Ora che le (cose) si sono chiarite e si sta finalmente delineando in Italia un vero e solido scenario da terza repubblica con il PD di Bersani e il PPE di Monti, anche per Orvieto si può pensare di ricostituire un quadro politico locale virtuoso ed ispirato alle radici delle due grandi famiglie europee.
Ciò può rasserenare la selezione del prossimo gruppo dirigente che avrà il compito di guidare la città fuori dalla secche del bilancio e di prospettiva. Certo ci sono legittime istanze di rinnovamento da soddisfare, ma anche esperienze e contribuiti da valorizzare che si sono potute esprimere, in questi ultimi, difficilissimi, anni amministrativi sia nella squadra messa su da Toni Concina sia in quella della sinistra che, dall’opposizione, ha dimostrato con senso di responsabilità di voler fare i conti con i propri errori del passato scommettendo su un nuovo civismo piuttosto che sul vetero clientelismo.
Ma i veri nemici della politica che entrambi gli schieramenti dovranno combattere saranno i populisti e gli idealisti di professione che di sicuro riempiranno le prossime liste elettorali.
I primi sono quelli sempre pronti a cavalcare la protesta, anche becera e infondata, che spesso viene dalla cosiddetta società civile, i secondi sono quelli che, anche in buona fede , si ostinano a non comprendere che viviamo in un mondo complesso dove le scelte non possono essere delle mere conseguenze ideologiche.
Ne deriva che per Orvieto non è escluso che si possa sintetizzare anche in un’unica e condisa visione l’idea futura di città e che intorno ad essa possano lavorare, condividendone la responsabilità, persone di entrambi gli schieramenti.
Per consentire questa novità gli elettori orvietani dovranno scegliere non in base a ciò che i candidati dicono di rappresentare, ma in base a ciò che essi realmente sono. Donne ed uomini con i loro cv (lavoro, esperienza e competenza).