Non voglio entrare nel merito della tassa. Molti privati e associazioni hanno già espresso in modo esauriente i vari punti di vista.
C’è un dettaglio trascurato che, però, va chiarito prima di prendere decisioni definitive.
Si rimane, infatti, allibiti leggendo che il previgente Regolamento non fa differenza di fatto tra attività gestite in forma imprenditoriale e quelle “non imprenditoriali”.
Ricordando che proprio quest’ultimo connotato consente solo una “integrazione del reddito” a soggetti o famiglie che non sono albergatori di professione.
Con il risultato paradossale che l’ipotetico pensionato che facesse qualche sera B&B con la cameretta vuota del figlio che lavora fuori pagherebbe la tassa di un euro al giorno a persona:
- Pari ad un albergo a 3 stelle, magari con parco e piscina con vista su Orvieto.
- 4 volte addirittura rispetto ad un albergo ad una stella vicino alla Stazione.
Un modesto appartamentino alla “Corea” affittato non più di ¾ settimane l’anno come Pasqua, Ferragosto e Umbria Jazz pagherebbe sempre un euro come una “Residenza d’epoca” con pareti affrescate, soffitti a cassettoni, mobili antichi e “vista Duomo”.
Immaginare poi che la stessa burocrazia “lunare” possa essere gestita in eguale misura dal Commercialista dell’Hotel a 5 Stelle come dal privato cittadino è semplicemente folle. Per conseguire un gettito che, a volte, non supera neanche il costo della raccomandata con ricevuta di ritorno.
Basterà un’occhiata un po’ più attenta alle leggi della Regione per verificare i confini tra piccoli proprietari e immobiliaristi, tra B&B “veri” e Alberghi col nome di “B&B”.
Qualsiasi valutazione serena e razionale farebbe pertanto escludere la tassa per ogni attività gestita in forma “non imprenditoriale”.
In alternativa e in subordine, meglio applicare per queste un semplice forfettario annuo.