Lette che ebbe quelle poche righe il politico locale cessò di respirare. No,…non nel senso che gli prese un colpo, no, semplicemente il suo apparato respiratorio si atteggiò in posizione di attesa o, come si dice oggi, di stand-bye, con l’attenzione vagante verso obiettivi indefiniti.
Ormai già da qualche anno in guerra col calendario e con la qualifica di pensionato il politico locale, che ancor nell’età verde, sudando e risudando, era asceso rapido dagli oneri della gavetta alle comodità della poltrona, silurato più volte manco fosse stato di stanza a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941, era riuscito sempre a tamponare le falle, a ritagliarsi uno spazio e si adoperava ancora e molto se non per navigare in altura almeno per galleggiare in acque che si andavano però facendo sempre più torbide e sempre più basse.
Tipo attento, sveglio sul pezzo, presente sui grandi temi, pronto ad intervenire, ad argomentare ed a proporre soluzioni e specie in prossimità di campagne elettorali quando qualcuno veniva a cercare la sua disponibilità ritenuta ”preziosa ed insostituibile” insieme a quella dei voti dei quali diceva ancora di poter disporre.
Preso dai più disparati impegni, che per la maggior parte andava personalmente a cercarsi, rientrava in casa molto tardi ed era solito leggere la posta mangiando qualcosa prima di coricarsi. A volte, stanchissimo, si portava tutto sul lettone e dava un’ occhiata sommaria prima che il sonno lo stendesse.
Tormentato dai grandi temi del momento: l’Europa, il bilancio, la troika, Alba Dorata, la moneta, Moody’s, il parcheggio, lo spread,…da un prurito dietro la schiena dove non arrivava a grattarsi,…da un’afa che lo faceva sudare specie dietro le orecchie e dal brontolio temporalesco di un cielo che minacciava sfracelli ma che non lasciava cadere manco una goccia d’acqua, con già simili tormenti addosso, letto che ebbe il breve testo di una missiva e cercati chiarimenti sulla busta, fu qui che il nostro eroe rimase senza fiato.
Un foglio di quaderno a righe di formato tradizionale con sopra un breve testo scritto a stampatello con un pennarello nero:
-Ti sei mangiato anche il manico della forchetta. Ora la pacchia è finita. Pagherai tutto….! Pagherai tot,…! Pagherai un tot,…!
-Oh! E qui c’e ancora quarcuno che cià voja de ruzza’,…co’ tutto ‘r casino che ce sta a succede c’è ancora chi cià le sorde da spenne pe’ spedi’ ‘na lettera anonima pe’ mette paura a la gente che lavora,..! Fortuna che io so’ innocente,…! Oddio, innocente innocente de ‘r tutto magari no,…ma semi-innocente sì,…o al massimo, semi-colpevole….?! No,..forse è mejo di’ semi-innocente,…! O forse è mejo che sto zitto ché capace che m’hanno messo ‘na cimicia dentro a la stanza e sentono tutto quello che dico e lo registrono e lo mannono a “ballarò”,…!
E difatti,….
E questo potrebbe essere il prologo di una delle tante commedie all’italiana tratte più dalla cronaca che dalla fantasia di un soggettista.
I fatti di questi ultimi giorni hanno ulteriormente chiarito alcuni aspetti di questa commedia, come per esempio che sarà anche vero che nella Magna Italia i mangiatori sono una piccola minoranza ma si tratta di una minoranza con un appetito a dir poco furibondo e dove anche i giovani, all’occasione, mangiano come gli anziani e, spesso, anche di più. Naturalmente solo una piccola minoranza dei giovani anche perché per tutti non ce ne sarebbe!
Ma su questo si è scritto e strascritto tanto che né la denuncia né la satira sanno più dove affondare il coltello. Divaghiamo allora o almeno proviamo a divagarci su cose più serie sperando di trarne qualche stimolo.
