Quella riportata in foto è l’immagine che ci si trova davanti aprendo una delle più note riviste nazionali riguardo il vino. Come forse riuscite a vedere, oltre a portar vanto del proprio vino con uno slogan penetrante in cui viene sottolineata la data di nascita del loro gallo nero, ti invitano giustamente ad andarli a trovare presso i loro stand in Vinitaly, specificando tanto di padiglione e di stand. L’interrogativo che ti viene a seguire è : ma noi di Orvieto città del vino abbiamo nulla almeno di simile? Che io sappia no e credo ci sia altro da dire in merito. Avete mai avuto modo di visitare lo stand del Consorzio Orvieto in Vinitaly? Solo lo stile di arredo con cui ci presentiamo credo dica tutto. Ora, poi, non solo alcune aziende orvietane non si trovano neppure accanto agli stand delle altre aziende orvietane, ma a volte anche in padiglioni di altre regioni.
Insomma, visto che quotidianamente mi capitano sotto mano biglietti da visita di imprenditori che a leggerli per titoli sembrano aureole dorate del marketing mondiale, perché non apriamo gli occhi? Due sono gli ultimi accadimenti che mi hanno lasciato senza parole e che credo vadano fatti sapere. Qualche tempo fa, visto il periodo di spremitura dell’olio, mi è capitato di ricevere inviti riguardo degustazioni in cui si accompagna il nuovo olio alle proposte del ristorante o dello chef. Secondo voi è possibile che in una trentina di oli messi in degustazione ce ne sia solo uno umbro e per di più non orvietano? Frequentando altre realtà in degustazione, non mi è mai capitato in Chianti di vedere al tavolo d’assaggio un olio di ‘’importazione territoriale’’. La scorsa settimana ero in Liguria per una degustazione e come ho provato, con un paio di ristoratori di Imperia, a dar vanto all’olio umbro, sono stato massacrato come se avessi toccato le loro mogli. Ad ottobre poi mi recavo a Torino per il salone del gusto e, mi pare ovvio, mi sono recato allo stand firmato Regione Umbria. Delle quattro foto che arredavano le colonne dello stand, ceri di Gubbio, facciata della basilica di Assisi, Perugia ma di Orvieto nulla. Io, ingenuo, mi dicevo, partorendo noi nella nostra zona la più alta percentuale del vino prodotto in tutta la nostra regione, ci rifaremo in degustazione. Non vorrei stupirvi ma la degustazione ha visto l’assaggio di una gustosissima fagiolina del Trasimeno, accompagnata da? incredibile, Ciliegiolo di Narni . Partendo dal presupposto che non esista ad Orvieto neppure l’ombra di una importante azienda o famiglia che abbia peso internazionale ma neppure nazionale e che, se ce ne è una è venuta da fuori e vanta la zona del suo castello e non Orvieto, credo sia arrivato il momento di ‘’abbassare la cresta’’ e iniziare a lavorare veramente. Abbiamo tutto ciò che serve per poter aspirare ad arrivare al top, a volte pecchiamo in cose talmente semplici che non serve chi sa quale capacità per vincere, facciamoci valere.