Fare della ironia di bassa lega rispetto alla proposta di scioglimento del Crescendo avanzata in sede di Assemblea dei soci da parte del Sindaco di Orvieto denota grande miopia politica, soprattutto perché la questione è talmente seria e complessa che deve essere affrontata con atti e fatti concludenti nelle sedi deputate. Sappiamo bene, come lo sa ancora meglio il Sindaco di Orvieto, che lo scioglimento del Crescendo può avvenire solamente attraverso una decisione presa all’unanimità dall’Assemblea; ma sappiamo altrettanto bene (e lo sanno anche i Sindaci del PD) che così le cose non possono continuare e che da qui a pochissimo il Consorzio sarà prossimo al fallimento. Sarebbe troppo facile ricordare quanti milioni di euro di debiti verso le banche ha accumulato il Consorzio nel corso di questi anni; così come sarebbe ancora più facile fare l’elenco di tutti quegli ettari di aree che dovevano diventare produttive e che, invece, sono miseramente vuote e vengono usate per le gare di ruzzolone. Leggere, come hanno scritto i Sindaci del PD, che la colpa del mancato sviluppo delle aree produttive debba essere ascritto a Storace fa sbellicare dalle risate: non solo perché ha governato la Regione Lazio fino al marzo del 2005, ma soprattutto perché Storace, a differenza degli amministratori del Crescendo, ha lavorato per creare sviluppo ed occupazione nei territori della propria Regione. Se, al contrario, il Consorzio non ha raggiunto il proprio scopo, sarà necessario cercare di capire il perché, senza dare responsabilità ad altri solo perché – come avviene sempre a sinistra – occorre trovare un capro espiatorio. Non avere il coraggio e la forza di discutere seriamente del futuro del Crescendo significa mettere la testa sotto la sabbia ed aspettare che qualcuno (Regione) tolga le castagne dal fuoco: è la solita logica pavida ed assistenzialista che amministratori responsabilinon possono più accettare. Di fronte ad una situazione così fallimentare, non si può e non si deve fare strumentalizzazione e polemica politica: quello che oggi va fatto è una seria assunzione di responsabilità e fare tutto il possibile affinché le milionarie esposizioni debitorie contratte dal Consorzio nel corso di questi anni non ricadano sui consorziati. Cercare in maniera dilettantesca e puerile di scaricare le responsabilità sul Comune di Orvieto non fa onore ai Sindaci del PD, soprattutto per chi conosce la storia dei terreni ubicati a Bardano. E’ una storia fatta di destinazioni urbanistiche, di attuazioni pubbliche, di espropri: in buona sostanza, è una storia complessa e non può essere banalizzata dicendo che “il Comune di Orvieto da un paio di anni (falso, la pratica è dell’agosto 2011) di fatto impedisce di investire sull’area industriale di Orvieto”. Quando mai un Comune può impedire di fare investimenti ad un soggetto (Consorzio Crescendo) che ne ha titolo? Non sarà mica che l’impedimento a fare la lottizzazione è imputabile alle indisponibilità economiche e finanziarie del Consorzio? Per non passare da fessi, ricordiamo che l’investimento relativo ai terreni di Bardano venne effettuato su un’area ad attuazione pubblica. Se oggi il Consorzio non ha i soldi per lottizzare quell’area e chiede che la stessa area venga portata ad attuazione privata per sperare che arrivi qualche privato, denota in maniera palese il fallimento progettuale ed imprenditoriale del Crescendo. Gli stessi Sindaci del PD nel loro comunicato stampa parlano di mancato coinvolgimento dei privati. Ma se sono stati proprio loro, attraverso una modifica statutaria del 2008, ad impedire l’ingresso nella compagine sociale dei soggetti privati. La ciliegina sulla torta i Sindaci del Pd l’hanno messa quando affermano che il Consorzio ha investito 4 milioni di euro nell’immobile ex Mabro: i Sindaci del PD, senza mezzi termini, ci dicono che il Crescendo – nato come strumento per attrarre imprese e creare occupazione – avrebbe speso 4 milioni di euro di soldi pubblici solo per fare compravendita immobiliare e per allocare due attività commerciali. Scusate, ma se queste sono le modalità con le quali si è proceduto a fare impresa in nome e per conto del Crescendo, crediamo che sia giusto procedere allo scioglimento. Di fronte alle tantissime criticità che vive il Consorzio e di fronte ai rischi concreti di default, non vorremmo che la strenua difesa fatta dai Sindaci del PD abbia come fine principale quello di provare a disegnare un puzzle fatto di poltrone e presidenze. Ormai lo sanno tutti che tenere in vita il Consorzio significa nominare il nuovo CdA, con la relativa presidenza. Va bene, Sindaci del PD: se proprio volete tenerlo in vita fate pure (avete una grandissima maggioranza in Assemblea), ma almeno nominate un Presidente che non sia un burocrate di partito.
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