana che propone progetti di decine e decine di milioni di euro con un capitale sociale di diecimila euro? Dov’è la politica regionale di salvaguardia del patrimonio regionale di una regione che, nonostante frane, cave, esondazioni, energie alternative speculative e urbanizzazioni selvagge, è ancora una delle più belle regioni d’Italia.
Che fa l’assessore all’Ambiente della Regione Umbria Silvano Rometti da cui anche questa volta comitati ed associazioni si devono difendere per salvare il territorio ed il paesaggio dalle speculazioni di piccoli e grandi imprenditori a cui viene sempre e comunque lasciato campo libero, senza uno straccio di programmazione? Dalle discariche al geotermico, al fotovoltaico, alle biomasse, alla gestione dei rifiuti ed ora anche all’eolico stiamo assistendo a tentativi palesi di allentare le regole e favorire senza ritegno le imprese. E’ un atteggiamento che non ci piace, né meno ci piace quanto emerge dalla documentata denuncia dei Verdi dell’Umbria apparsa sul web con il titolo di “Romettiade”, a sottolineare una saga di conflitti d’interessi e di comportamenti a dir poco disponibili.
Come ha sottolineato un Presidente della Repubblica Italiana il comportamento di un politico deve essere, ma anche apparire, come ineccepibile. In “Romettiade”, una documentata rassegna di conflitti d’interessi, di nepotismi e di disinvolte partecipazioni aziendali gettano più di un’ombra nei comportamenti di Rometti ed altri funzionari. D’altro canto noi stessi sono ormai anni che cerchiamo di arginare gli assalti al territorio scatenati soprattutto sulle rinnovabili, settore sul quale proprio l’assessore Rometti porta la responsabilità. Ci auguriamo sinceramente, anche per recuperare fiducia nelle istituzioni, che l’assessore Rometti riesca a chiarire ogni aspetto delle vicende a lui imputate e sottoposte al vaglio della Magistratura, ma al contempo chiediamo una maggiore cura e attenzione per il territorio ed il paesaggio regionale. Nondimeno non possiamo ignorare le precedenti gestioni di queste tematiche e ci associamo, non per condivisione politica, ma solo per le evitare le defatiganti battaglie che la “gestione Rometti” ci ha costretti ad affrontare fino ad oggi, a quanto richiesto dal pamphlet al Pd al fine di scongiurare la partecipazione di Rometti a ruoli di rilevanza nazionale.
Comitato popolare tutela Monte Peglia, S.Venanzo / Parrano
Comitato Nazionale contro Fotovoltaico & Eolico Aree Verdi e Naturali, Acquapendente
Associazione WWF – sezione di Orvieto
Comitato Amici di Rocca Ripesena, Orvieto
Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente
Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio
Associazione di promozione sociale Artemide, Orvieto
Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto
Associazione “ReSeT” – Rete di Salvaguardia del Territorio (Tuscania)
Associazione Il Ginepro, Allerona
Associazione Accademia Kronos, Umbria
Associazione La Renara per l’ecosviluppo del territorio, Castel Giorgio
Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto
Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle
Associazione Amici della Terra- Club di Orvieto
Comitato per la qualità della vita del basso Chiani, Orvieto
Cooperativa La Terra Comune- S. Venanzoeol.