Ai fini del finanziamento con contributi regionali, ma anche in considerazione che il piano di ambito sui rifiuti, in corso di adozione, lascia tre anni per la definizione dell’impiantistica da adottare, l’Amministrazione comunale di Orvieto ha presentato all’assessorato regionale dell’Ambiente e infrastrutture la proposta per la realizzazione di “Impiantistica innovativa nel settore del recupero e riciclo dei rifiuti” nel territorio di Orvieto, di cui l’esecutivo ha approvato in questi giorni il documento di analisi di mercato elaborato dall’assessorato all’Ambiente del Comune, in collaborazione con il CIRPS / Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile ed il Centro Riciclo Vedelago.
Il documento di analisi viene utilizzato come studio di prefattibilità per tipologie di interventi impiantistici potenzialmente ubicabili nel territorio dell’Orvietano e finalizzati al trattamento di selezione, recupero, riciclo dei residui secchi della raccolta differenziata, altrimenti destinati alla discarica. Alcuni progetti prevedono inoltre il recupero dei materiali delle raccolte differenziate dei rifiuti urbani, e dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti nell’ATI 4 della Regione Umbria.
“La realizzazione di un piano di ambito nel settore della gestione dei rifiuti deve prevedere necessariamente meccanismi di riduzione della produzione, recupero e riciclo dei rifiuti stessi – spiega l’Assessore all’ambiente Claudio Margottini – in particolare l’art. 179 del D.Lgs. 205/2010 prevede che la gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia del trattamento rifiuti: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo, come per esempio il recupero di energia e smaltimento. I Comuni dell’Orvietano, quindi, intendono proporsi come area sperimentale per l’avvio di un nuovo modello di gestione dei rifiuti che si collochi nella linea prevista dalla normativa. In particolare vogliono raggiungere l’autosufficienza gestionale realizzando una serie di impianti che limitino lo smaltimento in discarica ad una frazione residuale della raccolta RSU. Da tale politica si vuole innescare inoltre, un processo di sviluppo virtuoso che vede nel riciclo una occasione di occupazione ed imprenditoriale”.
“La proposta – precisa Margottini – viene riassunta dalla relazione di analisi del mercato potenziale, in certi casi ancora sperimentale, a dimostrazione della possibilità concreta di intervenire sul 35% del materiale che andrebbe in discarica. Tale analisi si dovrebbe integrare con altre tecnologie in corso di realizzazione nel territorio Umbro, quali ad esempio il riciclo della spazzatura stradale. Se l’operazione di Orvieto venisse effettuata da una struttura pubblica ci sarebbe un immediato risparmio per i cittadini. La sperimentalità del progetto non è nei contenuti tecnologici ma nella capacità di rendere economicamente sostenibili piccoli impianti in grado di soddisfare un bacino di utenza di circa 50.000 abitanti, eventualmente ampliabili all’intero Ambito Territoriale quando i fattori di scala li rendano maggiormente convenienti. Infine, le tecnologie potrebbero risultare facilmente esportabili in molte realtà del territorio umbro e nazionale”.
“Il documento – conclude l’assessore all’Ambiente – vuole rappresentare una sfida industriale, con attuazione prevalentemente pubblica, verso l’Amministrazione Regionale e quella centrale dello Stato, rivendicando lo status dei rifiuti in quanto ‘beni comuni’ dei cittadini che li hanno prodotti, da cui far scaturire reddito ed occupazione e, in ogni caso, abbattimento sostanziale dei costi dei servizi di igiene urbana”.
