E’ morto il professor Giuseppe Cirenei.
Il primo dolore è quello di aver letto le affissioni con due giorni di ritardo e non avergli potuto dare l’ultimo saluto, di non aver potuto condividere la tristezza con la professoressa Giovannina.
Poi, superata la prima emozione il dolore è quello di chi perde una persona a cui eri affezionata, una persona che aveva fatto parte della tua vita nel momento particolare dell’adolescenza, una persona che ti aveva dato tanto e che ti aveva in qualche modo aiutato a diventare ciò che sei.
Il dolore di aver perso il miglior insegnante che abbia mai avuto, ma anche la gioia di averlo sempre detto a tutti, quando era in vita, perché oggi che non c’è più sarebbe troppo facile dirlo.
La grande gioia di averlo detto a lui, dopo tanti anni e l’emozione di sentirlo rispondere, con gli occhi lucidi, che quell’affermazione ripagava un’ intera vita di insegnante, che per una sola persona che diceva una cosa simile, era valsa la pena spendere tanti anni nella scuola.
Mi ricordo tante cose di Lei, professor Cirenei.
La sua immensa cultura formatasi in seminario, le sue scarpe a punta stretta quando tutti le portavano squadrate, il suo immancabile vestito (mai uno spezzato), i suoi capelli già bianchi, il suo sorriso, le sue battute, le sue prese in giro verso qualcuno dei miei compagni di scuola, il suo accettare le battute di risposta, quando erano garbate e soprattutto intelligenti.
Mi ricordo tante delle sue lezioni, tante frasi che ancora cito, dopo più di trent’anni, come aneddoti.
Non voglio farle un elogio funebre professore, voglio salutarla perché non l’ho fatto sabato mattina.
Arrivederci professore.