L’Ordine degli avvocati di Orvieto ha lanciato l’ultimo dictat ai politici orvietani che non si impegneranno per scongiurare la “sciagura” della soppressione del Tribunale di Orvieto.
Questa, aggiunge il Presidente Finetti verso il quale nutro immutata stima , è e rimane, “la conditio sine qua non” per avere i consensi elettorali degli appartenenti alla categoria alle prossime elezioni.
Spiace dover prendere atto, di conseguenza, che nessun avvocato orvietano potrà votare l’UDC visto che, per il sostegno al decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, questo partito si è chiaramente espresso sia attraverso chi scrive sia, meno modestamente, attraverso il Presidente Casini che ha risposto a una domanda diretta sul caso del Tribunale di Orvieto formulatagli in occasione del convegno dell’ Acli svoltosi in città la scorsa settimana.
Credo che le forze politiche debbano tornare ad esercitare la propria leaderschip sulle scelte nazionali abbandonando quella sorta di followschip con cui, da troppi anni, si genuflettono acriticamente sia alle pressioni, ai condizionamenti e ai ricatti delle lobby di ogni categoria sia ai diffusi campanilismi.
Gli Ordini professionali sono stati concepiti in un epoca della storia d’Italia per ragioni che , al giorno d’oggi , trovano assai scarse giustificazioni e non sono banalità le ragioni di chi vorrebbe , anche in coerenza con le politiche comunitarie, abolirli o modificarli radicalmente.
Sono invece completamente in accordo con l’avvocato Finetti quando denuncia la doppiezza di quelle forze politiche o dei rappresentanti delle istituzioni che pubblicamente appoggiano la protesta per suscitare e cavalcare il sentimento popolare, mentre nella realtà hanno sottoscritto e già votato in parlamento i provvedimenti contestati.
Almeno in questo, gli avvocati orvietani, ci daranno atto della nettezza e della chiarezza assunta dall’UDC.