L’analisi di mercato per impiantistica innovativa nel settore del recupero e riciclo dei rifiuti redatta dall’Assessorato all’Ambiente del Comune con la collaborazione del Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile ed il Centro Riciclo Vedelago di Treviso, scaturisce dai contenuti della risoluzione del Parlamento Europeo dell’8 Maggio 2012su un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse (2011/2068), Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, Relatore: Gerben-Jan Gerbrandy che all’art. 32:
– invita la Commissione a razionalizzare l’acquis in materia di rifiuti, tenendo conto della gerarchia dei rifiuti e della necessità di ridurre i rifiuti residui fino a raggiungere livelli prossimi allo zero; chiedendo alla Commissione di presentare proposte entro il 2014, allo scopo di introdurre gradualmente un divieto generale dello smaltimento in discarica a livello europeo e di abolire progressivamente, entro la fine di questo decennio, l’incenerimento dei rifiuti riciclabili e comportabili. La risoluzione ritiene che queste iniziative debbano essere accompagnate da idonee misure transitorie, tra cui l’ulteriore sviluppo di norme comuni basate sul concetto di ciclo di vita, ed invita la Commissione a rivedere gli obiettivi per il riciclaggio per il 2020 della direttiva quadro sui rifiuti. Infine, ritiene che un’imposta sullo smaltimento in discarica, già introdotta da alcuni Stati membri, potrebbe contribuire al raggiungimento di tali obiettivi.
– L’art. 33 della risoluzione sottolinea che le discariche esistenti potrebbero essere utilizzate come depositi di materie prime (estrazione mineraria urbana), ma che sono pochi i risultati esistenti delle ricerche in materia.
La considerazione di una molteplicità di origini dei rifiuti da trattare è suggerita infine dall’opportunità di raggiungere una massa critica di materiali sulla quale intervenire, tale che consenta il necessario e auspicabile bilanciamento tra attività ambientale (una gestione dei rifiuti applicativa delle vigenti normative europea e italiana) e attività economica (una gestione sana e sostenibile nel tempo).
Nell’Ambito Territoriale Integrato 4 della Regione Umbria si registra una produzione di circa 132.000 tonnellate/anno di rifiuti urbani (si veda il Rapporto Regionale 2010), pari al 24% della produzione regionale (dato direttamente proporzionale alla popolazione) e la più bassa produzione regionale di raccolta differenziata (28,5% a livello di ATI, pari a 156 kg abitante/anno, ma che rappresenta il 20,8% della raccolta differenziata regionale).
Va ricordato che la normativa regionale umbra prevede il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2012, pur ammettendo la possibilità di deroghe motivate.
È quindi evidente che porre l’asticella della raccolta differenziata al 65% della produzione, richiede la realizzazione di un sistema che integri le modalità di raccolta e l’apparato impiantistico, ovvero:
– l’adozione di attività idonee alla raccolta separata di circa 80-85.000 tonnellate di materiali, tali da risultare conformi alle specifiche dell’impianto;
– la realizzazione di un impiantistica che tenda a ridurre al minino (e fino a zero) i conferimenti in discarica, ottimizzando il bilanciamento economico delle attività;
– l’impegno a raccogliere separatamente circa 30-35.000 tonnellate/anno di frazione organica.
A tal fine si possono prevedere una grande varietà di tipologie di impianti, potenzialmente localizzabili nel territorio dell’Orvietano, in grado di intervenire nella quota residua dei rifiuti che, dopo la differenziazione, dovrebbe finire in discarica. Tra questi:
– Polo per il riciclo, ovvero un impianto di stoccaggio e selezione meccanica di rifiuti ai fini del recupero di materiali, attraverso la selezionare qualitativamente efficiente per mettere a reddito i materiali riciclati, diminuendo lo smaltimento in discarica (es. Vedelago, Treviso);
– Impianto per la produzione di combustibile solido secondario (CSS) da materiali indifferenziati non più riciclabili e destinati a discarica per promuovere l’utilizzo del residuo indifferenziato, da riutilizzare ad esempio come combustibile per cementifici (es. SECAM di Sondrio);
– Impianto per la produzione di biogas da gassificazione di rifiuto organico (FORSU) e fanghi di biodepurazione per mettere a reddito i materiali organici raccolti, abbassando le tariffe dei cittadini;
– Impianto di compostaggio di taglia distrettuale per la produzione di compost da frazione organica, sfalci e potature, utilizzando anche i materiali organici ottenuti dalla raccolta differenziata “porta a porta” per la produzione di compost a supporto delle aziende agricole dell’Orvietano (es. impianto a circuito chiuso in autoclave della SECAM di Sondrio);
– Centrale di riciclaggio dei rifiuti urbani ingombranti (Miniera urbana e atelier del riciclo, dai paradigmi di Paul Connet);
– Impianto meccanico per la trasformazione in oggetti di largo consumo di plastiche post-uso, plastiche da scarti industriali e il rifiuto secco della raccolta differenziata finalizzato al riciclo totale dei materiali plastici da residuo secco (es. impianto di Occhiobello);
– Impianto per la sublimazione molecolare dei rifiuti per la produzione di energia dal residuo secco della raccolta differenziata (es. impianto di Trento e studi del CNR).
