Sabato 10 novembre alle ore 15.30, nella Sala Gazzoli di Terni, si terrà il convegno “Il buon medico non obietta” per diffondere la campagna nazionale contro l’obiezione di coscienza in sanità; il tema dibattuto è in relazione all’interruzione volontaria di gravidanza, alla somministrazione della pillola abortiva RU486 in regime di day hospital al posto del ricovero di tre giorni, nonché alla reperibilità della pillola del giorno dopo.
Nel lontano 1978 la legge n°194 sanciva il diritto all’aborto con “l’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”.
A tanti anni di distanza e continui tentativi di ostacolare la piena applicazione della legge 194, in Umbria le donne devono fare i conti con un diritto “offeso” in quanto possono accedere all’aborto chirurgico o alla pillola abortiva solo con il ricovero ospedaliero di tre giorni e solo nella Asl4 della provincia di Terni (le strutture attualmente autorizzate ad effettuare la somministrazione del farmaco sono soltanto gli ospedali di Narni-Amelia ed Orvieto).
In Italia è possibile utilizzare il farmaco abortivo dal luglio 2009 mentre in altri paesi europei è prescritto da più di vent’anni in day hospital; in Francia il 49% degli aborti avviene per via farmacologia.
Le associazioni umbre di donne, impegnate sull’argomento da due anni, sono ancora in attesa che la Regione Umbria emani le relative delibere attuative per la somministrazione della RU486 in regime di day hospital, su tutto il territorio regionale.
Con tale farmaco la donna può evitare l’aborto chirurgico, molto più invasivo, con maggiori rischi, tra cui la sterilità e le complicanze dell’anestesia e con costi sociali molto più bassi.
Consapevoli delle difficoltà, ci si può rivolgere al consultorio o al medico dell’ambulatorio ospedaliero, e per le minorenni le stesse strutture richiedono l’autorizzazione del giudice tutelare.
Gli ostacoli al diritto alla salute ed alla scelta di tecniche moderne non sono, purtroppo, solo legislativi e normativi. Si passa, infatti, dallo smantellamento dei consultori – ad Orvieto il consultorio non dispone della ginecologa dallo scorso inverno – alla carenza di personale specializzato negli ospedali e alla forte presenza di obiettori di coscienza (i ginecologi obiettori sono più dell’80% e tra anestesisti ed ostetriche si raggiunge il 50%).
L’assise di Terni sarà un’occasione per riflettere sulla relazione tra obiezione di coscienza del personale sanitario e libertà di scelta da parte delle donne.
Oltre ai convegni c’è assoluta impellente necessità di fare azioni costanti di prevenzione, di educazione alla contraccezione, di abbattimento degli stereotipi di genere, di educazione al rispetto delle persone senza distinzione alcuna, di contrasto e di prevenzione della violenza sulle donne, di potenziamento dei centri antiviolenza; tutte buone pratiche inserite nella nuova legge regionale “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini”, la cui stesura è finalmente nella fase partecipativa.
I temi che si occupano della vita e dei diritti delle persone possono solo essere condivisi e discussi a tutti i livelli, con molta umanità, umiltà e spirito di servizio, a partire dai diretti interessati, dai loro rappresentanti sociali e dagli operatori. Spesso la politica e le istituzioni agiscono in modo autoreferenziale o per raccogliere consensi; soprattutto in tempo di crisi sociale, economica e politica le vecchie e sbagliate modalità vanno modificate.
Per questo chiediamo alle istituzioni di dare risposte concrete in tempi adeguati per garantire alle donne il diritto alla salute e alla libertà di scelta.
A partire dal 24 e 25 novembre, ad Orvieto, il Centro di Ascolto Antiviolenza de L’Albero di Antonia ha in programma una serie di iniziative, dibattiti ed incontri, su argomenti che riguardano i diritti e la libertà delle donne.