Anni di sottostima dei fabbisogni, tagli lineari e utilizzo privato del “bene pubblico sanità” ne stanno producendo il progressivo impoverimento. Di più: si stanno creando le condizioni per andare verso il suo graduale smantellamento a favore della sanità privata e delle assicurazioni: una sanità ricca per i ricchi e una sanità povera per i poveri: è a questo che stiamo assistendo.
E’ la politica della “cipolla”: sfilare un velo per volta, procedendo con cautela, ma sistematicamente ed inesorabilmente. Far credere che tutto sia ancora garantito, sino all’esito finale, quando si scoprirà che il contenitore è vuoto e che nulla sarà più come è stato conosciuto negli ultimi decenni. Strategia apparentemente primitiva e rudimentale, ma ad oggi assolutamente efficace per l’assenza di opposizione costruttiva. Di una politica per la prevenzione e promozione della salute non si ha più traccia concreta; e nemmeno di una politica sanitaria indirizzata a fornire risposte eque ed “umane”, al progressivo invecchiamento e deterioramento delle condizioni di salute degli anziani. La cura delle patologie è sempre più a carico delle singole persone e delle famiglie, più che nel passato abbandonate a loro stesse. I ticket su farmaci e prestazioni sempre più insostenibili. Le liste di attesa sempre più intollerabili, anche per interventi riguardanti patologie severe. Assistenza territoriale ridotta ai minimi termini. Sullo sfondo: il progressivo invecchiamento dei professionisti della sanità (quelli che fin qui hanno sorretto il peso organizzativo “taglieggiato” da un liberismo sfrenato ed ineluttabile), che non saranno sostituiti da energie nuove (che continueranno a “vivere di precariato”) a causa del blocco degli organici. Mentre nel Paese accade tutto ciò, in Umbria si pensa ad una riforma della sanità regionale che parte già debole, pusillanime e insufficiente, destinata in tempi rapidissimi ad essere superata dagli incombenti provvedimenti sempre più pesanti del Governo nazionale. Una riforma inadeguata a fornire le risposte alla crisi della sanità pubblica regionale, crisi determinata dai tagli dei finanziamenti, ma anche dalle amoralità gestionali e dall’uso privato di un bene pubblico quale appunto è la sanità. Una riforma che non affronta gli elementi critici del sistema che sono: la razionalizzazione della rete ospedaliera, l’eliminazione dei servizi ospedalieri che negli anni hanno visto la loro moltiplicazione, l’individuazione dei punti nascita che devono essere chiusi, una drastica diminuzione delle aziende sanitarie regionali, un significativo e reale potenziamento dei servizi territoriali. Una riforma che non tiene conto delle dinamiche socio-anagrafiche della popolazione umbra che sta sempre più invecchiando. Una riforma che non si pone domande e non fornisce risposte in merito alla valutazione del reale apporto quali-quantitativo della Facoltà di Medicina: valutazione indispensabile prima di sottoscrivere l’ennesima “convenzione” con l’Università degli Studi di Perugia, affinché non sia un esclusivo patto di potere. Una riforma che non prende atto della mancanza di futuro di discipline mediche – come ad esempio quelle chirurgiche – caratterizzate da scuole senza più maestri, causa di crescenti ricorsi a prestazioni sanitarie extra regionali (la mobilità passiva!). Una riforma che non pensa a strutturare “patti di confine” con le regioni vicine (ma non il Lazio come si era sbandierato mesi fa!) per le “alte specialità”, per le quali siamo oggettivamente sottodimensionati. E, in ultimo, una riforma che non prevede concreti strumenti di controllo e partecipazione da parte delle istituzioni locali e dei cittadini. Sinistra Ecologia Libertà chiede un passo indietro rispetto agli equilibrismi politici di questa inadeguata riforma e invita la Giunta Regionale ad avviare un percorso trasparente che non mistifichi la verità ai cittadini umbri. E’ indispensabile che si faccia un’analisi spietata della situazione e si proceda ad una radicale lotta agli sprechi, altro che buone intenzioni e dichiarazioni politicistiche!! E’ necessario che la popolazione umbra conosca come stanno davvero le cose: tutti devono essere consapevoli del pericolo di bancarotta del sistema sanitario e sentirsi alleati (nonché protagonisti) nella difesa della sanità regionale pubblica.