Nella seduta del 19 ottobre, il Consiglio comunale di Porano si esprime favorevolmente all’unanimità in merito al documento predisposto dal CAL Umbria sul riordino delle Province della nostra Regione.
La convergenza del Consiglio si è registrata in particolare sulla necessità di scongiurare il disegno di riordino statale che prevede una sola provincia, Perugia, coincidente con il territorio regionale.
Ciò comporterebbe, ancora più di oggi, la marginalizzazione del nostro territorio.
Dalla discussione è emersa però la necessità, espressa attraverso un documento predisposto per il gruppo di maggioranza dal vicesindaco Marco Conticelli e pienamente condiviso dalla minoranza, di non limitare l’attenzione al problema Province ma di ragionare in una prospettiva più ampia che consenta ai territori di sviluppare interrelazioni anche con ambiti extraregionali ma affini per storia e tradizioni.
Nel documento sono state espresse inoltre perplessità per l’operato del Governo sul piano di riassetto delle Province relativamente all’interpretazione dell’art.133 della Costituzione che attribuisce alla autonoma iniziativa dei Comuni e non direttamente allo Stato la possibilità di modificare le circoscrizioni provinciali.
Segue il documento approvato
Il Consiglio Comunale di Porano, nel prendere atto positivamente del documento del CAL Umbria approvato in data 3 ottobre 2012, considera prioritaria ed urgente la necessità di aprire un costruttivo dibattito in merito alle nuove ipotesi di riforme istituzionali a cui anche i piccoli Comuni, e quindi anche Porano, unitamente alla Regione Umbria, sono chiamati a collaborare in maniera propositiva, in linea con quanto previsto dalla Carta Costituzionale e dalle Leggi vigenti.
La discussione sul documento in merito al nuovo assetto territoriale delle Province umbre non può quindi rappresentare soltanto un passaggio formale ma è anzi l’occasione di un confronto su temi fondamentali che, è necessario ricordarlo, faranno sentire i propri effetti soprattutto sui Comuni e sui cittadini in fatto di funzioni da gestire e servizi da erogare.
Le perplessità che si intendono sollevare riguardano soprattutto le norme varate in proposito dal Governo nazionale.
L’Articolo 17 della Legge 135/2012, seppur ispirato da principi condivisibili di taglio dei costi della macchina pubblica, necessari ancor più in un contesto generale di crisi come quello attuale, intacca, così come formulato, le basi democratiche e di rappresentanza sulle quali si fonda la nostra Repubblica.
Una sola Provincia, infatti, determinerebbe l’esclusione di interi territori regionali dalla rappresentanza e uno squilibrio di funzioni e ruoli tra i due soggetti Istituzionali rimasti (una Regione, una Provincia) che eserciterebbero le loro funzioni di governo sulla stessa popolazione e sullo stesso territorio.
Dal punto di vista procedurale, inoltre, non poco conto assume la discussione sul riordino delle Province.
L’art.5 della Costituzione italiana promuove le autonomie locali territoriali e l’art.133 impone che ogni ipotesi modificatoria prenda avvio dal basso “su iniziativa dei Comuni” e non dallo Stato.
L’Articolo 17 della Legge 135/2012 prevede invece una procedura che coinvolge la Regione e gli enti locali nell’applicazione dei parametri individuati dall’Esecutivo, fuoriuscendo dal procedimento indicato dall’art.133 della Costituzione.
Infatti l’iter indicato dalla “spending review” delinea un percorso precostituito dal Governo (volontà di ridisegnare le Province, fissazione dei criteri territoriali e demografici) e quindi non affatto rimesso alla libera ed autonoma iniziativa dei Comuni come contempla l’art.133.
Vengono inoltre fissati due criteri fondamentali (dimensione territoriale e popolazione residente) cui attenersi per definire le circoscrizioni provinciali; tali criteri devono essere coerenti con l’obiettivo da perseguire, cioè la riduzione della spesa pubblica.
Riduzione che può avvenire concretamente soltanto con una soppressione generalizzata superando il tentativo di salvare solo le Province che soddisfano criteri arbitrariamente prefissati.
Il progetto governativo, pertanto, si rivela manchevole proprio sotto il profilo della coerenza della differenziazione legislativa.
Su questi aspetti è recentemente intervenuta la Corte Costituzionale che, pur riconoscendo la validità dell’operato del legislatore statale in merito ai provvedimenti relativi al taglio dei costi della politica già inseriti nel D.L. 78/2010, ha ammonito lo Stato a rispettare i principi fondamentali della Costituzione posti a garanzia dell’autonomia degli enti locali territoriali.
In sintesi, situazioni eccezionali come la grave crisi economica non possono essere invocate per sospendere le garanzie costituzionali di autonomia degli enti locali.
Il documento del CAL Umbria rappresenta pertanto un valido tentativo di salvaguardare e potenziare, in particolare per la Provincia di Terni, l’assetto territoriale attenendosi ai criteri stabiliti dallo Stato.
Siamo però ancora lontani da un vero progetto riformatore che unisca gli obiettivi di revisione e riduzione della spesa pubblica con la creazione di nuove opportunità sociali, culturali e commerciali che potranno concretizzarsi unicamente attraverso una prospettiva lungimirante che rilanci il protagonismo dei territori.
Non basta quindi riordinare le Province, ma si rende quanto mai necessario e attuale un nuovo e diverso regionalismo che oltrepassi i confini permettendo ai Comuni, attraverso l’attuazione di più funzionali forme di associazionismo, di dialogare anche con territori extraregionali ma affini per storia, tradizioni e cultura.