Molti ospiti della mia piccola attività imprenditoriale, un Bed e Breakfast nel centro storico di Orvieto, che svolgo nell’appartamento in cui abito, rimangono colpiti dalla bellezza della nostra cittadina e dal suo circondario: una perla urbana storica, dalla quale in 5 minuti si può raggiungere la campagna circostante che ha scorci paesaggistici veramente notevoli.
Peccato che questa grande risorsa sia poco valorizzata: l’economia del territorio è depressa, è povera, langue.
Orvieto è veramente una cittadina-oasi, con la sua struttura urbanistica ed i suoi monumenti, con le sue risorse naturalistiche, la bellezza del paesaggio circostante.
Posta centralmente, sulle principali vie di comunicazione nazionali e vicinissima a grandi città come Roma e Firenze.
Potrebbe essere sede di iniziative economico-culturali: grandi mostre nei periodi invernali, momenti di bassa affluenza turistica; una politica dei fine settimana: le sue piazze liberate dalle macchine potrebbero essere palcoscenico di spettacoli musicali di vario genere, rappresentazioni teatrali, spettacoli cinematografici…, Roma è vicinissima e quanti abitanti della capitale ambirebbero a liberarsi per il fine settimana dalla bolgia della grande città, per immergersi in una cittadina a misura d’uomo; un rilancio della politica congressuale, il palazzo dei congressi è largamente sottoutilizzato; la valenza universitaria della città potrebbe essere sviluppata di molto; la città potrebbe essere trasformata in un museo “ a cielo aperto “ esponendo le sue ricchezze per le vie e le piazze della città, per renderla più attraente e per rendere maggiormente fruibili i suoi reperti – i musei sono scarsamente visitati ; potrebbe essere istituito un team pubblico-privato che lavori esclusivamente per portare eventi e opportunità nella città.
Queste sono solamente alcune idee, ma quante ce ne potrebbero essere nella mente di orvietani appassionati.
Peccato che di fronte a queste potenzialità la politica delle Amministrazioni locali e l’iniziativa della popolazione della città, si limiti soprattutto alla gestione dell’esistente.
Analizzando le ragioni storiche di questo fenomeno, credo che la contrapposizione tra destra e sinistra, tra cattolici e comunisti, dei decenni passati, abbia nuociuto allo sviluppo della città, lo abbia ingessato, riducendo la politica, soprattutto, a lotta per il potere e per la sua conservazione e non esercitandola come pratica di buona amministrazione.
Per di più non sempre abbiamo goduto di Amministrazioni brillantissime.
Questa contrapposizione ha in parte impedito l’emergere di un “ sano campanilismo”, lo sostengo pur provenendo da una famiglia operaia.
Non quello deteriore, che vede nella realtà locale l’orizzonte ultimo della politica, ma quello che ha passione per la città, per il suo sviluppo, la sua affermazione, il suo lustro.
Altra fattore che credo abbia contribuito a questa situazione è un nostro tratto antropologico: il nostro accontentarci e tirare a campare, sia delle istituzioni pubbliche sia della società civile.
Quanto è distante il nostro spirito, ad esempio, dalla vivacità imprenditoriale e dalla capacità di iniziativa delle popolazioni Emiliano-Romagnole!
Orvieto che conobbe il suo massimo splendore e sviluppo nel Medioevo, conosce ora il suo punto di massima decadenza e la povera economia del nostro territorio si alimenta ancora delle opere che i nostri avi seppero edificare.
Non siamo stati capaci di costruire altro di altrettanto valido.
Ci sarebbe bisogno di un “ rinascimento” della città, non solo delle Amministrazioni locali, ma dei cittadini e delle istituzioni insieme.