di Cristina Calcagni
I concetti teosofici e ariosofici che influenzarono un gran numero di persone tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, prepararono il terreno all’avvento del nazionalsocialismo. Una sorta di vento demoniaco che trovò nella mente disturbata di alcuni uomini, tra cui Adolf Hitler, la sua incarnazione. Nel Mein Kanpf, scritto da Hitler durante i pochi mesi di reclusione del 1923, in cui scontò una pena per aver partecipato al fallito colpo di Stato a Monaco di quello stesso anno, era già stato anticipato tutto. Un mattone prolisso e sgrammaticato, corretto più volte prima di essere pubblicato, nel quale veniva annunciata l’eliminazione di un intero popolo, quello ebraico, e l’espansione a Oriente per fare della Russia la nuova fonte di risorsa agricola per il rigenerato e purificato popolo ariano/ tedesco. Purtroppo però nessuno lo lesse con la dovuta attenzione fino alla sua ascesa, ovviamente, quando divenne il catechismo della gioventù hitleriana, e non solo.
Quest’anno la nostra “Memoria” si è impoverita ulteriormente con la scomparsa del compianto Shlomo Venezia, un uomo che ha saputo superare il trauma e l’orrore facendoci partecipi, con le sue testimonianze, dell’Olocausto.
Auschwitz ha incarnato e ci ha fatto conoscere la vera natura del male. Auschwitz fu l’unico campo in cui venne imposto il tatuaggio con numeri di riconoscimento, la “selezione iniziale” tra abili e inabili al lavoro, con le conseguenze che tutti conosciamo. Le casette Bianca e Rossa, con i gerani alle finestre, erano camere della morte predisposte e complete di camere a gas e di forni crematori, funzionanti notte e giorno per soddisfare la tabella di marcia di 10.000 ebrei/giorno. Un inganno scientificamente realizzato per non far capire alle vittime dove li stessero portando e perché.
Anche qui vale la pena di fare un passo indietro, poiché nulla accade per caso e nulla viene lasciato mai al caso. La prima camera a gas fu istituita a Chelmno come prototipo sostituente le fucilazioni di massa, che avevano gravemente indebolito le menti dei soldati tedeschi, con una farsa denominata “Castello”: un furgone adibito a camera a gas dove, una volta rastrellati gli ebrei, questi venivano fatti entrare all’interno del vano furgone posteriore adibito a stanza, chiusa la porta, da una fessura veniva collegato il tubo di scappamento del furgone. Con il monossido di carbonio, elemento ereditato dopo l’eliminazione dei disabili (programma T4), i malcapitati non morivano immediatamente e le loro urla richiamavano l’attenzione della popolazione locale. Ad Auschwitz un sottoposto di Rudolph Hoss (comandante del campo di concentramento, colui che importò la formula: Arbeit macht frei) durante l’assenza dello stesso Hoss, convocato a Berlino da Himmler, ebbe l’ardire di sperimentare su 100 soldati russi fatti prigionieri nell’avanzata ad Oriente della Germania (Operazione Barbarossa) lo Zyklon B, i cristalli blu, in dotazione al campo per la disinfestazione degli alloggi/camerate. Questo diligente vicecomandante/supplente pensò “….se stermina gli animali parassiti, allora potrà anche sterminare gli uomini parassiti”.
Auschwitz nacque inizialmente per ospitare i prigionieri comunisti sovietici nella guerra lampo, almeno così si pensava, denominata Operazione Barbarossa. Ma la guerra andò in stallo nel 1942 alle porte di Mosca, allora i prigionieri politici vennero dirottati nelle industrie degli armamenti e la struttura, ampliata successivamente con Birkenau, utilizzata per portare a compimento la soluzione finale della questione ebraica, votata all’unanimità nell’autunno del 1942 durante la conferenza di Wannsee, a cui parteciparono quindici alti ufficiali di cui ben otto illustri accademici tedeschi.
