Pazzo, psicopatico, malato mentale…chiamatelo come volete, ma ricordatevi sempre che chi ha problemi psicologici, siano essi funzionali o organici, non è da condannare, da evitare, da emarginare, piuttosto è da rispettare, perché è un individuo che vive un momento di grave disagio e che ha bisogno di aiuto.
Ultimamente al Servizio di Igiene Mentale di Orvieto ASL Terni n°4, conosciuto anche come Centro di Salute Mentale, che assiste oltre 1200 pazienti nel comprensorio orvietano, questo senso del rispetto e della salvaguardia della dignità della persona sembrerebbe mancare, ma non di certo per colpa dei propri operatori sanitari, quanto a causa di un assurdo sistema burocratico della gestione della salute pubblica che non tiene conto, ad esempio, di quanto sia importante un rapporto medico-paziente stabile e duraturo, soprattutto nei casi di pazienti affetti da patologie che comportano importanti disturbi del comportamento e della vita di relazione.
Nell’arco di un solo anno, ad esempio, a riprova di quanto sopra, ad alcuni pazienti della struttura sanitaria sono stati cambiati ben tre psichiatri ed al momento per costoro c’è un perdurante vuoto assistenziale, perché si attende un medico psichiatra che, con contratto a tempo indeterminato, dovrebbe occupare la quarta poltrona.
I pazienti nell’attesa dell’arrivo del nuovo medico psichiatra, vivono “sballottati” tra un medico e l’altro.
Si dice che vi siano stati problemi di graduatoria e concorsi che stanno determinando il ritardo nell’assegnazione del nuovo sanitario, ma di tutto questo ai pazienti non interessa nulla e, quel che è peggio, pare che il problema sia poco chiaro anche al direttore generale dell’ASL n°4 di Terni che, in occasione di un incontro di lavoro, dopo avergli illustrato la preoccupante situazione di carenze in cui versa il Centro di Salute Mentale, ha ribadito la necessità di rispettare i tempi burocratici ed ha paragonato la figura degli psichiatri a quella degli anestesisti.
Forse il direttore generale dell’ASL n.4 di Terni ignora che un paziente che soffre di patologie psichiatriche deve tessere un rapporto umano con il proprio medico decisamente diverso da quello che un paziente deve intrattenere, ad esempio, con un anestesista.
Lo psichiatra non lo si deve incontrare una volta sola. Con lo psichiatra bisogna iniziare un percorso che probabilmente durerà anni, ci si dovrà incontrare assiduamente e con lui si collabora anche nell’ impostazione di terapie farmacologiche e quando serve, ovvero spessissimo, psicologiche.
Lo psichiatra entra a fare parte della vita del paziente e in base al suo operato può modificare la vita stessa dell’assistito.
Non si possono lasciare dei pazienti con malattie psicologiche allo sbando, creando un forte senso di precarietà in soggetti già psicologicamente precari.
Da fonti non ufficiali, la situazione sta ulteriormente peggiorando. Il quarto medico non arriverà mai e il Centro diminuirà la possibilità di fruizione dei propri servizi da parte dei pazienti, restando aperto solo mezza giornata.
I malati, di qualunque genere essi siano, vanno rispettati, tanto più se lo star male è dovuto a quella parte del nostro corpo che elabora concetti ed emozioni ed è responsabile dei vari comportamenti. Mi auguro che chi di dovere si stia rendendo conto delle conseguenze che un disservizio come quello sopra descritto possa creare ai pazienti del Centro di Salute Mentale di Orvieto.