Io direi operazione pienamente riuscita. Il nostro obiettivo era di creare un’occasione di riflessione sul futuro dell’Umbria, nel presupposto che così com’è essa non è in grado né di garantire il buon livello dei servizi che è stato conquistato nei decenni trascorsi, né di operare le scelte che possono aiutare le diverse realtà che la compongono a stare insieme e ad avere fiducia nel futuro.
Tutti i relatori in programma sono intervenuti con elaborazioni molto meditate e puntuali, che da una parte hanno consentito di fare il punto sullo stato dell’arte, cioè sugli aspetti giuridici e politico-amministrativi che possono condizionare il confronto sulle riforme, e dall’altra hanno messo a fuoco sia i limiti del regionalismo chiuso dentro i confini amministrativi sia le potenzialità di un regionalismo aperto che faccia giocare ai territori un ruolo attivo e collaborativo.
La pluralità dei punti di osservazione si è tradotta dunque in una forte spinta al cambiamento nel segno del superamento dei confini, perché più importanti dei confini sono le condizioni ottimali per risolvere e gestire i problemi che interessano la vita delle popolazioni.
Si è chiarito anche che parlare di macroregioni non significa volere la sparizione dell’Umbria o delle altre regioni, ma al contrario indicare i fondamenti di un progetto di riforma improntato alla funzionalità, a ciò che serve per creare futuro. Serve una riorganizzazione dei territori intorno ai comuni e serve una capacità di coordinamento delle regioni al loro interno e sulle materie di comune interesse, non più in modo sporadico ma permanente. No dunque allo stato centralista, ma no anche alle regioni chiuse e centraliste, anche perché questo è il modo per spezzare la frammentazione e sconfiggere il deleterio campanilismo che impedisce ogni seria modernizzazione.
Ci può essere perciò ancora l’Umbria dopo l’Umbria, se la discussione prenderà finalmente la forma non di una lotta per spartirsi il passato ma di uno sforzo per guardare avanti, anche prendendo il meglio degli esempi europei.
Non c’è stata una partecipazione di esponenti politici e di amministratori come ci si sarebbe aspettati data l’importanza delle tematiche in discussione. Ma le riflessioni sono state comunque prodotte e sono già messe a disposizione da RTUA. Inoltre il COVIP, nella logica di servizio alla comunità che gli è propria, cercherà di raccogliere in un’apposita pubblicazione le relazioni e i contributi già consegnati, insieme ad altri che dovessero ancora venire e ad una opportuna documentazione giuridica e culturale. Pubblicazione che naturalmente sarà messa poi a disposizione di chi voglia affrontare in modo documentato i problemi istituzionali che ci coinvolgono.