I primi ospiti ebrei: quelli “venduti”dalla Slovacchia. Questo Paese sognava da tempo di liberarsene e pretese dai Nazisti di rastrellare non solo uomini ebrei, ma anche donne e bambini, mogli e figli. La questione fu risolta a Berlino con un accordo che accontentò il governo slovacco: per ogni ebreo deportato la Slovacchia doveva pagare 500 Reichsmark e la Germania non doveva avere nessuna pretesa sui patrimoni degli ebrei, che entravano nelle disponibilità del governo slovacco stesso.
Ecco le prime donne ebree accedere a Auschwitz.
Tantissime le seguirono da tutti i Paesi. Compresa l’Italia. Con i loro figli.
200.000 bambini furono gassati a Auschwitz di età compresa tra neonati e 12 anni.
Alle donne ebree va il mio pensiero e la mia vicinanza, quest’anno. Alle donne/mamme, che morirono due volte. In un appunto di Hoss , riportato in un libro storico che recentemente ho avuto modo di leggere, ho trovato queste righe:” ….una donna, mi interrogò, incontrandomi lungo il viale che la conduceva alle camere gas, chiedendomi: “come potete avere il coraggio di ammazzare questi bambini, non avete un cuore nel petto?” …. Trovai imbarazzante che alcune mamme cercassero di spingere con forza i loro figli fuori dalla camera a gas…”“Hoss concluse questa sua nota dichiarando che ad un “istantaneo turbamento iniziale” provvedeva subito con una vigorosa cavalcata e qualche bicchierino di liquore.
“Mamma aiutami, non voglio morire.” “Lasciatemi la mia mamma”. Questo non riesco proprio a togliermelo dalla testa.
Alle giovani donne, alle adolescenti, alle bambine. Ancora a voi il mio ricordo e la mia vicinanza. La Bayer società del gruppo I.G. Farben, prelevava costantemente da Auschwitz, camion con 150 ragazze e giovani donne ebree per esperimenti farmaceutici. Non sopravvivevano più di una settimana. Il prezzo per loro era di 170 Reichsmark ciascuna. Se penso oggi alle manifestazioni, supportate anche dai social networks, di protesta per la liberazione dei Beagle di Green Hill, rabbrividisco.
Alle bambine, in particolare le gemelline. Sodomizzate dagli esperimenti dello “Zio Buono” di Auschwitz, lo schizofrenico Dott. Joseph Mengele, un mostro, che si aggirava nelle baracche distribuendo quadratini di cioccolata e restituendo atroci ed insopportabili sofferenze. Nel progetto sperimentale di sterilizzazione di tutte le donne ebree dell’est, Mengele effettuava iniezioni nelle ovaie e nell’utero delle donne ebree prigioniere nel campo, sottoponendole poi a numerosi raggi X, che causavano vomito e svenimento, fino all’esaurimento fisico delle stesse.
A tutte voi donne umiliate, spogliate, avvilite nell’animo, nello spirito, brutalizzate, sodomizzate, private dei vostri figli, uccisi in modo barbaro davanti ai vostri occhi precedendo la vostra stessa identica fine, a voi e ai vostri uomini, al vostro popolo intero: non voglio dimenticare e non posso dimenticare. Oggi attraversiamo un periodo di grandissima crisi socio/economica e culturale, c’è preoccupazione per il futuro incerto, alcuni sbandieratori di populismo e demagogia possono destare allarme. Non prestiamo il fianco ai pifferai, a coloro che additano altri (paesi, popoli) come responsabili di tutti i mali per coprire incompetenze e incapacità. L’invito ai giovani è quello di documentarsi sul nostro passato e sulla pagina più brutta della nostra storia: l’umanità contro l’umanità, affinché eventuali focolai di intolleranza vengano rimossi e sconfitti sul nascere. Esiste un’unica razza: quella Umana.
Per non dimenticare.