Novembre si sa lacrima malinconia da tutti i siti. Una malinconia sonnolenta ed anche un po’sbadigliosa, celebrata da secoli da musici e poeti e che a noi piace tanto perché, specie a ridosso della fuga dei tramonti brevi, induce all’incanto, alla meditazione, ai bilanci , ai pentimenti e persino alle lacrime con soddisfazione di chi sostiene che piangere giovi perché fa brillare gli occhi, scarica le coscienze e fa apparire più buoni.
Ma oggi anche il tempo per le malinconie è breve. Novembre ci arriva addosso quasi all’improvviso con il perentorio richiamo dei Morti che si lamentano per il casino nel quale vengono tenuti i Cimiteri, motivo da ritenere più che valido tanto da dar vita(sic) a una manifestazione di protesta dei nostri avi al canto di “ si scopran le tombe, si levino i,….”, e poi via tutti in corteo con in testa uno striscione con su scritto “vi aspettiamo all’ombra dei cipressi e dentro l’urne”,…!
Ed è rispondendo a questo invito, tra protesta e poesia, che tra la fine di ottobre e i primi di novembre in corteo al Camposanto vanno i vivi, i parenti, cioè andiamo tutti, carichi di fiori e di lumini e di accendini, litigandoci secchi e scalette, perché bisogna far presto dato che fa subito notte e si corre pure il rischio di restare chiusi dentro con il pericolo di incontrare l’anima di quell’antipatica di,….!
Una volta si andava a piedi e rigorosamente vestiti di nero. Come un corteo ininterrotto di formiche centinaia di donne e di uomini carichi di crisantemi bianchi e gialli, con i lumini contati e pari al numero delle tombe e con in tasca una scatola di fiammiferi di legno, detti anche “prosperi”, discesa la Cava sbucavano da Porta Maggiore prendevano giu per la Dritta del Marchigiano, quindi la strada nuova del Ponte del Sole fino all’ingresso principale che le ingojava tutte.
Parecchi gli uomini che preferivano aspettare le mogli dalla “Cichetta”, una famosa osteria ai piedi della “Selciata”e parecchie le mogli che, all’annottare, reso omaggio ai defunti, erano costrette a pilotare a casa i mariti incerti nel passo e nell’orientamento a causa dell’ottima annata del vino bevuto appunto dalla “Cichetta”,…!
Ma quell’andirivieni aveva un grande senso e un grande effetto! Se vi foste infatti affacciati da una delle ripe d’occidente avreste visto per due sere e due notti il Camposanto fiammeggiante per la luce tremolata delle migliaia di lumini,…spettacolo veramente unico, impressionante e commovente insieme. Gli anziani ci sussurravano che erano le anime dei nostri cari che ci ringraziavano per la visita.
Ma torniamo a noi. Riguardo alla malinconia è difficile che una città che è gia malinconica di suo si accorga della malinconia di novembre. E poi gli orvietani escono poco,…sono casalinghi per natura e hanno sempre pensato che le stagioni, i colori, i frutti, il caldo, il freddo, la pioggia, la grandine e la neve si vivono meglio in casa comodi e tranquilli e senza il pensiero di doversi vestire, prendere la macchina, guidare con il traffico e fare fatica per trovare un parcheggio e per giunta doverci spendere pure sopra,…con questa crisi,…e perché poi,…?!
Per l’improbabile prospettiva di incontrare un ’amica o un amico e sbarattare con loro quattro chiacchiere,…?! Ma c’è il telefono per questo,…! Allora per prendere un caffè al bar,…?! Ma vieni tu a casa mia quando vuoi che lo prendiamo insieme. Giusto ho una miscela speciale che mi arriva dal Kenya, devi provarla,…sentirai che delizia,… è lo stesso caffè che beve Berlusconi quando va a trovare Briatore a Malindi, in Kenya appunto,…dai di aspetto,…poi verrò io ad assaggiare il tuo a casa tua,…!-
E cosi mentre sopra il Tufo e sotto il Tufo si mangia, si beve, si dorme, si sogna e si spera, sempre sopra e sotto lo stesso Tufo e qua e là per i dintorni, ombre furtive combattono la loro battaglia quotidiana ingegnandosi a sbarcare un lunario sempre più faticoso rubacchiando tutto quello che il convento mette a portata di mano, dal rame al capocollo, dalle salsiccie al Gratta e Vinci, per poi smerciare quanto arraffato o consumarlo se commestibile.
E di questi prelievi furtivi ci si accorge sempre la mattina dopo essendo i ladroni e i ladruncoli obbligati a non fare rumore dato il fatto che Orvieto è una delle venticinque “città del silenzio” cantate da D’Annunzio e pertanto in questi siti è assolutamente vietato sia di giorno che di notte turbare il sonno di chi vi riposa.
D’Annunzio definì la nostra Rupe “la diserta città guelfa, che tace adorando il suo Duomo”.
In effetti oggi la Rupe è semiabitata, oggi non vi si produce più il Lacryma Cristi, non è più possibile assaggiarvi i biscotti delle monache, né recidere rose dai roseti dei conventi o perdersi in quella gran pace dei monasteri anelata dal poeta, anche perché a ben vedere, di monasteri ne sono rimasti in attività solamente un paio.
In giro si beve più coca cola e birra che vino, in casa acqua minerale di marca mentre il pensiero dominante per chi vive quassù è quello di trovare un parcheggio gratis e quanto più possibile vicino casa, meglio ancora se sotto casa.
La Rupe sta insomma vivendo il suo lungo novembre, ed è come se stesse subendo la pesante carezza di un’ enorme mano che con un altrettanto enorme pennello la sta giorno per giorno verniciando di grigio, colore che ci dicono sia quello del mondo futuro, mondo al quale da tempo stiamo tutti andando incontro.
Sarà dunque nostro compito e dovere rovesciare milioni di barili di giallo, di rosa, di arancio, di verde brillante, di rosso e di bianco per restituire colore, forma, rilievo e vita all’omogeneo, all’indistinto, all’indifferenziato, all’amalgama, all’impasto di quello che mangiamo, di quello che sentiamo, di quello che vediamo, di quello che ci viene detto, di quello che ci viene fatto credere e di quello che forse stiamo diventando,…! Non abbiamo altre armi che le parole, il sorriso, l’ottimismo, la poesia e una sconfinata voglia di vivere mossa da un’altra altrettanto sconfinata presunzione che chi ci sta vicino, gli altri e tutto il mondo abbiano un altrettanto sconfinato bisogno di noi. Sull’altro piatto c’ è‘ solo la depressione, che non è nera come si crede, no, la depressione è grigia,…!
Ma siamo matti! Evviva dunque e sempre un futuro colorato e positivo,…!!