Ma anche:
– Impianti per la produzione di idrogeno da biomasse;
– Impianti per il trattamento dei RAAEE;
– Altre filiere minori (es. chiarificazione di olii esausti, sughero).
Gli impianti devono necessariamente prevedere un ricorso alla differenziazione dei rifiuti molto spinta, con elevata qualità, di cui rappresentano la parte terminale del processo. Tali impianti non sono esaustivi delle tipologie esistenti ma rappresentano una prima analisi delle potenzialità offerte dal mercato. Il tutto, ovviamente, con impatto ambientale nullo.
Per quanto attiene la logistica l’area di Orvieto e dell’Orvietano in genere, si presta favorevolmente alla realizzazione di un polo tecnologico in quanto felicemente collegata ai maggiori assi di comunicazione autostradale e ferroviaria del Paese. Questa ubicazione, baricentrica rispetto al territorio, consente di ottimizzare i percorsi dei materiali raccolti ma anche favorire l’arrivo di prodotti da altri territori quali la Tuscia (Lazio settentrionale), l’area di Roma e la Toscana, senza dimenticare l’importante presenza della Regione Umbria. Tali ulteriori flussi potrebbero rappresentare un incentivo aggiuntivo al nascere di iniziative imprenditoriale nella filiera del settore.
Quanto alla viabilità di ambito il territorio dell’Orvietano è attraversato in direzione nord-sud dall’Autostrada del Sole A1 Milano-Napoli, mentre i collegamenti principali tra i centri abitati e con i comuni limitrofi sono assicurati dalle direttrici della S.S. n. 205 Amerina (che collega con lo svincolo autostradale dell’A1), S.S. n. 71 Umbro Casantinese, S.S. n. 79 bis e la tangenziale sud.
Riguardo alla possibile ubicazione degli impianti, dal punto di vista geografico il progetto indica che l’asse autostradale dell’A1 rappresenti, per condizioni logistiche, la soluzione ottimale per la realizzazione di impianti innovativi nel settore del riciclo; ciò non esclude però che impianti minori possano trovare localizzazione anche in realtà diverse, a servizio di comunità specifiche oppure di servizi peculiari. In particolare, l’area industriale di Orvieto può rappresentare il giusto compromesso tra le necessità logistiche del territorio, la tutela del paesaggio e dei caratteri storico architettonici. Infatti, la collocazione molto esterna al centro storico consente di non generare impatti negativi dai trasporti e/o dalle movimentazioni delle merci.
In conclusione, le proposte sopraenunciate e consegnate all’Assessore Regionale all’Ambiente vogliono segnalare la disponibilità del territorio Orvietano ad investire nella filiera del riciclo e, contemporaneamente, contribuire alla riduzione dello smaltimento in discarica, in accordo con lo stesso Assessorato Regionale all’ambiente, identificando nuove forme di gestione e riciclo del residuo secco, in pieno accordo con le più recenti normative Europee.