SORIANO NEL CIMINO–Imponente. Una signora che domina, dall’alto della sua maestosità rinascimentale, l’intero Comune di Soriano nel Cimino. All’origine residenza estiva di papa Nicolò III, successivamente Istituto di pena per gli ergastolani. Il Castello Orsini sulle pagine del noto quotidiano inglese “The Sunday Times”; a fare visita al piccolo centro dei Cimini il giornalista inglese ed ex corrispondente dall’Italia di Reuters, nonché autore del libro “I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia”, John Follain.
Una vera e propria visita guidata all’interno del castello Orsini a cura di Paolo Berti, uno tra i 19 educatori sociali per adulti, all’interno del carcere dal 1979 al 1995, e del vice sindaco Alessandro Troili.
“Il Demanio ci ha assicurato – ha spiegato il vice sindaco Troili – che il castello Orsini rientra tra i beni previsti dai piani di valorizzazione del Demanio, e pertanto non è in dismissione. L’impegno che si prenderà il Comune è incentrato sulla sua valorizzazione che dovrebbe prevedere la possibilità ad investitori privati di utilizzare il corpo centrale, mentre la parte esterna rimarrà zona pubblica e, quindi, di utilizzo del Comune e delle associazioni culturali. La sua storia scriverà una pagina del Sunday Times; questa è indubbiamente un’opportunità importante per far conoscere il nostro amato centro anche all’estero”.
Il castello Orsini di Soriano nel Cimino nacque nel 1277 come residenza estiva papale per Nicolò III Orsini. Passò sotto la proprietà del Demanio nel 1850 facendolo diventare, nel 1868, un carcere. Dismesso e riaperto, nel 1870, divenne un istituto di pena per gli ergastolani.
Composto da 40 stanze, tra alloggi, servizi e lavorazioni. Tra i tanti ergastolani ha visto vivere nelle proprie celle detenuti celebri come Pisciotta (famoso traditore di Salvatore Giuliano). Tra il 1980 e il 1981 fu soggetto a un sopralluogo da parte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che ordinò, da quel momento, un rinforzo massiccio della struttura; 7-8 mesi dopo Paolo Borsellino visitò il Castello Orsini a Soriano nel Cimino.
“Al piano terra – ha spiegato Paolo Berti – la sala di ricevimento è rimasta intatta come all’origine. Al primo si trovano i servizi, mentre il secondo piano era riservato ai mafiosi. Ricordo, in queste stanze, tanta sofferenza anche perché, alcuni di loro, erano ladri di mele e di polli. Vale a dire persone che rubavano il minimo indispensabile per poter mantenere la famiglia”.
La fortezza, costruita in peperino, pietra locale vulcanica, è rimasto all’interno come lo era trent’anni fa; per questo, l’amministrazione comunale, sta pensando a un piano di riqualificazione in linea con le risorse economiche disponibili e a sostegno delle attività culturali.