La spietata sentenza con la quale il ministro ci ha privato del nostro tribunale , non c’ha colto di sorpresa ma era prevista e comunque ne eravamo un po’ tutti a conoscenza almeno da un decennio e (forse) si poteva anche evitare se Orvieto avesse predisposto, prima, una strategia credibile a riguardo e avesse avuto una classe politica più accorta
Infatti l’indifferenza e la vecchia abitudine di rimandare certi problemi senza mai tentare di risolverli ,unito alla mancanza di idee e di programmi, hanno finito per aggravare la questione senza più avere alcuna possibilità di scampo, per cui si è pensato di ricorrere al solito (politico dispensatore di miracoli) che avrebbe dovuto salvaguardare i nostri interessi, mentre invece ha curato solamente le proprie convenienze elettorali.
Così fidandoci degli altri abbiamo perso il Tribunale, la Pretura , le carceri, la Guardia di Finanza, la polizia penitenziaria, il presidio dei carabinieri , almeno ottanta studi di avvocati e una intera economia che gira intorno al Palazzo di Giustizia . Il danno è enorme e probabilmente nasce dal fatto che i nostri amministratori non hanno preso in seria considerazione i nostri vicini della Tuscia, ovvero : un accordo circoscrizionale con il Lazio che avrebbe permesso al Tribunale di Viterbo di diventare Corte d’Appello e a noi di conservare il nostro Palazzo di Giustizia
Ora la situazione è tragica d’avvero e serve un sovrappiù di intraprendenza che ci permetta di uscire da questa nostra condizione
Così dopo il tribunale cerchiamo di salvare (almeno) il “Centro Studi “ e di utilizzarlo per rilanciare la città e la nostra economia. Dobbiamo ricreare una speranza e trasferirla a un territorio se vogliamo ancora dare un segnale di vitalità . Diamo una sede più appropriata al Centro Studi e trasformiamo il Palazzo dei Sette nel palazzo del territorio. Mettiamo al piano terra, la reception del turismo con uno spazio riservato ai prodotti della terra e una galleria che faccia da ritrovo pubblico ;dobbiamo inserirci tutte quelle attività e servizi che rispondono a esigenze socio economiche e trasformare quel palazzo in uno strumento di promozione e di accoglienza .
Bisogna dare più dignità all’artigianato e più visibilità alle bellezze del nostro territorio se vogliamo rilanciare la città e il comparto del commercio.
Questi interventi sono assolutamente necessari e non possiamo tralasciarli perché il Sindaco non sente la necessità ;la politica deve sempre anticipare i fatti e l’esigenze del momento e non venire dopo come si è già verificato con il nostro tribunale ,anche perché a richiederli,questa volta, sono gli stessi operatori del commercio che vedono nella politica passiva dell’Amministrazione anche la fine delle loro attività .
Quindi reclamare questi interventi significa voler stare al passo con i tempi e l’evoluzione di un mercato e questo semplicemente perché il mondo stà cambiando e noi non possiamo rimanere immobili ad aspettare i tempi della politica .
Ricordiamo inoltre che mancano risposate concrete ancora sulla Piave , sul casello nord , su l’ex ospedale , la riqualificazione del commercio e del turismo; perciò è arrivato anche il momento di capire dove stiamo andando ,ovvero se stiamo alla vigilia di una trasformazione che cerca in qualche modo di risollevarci , e allora bisogna parlare di progetti , o andiamo allo sbaraglio senza avere alcuna visione del futuro una volta l’economia della città era data da un insieme di realtà economiche molto proficue e da una città più numerosa e laboriosa ,oggi di tutto quello non resta che il ricordo e la politica non è riuscita a rimpiazzare niente pertanto il “CENTRO STUDI “rappresenta la sola prospettiva in grado di ricompensare quelle mancanze e ricreare certi equilibri , tutto questo poi mette a confronto due realtà molto diverse ,da una parte una periferia con un terziario molto avanzato e la gran parte dei servizi , dall’altra tutti i limiti di una città da dover rivitalizzare considerata la memoria storica e adesso ,con ironia ,il centro commerciale naturale . E’ evidente che questa situazione ha bisogno di una riqualificazione urbana e di ridisegnare l’intero volto della città con nuove attrazioni e punti di interesse favorendo una maggiore specializzazione e inducendo gli operatori a differenziarsi l’obbiettivo infatti è anche quello di fronteggiare la concorrenza del suburbio garantendo più equilibrio tra domanda e offerta e spingendo maggiormente sul turismo perciò l’Amministrazione deve riacquisire quello spazio e trasformarlo in un volano di sviluppo per l’esigenze della città e del commercio . Resta infatti difficile capire come una città con la vocazione turistica di Orvieto non sappia poi di fatto come utilizzare i suoi spazi più prestigiosi e centrali che possiede allo stesso tempo non si può sacrificare il centro studi e non si può chiuderlo neanche per un breve periodo di tempo altrimenti farebbe la fine della Piave con la sicurezza di perderlo per sempre insieme al rilancio della città e delle nostre attività economiche. La politica del chiudere la stalla sempre dopo che sono scappati i buoi non ripaga e non ci esenta dalle nostre responsabilità ma deve solo farci riflettere per non ripetere gli errori del passato (vedi il nostro tribunale ).
Non vorrei che quel famoso rinnovamento non venisse mai attuato ,specialmente adesso che la fondazione ha messo a disposizione i fondi necessari e quindi tutto sia come sempre riconducibile alla sola volontà politica : Attenti però perché il popolo capisce e si prepara per le prossime elezioni.
Chissà se per attuare quel programma ,peraltro voluto dalla gente, si debba cambiare un’altra volta classe dirigente