Giovedì 20 dicembre alle ore 21.30 presso l’Auditorium Taborra di Bagnoregio si terrà il secondo appuntamento della rassegna natalizia del Tuscia in Jazz (ingresso euro 5). Per l’occasione il festival presenta un progetto speciale dedicato ad uno dei più grandi compositori italiani Giacomo Puccini. Il maestro Riccardo Arrighini in piano solo presenterà il suo progetto Puccini Jazz.
Giacomo Puccini è sicuramente da considerare uno dei massimi compositori di musica di tutti i tempi. Non vale certo la pena di porre, in questa sede, l’attenzione sul valore della sua musica, tali e tanti sono stati e sempre saranno i riconoscimenti da parte di coloro che si interessano all’arte in generale.
Egli fu sicuramente, per il suo tempo, all’avanguardia sotto tutti i punti di vista, ma soprattutto un innovatore armonico; specie nell’ultima fase della sua vita la sua musica sperimentava nuove forme, nuovi colori e scale e giri armonici che, per sua stessa ammissione, traevano sempre la massima ispirazione dalla sua terra d’origine, cioè Lucca, o dalla sua Torre del Lago e dalla sua gente. Ma con la mente egli in realtà si spingeva molto più lontano, cercava di abbattere le barriere degli orizzonti musicali conosciuti, ricercava sonorità che trasvolassero attraverso i continenti; in qualche modo la sua era già un’etnia, già egli fu un precursore di quello che sarebbe stato, per tutto il 20simo secolo, la direzione delle principali correnti musicali, ossia la fusione degli idiomi.
E questa fusione sarebbe divenuta anche, di lì a poco, la principale risorsa del Jazz: innovazioni melodico-ritmico-armoniche che, pescando dalla storia della musica e quindi anche dalla classica, sinfonica e dal melodramma, si fondevano col ritmo di chiara origine africana. Tutti sanno come il tremolo della tromba e del pianoforte simulassero in realtà i gorgheggi della lirica.. I generi musicali che nasceranno nel Novecento sono uno scambio di etnie e di culture come lo è stato il Jazz. Persino la musica leggera è influenzata dalle melodie delle arie d’Opera, così come i suoi ritmi dal Rock che, a sua volta, è influenzato dal Jazz. Per questo Puccini fu un precursore e per questo il suo universo poetico era così vicino al mondo del jazz.
Una delle sue opere più famose, “Turandot” rimase incompleta, quasi a significare che il suo discorso rimaneva aperto come la sua mente, quasi ad “autorizzare” i musicisti del futuro a permettersi il “lusso” di innovare ulteriormente la sua musica con elementi consoni alla modernità del proprio tempo. Il ”workshop” cui faremo riferimento si propone infatti di riproporre le sue arie più famose, come lui stesso le aveva tecnicamente pensate, ma con l’ausilio dei mezzi melodico-ritmico-armonici del jazz, e quindi dell’improvvisazione, farle rivivere in un nuovo “sound”, cosa che immaginiamo, ed intimamente speriamo proprio per i motivi sopra citati, sarebbe stata apprezzata dal grande Maestro.
Riccardo Arrighini è approdato al jazz dopo una felice esperienza con la musica classica, sinfonica e lirica che lo ha portato, oltre ad impadronirsi delle basi del pianoforte classico e della relativa tecnica, a “vivere” nel profondo questa esperienza e questo ha influenzato il suo stile pianistico in modo indelebile. Pur essendosi ormai dedicato da anni al jazz non ha mai smesso di seguire l’Opera né abbandonato l‘ascolto dei compositori a lui più cari. Giacomo Puccini, tra tutti i grandi, è sicuramente quello cui si sente più legato, non solo per l’amore, la passione e l’affinità poetica che da sempre sente nei suoi confronti, ma anche dalla consapevolezza che, essendo nato e cresciuto a Viareggio, è anch’egli influenzato ed ispirato dagli stessi luoghi e sente da sempre sopra di sé “l’ombra affettuosa del grande Maestro”. Per non parlare della sua formazione musicale: al “Boccherini”, dove ha studiato e si è diplomato in pianoforte, ha avuto l’opportunità di ascoltare e muovere i primi passi sul repertorio di Puccini e, in taluni casi, di collaborarvi come accompagnatore di cantanti lirici. Tra i vari progetti di Arrighini non poteva mancare quindi un tributo al celebre ed amato conterraneo. Durante i recitals di piano solo, egli non manca mai di inserire alcune reinterpretazioni in chiave jazzistica di alcune tra le più celebri arie. Tra questi ricordiamo il recital di Melbourne, Australia, dove il pianista viareggino ha suonato un “medley” di arie tra cui “Valzer di Musetta”, “Che gelida manina”, “E lucean le stelle”, “O mio babbino caro”e, ovviamente, “Nessun dorma” e altre, riscuotendo un enorme successo di pubblico e critica a testimonianza che questo repertorio, pur proposto in chiave jazzistica, riesce sempre ad essere apprezzato in ogni parte del mondo.
L’ascolto delle interpretazioni di Arrighini è come un viaggio alla scoperta dell’anima jazz di Puccini. Arrighini, riproponendo le famose melodie delle arie pucciniane, ci trasmette quasi un senso di sofferenza del Maestro, incatenato, limitato, soffocato dagli schemi musicali lirici che pur egli ha rivoluzionato con grandiose innovazioni armoniche. Ma che ancora avverte il peso storico che lo lega e lo costringe alla partitura, incapace ancora di spiccare libero il proprio volo creativo, come quegli uccellini che tentano i primi voli con ali ancora deboli osservati dal maestro durante le sue passeggiate sul Lago di Massaciuccoli. Eppure la Sua musica era già lì, pronta, e se ne ha la prova ascoltando Arrighini che dalle melodie pucciniane trae spunto per continuare nell’ispirazione del Maestro andando però oltre la partitura, liberandosi dei legacci del pentagramma con improvvisazioni che lasciano sbalorditi sugli stessi temi pucciniani, quasi fossero standard jazz, per tornare poi dolcemente alla melodia. E ti domandi cosa è successo, perché giureresti di aver sentito Puccini felice finalmente di suonare del jazz…
Appuntamento dunque a Bagnoregio per questo grande omaggio a Puccini. Il 21 dicembre invece al Teatro Petrolini di Ronciglione si terrà un omaggio al grande Giuseppe Verdi. Info 393 9511130