Le due espressioni in lingua russa, riportate nel titolo e apparentemente cadute in desuetudine, sono invece tornate prepotentemente di attualità in quanto indicanti ciò che vi è di bisogno nel processo di modernizzazione della società e della politica italiana.
Furono, negli anni ottanta del secolo scorso, le due parole-simbolo nelle quali si condensò l’intero progetto politico di “rinnovamento e trasparenza” intrapreso da Mikail Gorbaciov per l’adeguamento della società sovietica, totalitaria e collettivistica, ai capisaldi liberali delle moderne democrazie occidentali. Fiumi di discorsi e di commenti hanno fatto da corollario a quegli avvenimenti e non sono questi, il luogo e il momento, per riprenderli ed approfondirli: basti dire che, ancora oggi, c’è chi inneggia e chi nutre delle perplessità, chi insinua delle chiavi di interpretazione faziose e antistoriche e chi, infine, sostiene che il processo di riunificazione e di integrazione, non solo della Germania, ma dell’intera Europa è appena agli inizi.
Lo stesso Gorbaciov, con sorpresa generale, ha candidamente ammesso che il terreno era sì spianato, ma che aveva previsto l’avverarsi di quel fatto epocale non prima della fine del ventesimo secolo. Anche ai potenti della Terrala Storia, spesso bizzarra e imperscrutabile, riserva delle incognite per le quali non è consentita l’applicazione delle regole matematiche che sovraintendono alle equazioni.
RINNOVAMENTO: non altro se non lo svecchiamento, la degerontocrazzizzazione e l’abbattimento delle oligarchie dominanti in ogni comparto della vita politica, sociale, economico-finanziaria, mediatica e persino sportiva della Patria Italia.
TRASPARENZA: non altro se non la volontà di rendere limpido l’oscuro, coerente l’incongruente, serio il faceto, onesto l’immorale.
Le alterne sorti delle vicende umane, anch’esse spesso bizzarre, hanno voluto che chi Vi scrive, da memorabile tempo ormai, sia rappresentato come colui che si è strenuamente battuto per il rinnovamento e la trasparenza.
E’ vero: per questioni infinitamente più minute e condensate rispetto ad un evento che ha segnato una svolta profonda e indelebile nelle umane contingenze mondiali, appena la mia coscienza di cittadino ha avvertito che la sua Città stava per essere condotta sull’orlo di un pernicioso precipizio, allora, mi sono caricato del giogo oneroso del “civicum officium” di intervenire, di esprimere liberamente le mie opinioni e di mettere a disposizione della Città medesima le mie seppur limitate capacità ed energie. Il tutto, solo ed esclusivamente, nell’interesse di Orvieto anche a costo di qualche remissione personale e della parte politica nella quale mi ero riconosciuto e che mi ha, colpevolmente, disconosciuto.
La mia contesa di rinnovamento e trasparenza si è dispiegata e si dispiega contro i muri delle omertà e dei silenzi, degli insabbiamenti e delle coperture, delle impunità e delle franchigie, delle scappatoie e dei ripieghi concessi a coloro che non possiedono il coraggio delle loro azioni. E così sarà anche per il futuro.
Non mi sento affatto solo in questa esperienza di vita pubblica; esistono, per nostra fortuna, moltissime altre degne persone che condividono gli stessi ideali e lo stesso impegno e sono meglio preparate, capaci e determinate di chi persiste nello scriverVi e alle quali, sin da subito, vada la riconoscenza e l’ossequio della intera comunità Orvietana.
Il più che ventennale accadimento della caduta del muro di Berlino, come il ventennio fascista, riportano alla mente due dittature politiche, crudeli e disumane; anche alle dittature morali bisogna opporsi virilmente ed esse cadranno molto prima di ogni prevedibile aspettativa. E non vi sarà alcuno che cadrà in piedi.