Una recente ricerca della SDA Bocconi ha verificato ciò che da tempo sospettavo, ma non osavo dire perché non ne avevo l’autorità. Ebbene, risulta che l’appalto a privati dei servizi comunali di pulizia delle strade e di smaltimento dei rifiuti non comporta risparmi rispetto alla gestione diretta da parte dei comuni. Non solo, ma l’accordo tra comuni per appaltare a privati i vari servizi comunali non comporta le famose economie di scala. La stessa cosa avviene quando i servizi sono affidati ad aziende con capitale pubblico-privato. In altri termini, la pratica contraddice la teoria. E la spiegazione consisterebbe nel fatto che non esiste sul mercato una vera concorrenza tra imprese private.
Non serviva la Bocconi per scoprire che i gestori privati o semiprivati di servizi comunali sono dislocati sul territorio in modo tale da non farsi una vera concorrenza. Mi sono personalmente occupato di molte gare per l’appalto di servizi pubblici. C’era in genere un solo vero concorrente (gli altri partecipavano solo per finta). A volte ce n’erano due, che s’annusavano e facevano presto a mettersi d’accordo. Vale a dire che le imprese private agiscono in regime di monopolio e dettano legge, cioè spolpano i comuni fino a quanto è possibile.
È per questo che mi battei nel consiglio comunale di Orvieto per la gestione diretta dei parcheggi comunali e quando, per disciplina di maggioranza, votai per l’esperimento di una gara, ero quasi sicuro che la gara sarebbe andata deserta, grazie al fatto che il comune si era visto costretto, per esigenze di bilancio, a imporre condizioni pesanti. Se una impresa avesse partecipato e avesse vinto, avrebbe ugualmente fatto un buon affare. Ma le imprese, quando hanno a che fare coi comuni, sono ingorde e aspettano che essi abbassino le pretese. Giudiziosamente l’amministrazione comunale, una volta andata deserta al gara, non ne tentò un’altra e assunse direttamente il servizio.
Quello fu un grosso regalo che l’amministrazione Concina fece alla città.