Il Centro orvietano di vita politica Senatore Romolo Tiberi (COVIP) fu fondato il 26 novembre 2010 da un gruppo di orvietani che avevano in comune tre cose: l’amicizia, l’amore per la città e la fiducia nella razionalità della politica. L’impegno condiviso non era la politica come conquista del potere, ma la politica come riflessione e proposta per il migliore governo possibile nella situazione in atto.
Qual era la situazione in atto? Il centrodestra, come era nelle previsioni di chi sa fare i conti, aveva perso le elezioni comunali del 2009; invece il candidato proposto dal centrodestra per la carica di sindaco aveva vinto; la situazione finanziaria del comune era drammatica.
La razionalità, secondo i ragionamenti degli amici del COVIP, suggeriva una giunta tecnica, presieduta ovviamente dal sindaco eletto e sostenuta almeno da quelle che erano in quel momento le due formazioni politiche più forti sia nel corpo elettorale che nel consiglio comunale. La giunta avrebbe dovuto operare nel triennio 2011-2013, dato che la programmazione finanziaria comunale ha periodicità triennale, e avrebbe dovuto occuparsi del risanamento finanziario e della gestione degli affari comunali in modo compatibile con l’obiettivo del risanamento. La convergenza temporanea delle forze di destra e di sinistra (la politica che fu detta dei due polmoni) avrebbe dato il fiato necessario alla giunta per gli interventi indispensabili e doverosi, pesanti ma inevitabili.
La proposta del COVIP sfiorò il successo, ma prevalsero i veti incrociati ispirati dalla paura di non essere capiti dall’elettorato. Evidentemente nessuno credeva alla celebre raccomandazione di Martin Luther King: “Quando la paura bussa alla tua porta, manda la tua fede ad aprire. Non troverà nessuno.” Anche se circolarono opinioni molto triviali, voglio credere che l’elemento decisivo fu la paura.
Caduta la proposta del COVIP, gli amici rimasero uniti nella riflessione e nelle iniziative di cultura politica, ma liberi e reciprocamente rispettosi dei ruoli che ciascuno intendeva svolgere.
È ben vero che la storia non si fa con i se e con i ma, ma la storia va studiata e vanno constatati i fatti. Ebbene, il sindaco ha rimediato una maggioranza la cui coesione è principalmente determinata dalla paura delle elezioni. Si sono dovuti imporre alla città sacrifici pesanti, ma meno pesanti di quelli necessari per il risanamento. I numerosi assessori che non hanno retto all’esercizio spiacevole di amministrare senza soldi, sono diventati, con maggiore o minore stile e discrezione, critici spietati dell’amministrazione. Negli ambienti del centrodestra, ma anche in quelli di centrosinistra non ostili al sindaco, serpeggia lo scontento. Il sindaco ha brillantemente definito “triangolo delle Bermude” il chiacchiericcio acido che si concentra tra Piazza Sant’Andrea, il primo tratto del Corso e il primo tratto di via del Duomo. Lì imperversano soggetti che, come donna Prassede, hanno poche idee, ma a quelle poche sono molto affezionati. La giunta, per pareggiare un bilancio quasi impossibile da pareggiare, ha dovuto proporre elevatissime aliquote dell’IMU: una mazzata micidiale sul ceto medio. Non tutti, nella maggioranza, se la sono sentita di bere l’amaro calice, perciò la maggioranza vacilla. La giunta cerca di mettere in campo nuove idee, delle quali varrà la pena parlare, ma potrebbe prevalere la disperazione. Se la storia si facesse con i se e con i ma, ci sarebbe gusto a dimostrare che era meglio aver dato retta al COVIP.