Appresa la notizia, mi sono immediatamente sentito fiero di essere collega assessore di un personaggio che da sempre ammiro come artista e come uomo.
Dopo la sua conferenza stampa di presentazione mi sento molto meno fiero di avere un collega assessore che si ritiene offeso se chiamato in tal modo.
La nomina di Franco Battiato ad assessore alla Cultura della Regione Sicilia poteva rappresentare un’occasione importante, da cogliere al volo vista la qualità del personaggio, per aprire una strada innovativa anche sul versante della politica, quella intesa nel suo più positivo e concreto significato, in un momento in cui il vento dell’antipolitica travolge senza operare distinzioni, portando con sé anche chi, senza nessun tornaconto personale, anzi spesso rimettendoci di tasca propria, è continuamente al servizio dei propri cittadini anche nella gestione delle minime questioni.
Franco Battiato, grande cantautore, in questa occasione non ha mostrato quella grande intelligenza che lo contraddistingue come artista e, continuo a pensare, come uomo.
Avrebbe potuto simboleggiare quella politica che ha voglia di ripartire, avrebbe potuto rappresentare una spinta per tutti quei giovani che, disgustati dagli ultimi eclatanti esempi di immoralità e di decadenza dell’attuale classe politica, aspettano un segnale nettamente diverso per iniziare ad interessarsi della cosa pubblica, e Battiato avrebbe potuto essere questo segnale.
Avrebbe potuto anche rappresentare un’evoluzione del suo pensiero rispetto a quando cantava in “Up patriots to arms” “……mandiamoli in pensione gli addetti alla cultura….”.
Avrebbe potuto rivalutare, invece di contribuire ad infangarla pubblicamente, anche la figura degli “assessori” , di quella categoria di politici che non ha certo brillato negli ultimi tempi per onestà e competenza ma che comprende anche persone sane, oneste e capaci ed anche incapaci ma comunque oneste.
Io non mi offendo se mi chiamano assessore perché ho la certezza che ci sono persone-assessori che tutti i giorni stanno in prima linea sacrificando buona parte di se stessi, gli affetti familiari ed il proprio lavoro per svolgere un servizio contraddistinto spesso da critiche e raramente da riconoscimenti.
Non posso rinunciare, come ha fatto Battiato, alla mia indennità di assessore, ben 97,67 euro mensili, per non colorare di un rosso ancora più intenso quel povero numero di conto corrente che già ha avuto la sventura di essere assegnato al sottoscritto, considerato anche che, come fanno altri assessori, non intasco per scelta quei rimborsi che mi spetterebbero per partecipare alle varie e numerose riunioni di carattere istituzionale.
Assessore, caro Battiato, significa stare sui problemi quotidiani e confrontarsi continuamente con altri politici, nonostante la tua dichiarazione di non voler avere a che fare con i politici.