Come per esempio sul dilemma che ci chiede da una parte se sia vero che il declinar degli anni verso il tramonto della nostra vita sia accompagnato da una voluta visione del mondo che tramonta insieme a noi nel senso che se ci invecchiamo e deperiamo tutto deve invecchiare e deperire con noi, o al contrario se sia vero che al mondo della nostra decadenza non gliene frega proprio niente e continua ad andare avanti incurante dei nostri guai.
Ora è naturale che la percezione “dell’altro da noi” cambi con il trascorrere delle fasce d’età altrimenti non avrebbe senso citare “i tempi di una volta” o l’affermare che “ in passato certe cose non succedevano”, eppure a sentire i media ed anche a leggere quello che scrivono illustri esperti ed opinionisti su pagine elettroniche e a stampa pare che, sia la terra che i valori, tutto insomma si starebbe avviando verso una catastrofe totale tanto che sembra non esservi momento migliore di questo per invecchiare, consegnare il testimone e prendere commiato.
Certo il mondo non scoppia di salute ma un futuro ci sarà nonostante la plastica e le scorie nucleari che rimarranno. E tanto per tornare fra noi, ci sarà un futuro anche per Orvieto così come ci fu dopo la peste del 1348, la spagnola del 1918 e la recessione del 1929.
Certo oggi la città non sta bene: gli abitanti si riducono, le botteghe chiudono e calano i decibel del silenzio. I commenti più sentiti sono che “in giro non si vede manco un cane” o che “Orvieto sta chiudendo”. Si aggiunga poi, almeno a quel che si sente dire, che abbiamo un Sindaco troppo tignoso, degli assessori che si gingillano ma non mettono mano, che non c’è una lira, non c’è un’idea, non c’è un’opposizione e addirittura che sembra non esserci più nemmeno una maggioranza. Domanda con angoscia: ma allora in Comune, chi c’e,…?!
Ecco questa è l’aria che tira, aggiungeteci che non piove da un anno, che l’erbaccia e le sterpaglie crescono rigogliose, che la luce, ll gas e la benzina crescono tutti i mesi, che fa ancora caldo, che la poca gente che sta in giro ha sete e una volta bevuto getta i vuoti dove capita e in specie dove vede che altri li hanno già gettati di modo che i mucchi di plastica crescono anch’essi rigogliosi come le sterpaglie e specie quando non piove! Metteteci come cornice quella miriade di case, casette, ville e villette che costruttori, nostrani e no, continuano senza posa ad edificare.
Aggiungeteci la confusione politica, l’incertezza delle aderenze e la precarietà delle posizioni. Tempo fa fu chiesto da un improbabile intervistatore a un esponente di mezza tacca a quale formazione politica al momento appartenesse. L’intervistato rispose :”Non saprei, devo senti’… ma ‘l pobblema è un altro,..!”.
Concludo queste divagazioni osservando come la vita dei singoli e delle comunità possa essere talvolta paragonata ad un andamento sinusoidale così come la corrente alternata. Alti e bassi, corsi e ricorsi, decadenze e rinascimenti, cadute e risorgimenti. Esclusi quelli che hanno il gran culo di nascere ricchi e morire ricchissimi.
Le soluzioni delle grandi crisi richiedono anni per maturare, ma non c’è alternativa al venirne fuori Conviene quindi tenere sempre calato il ponte levatoio del nostro castello e farci catturare dalla vita con tutte le sue gioie e tutti i suoi guai.
Osservo infine come in questa stagione, oltre che allo spread, all’irpef, all’imu ed alla tarsu, non sarebbe male dedicare un po’ del nostro tempo anche ai funghi, alla polenta, alle castagne e al mosto.
In fondo, se è vero che la vita è fatta di tante piccole cose, anche una caldarrosta ben cotta può riuscire al momento giusto a suscitare allegria e a regalarci un sorriso!
Un ottobre odoroso e dolce tra castagne, porcini e palombelle!