Marco Pigozzi è il cittadino che ha firmato la lettera che pubblichiamo, inviata al direttore generale della ASL4 Vincenzo Panella, alla direzione sanitaria dell’ospedale di Orvieto, al tribunale dei diritti del malato ed alla stampa.
Il nostro augurio è che il caso presentato sia eccezionale, seppure il metodo raccontato dallo scrivente, che “dopo le 14,00 il personale sanitario di sala operatoria (anestesisti) finisce il servizio ed è disponibile solo per le urgenze”, è foriero di altri simili situazioni e mortifichi il nostro ottimismo.
Segue la lettera.
Con la presente, porto alla sua attenzione , quanto accaduto presso l’ospedale di Orvieto.
– Per la data del 11/09/12 a mia moglie, era stata programmata una operazione in laparoscopia, presso il reparto di ginecologia dell’Ospedale di Orvieto
– Alle ore 07,00 del giorno 11/09/12 e dopo preparazione domiciliare effettuata il giorno prima (clistere), ci presentiamo al reparto, e mia moglie viene fatta accomodare in stanza.
– Ore 07,30, faccio il ricovero presso il front-office del pronto soccorso.
– Ore 08,00, la prima paziente inizia a scendere in sala operatoria, fino ad arrivare alle ore 11,20 quando scende la terza paziente.
Nel frattempo, mia moglie, viene preparata per essere operata ( aghi in vena, catetere inserito e divisa).
Alle ore 13,10 circa, tra mugugni e tanto imbarazzo, vengo chiamato in una stanza dal Primario del reparto e il chirurgo che avrebbe dovuto operare mia moglie.
Scusandosi anticipatamente, mi viene riferito che non sarebbe stato possibile effettuare l’operazione, e per cui la stessa sarebbe stata rinviata al 13/09/12.
Chiedo se ciò fosse stato causato da urgenze, e mi viene risposto di no, la causa del rinvio che mi viene riferita era dovuta all’insufficiente tempo residuo, perché dopo le 14,00 il personale sanitario di sala operatoria (anestesisti) finisce il servizio ed è disponibile solo per le urgenze.
Tengo a precisare, sempre da quanto riferitomi, che il chirurgo che avrebbe dovuto operare mia moglie, era pronto alle 12,30.
Riflessioni:
1) A chi vanno addebitati i costi di ricovero e degenza di mia moglie?
2) Questi sono i servizi che offrite a utenti/clienti che risiedono fuori regione e che tanto ricercate per motivi di budget?
3) Se alla base di questo disservizio, Dott. Panella, ci fosse un mero motivo di carattere economico, la cosa susciterebbe un’ ulteriore riflessione, ed quella per cui, Dott. Panella, è Lei e l’azienda ospedaliera che rappresenta al servizio del cittadino e non viceversa, cosa che negli ultimi tempi, questo principio basilare, sembra sempre venir meno rispettato.
Con la speranza, che la sua macchina (dis)organizzativa non abbia più di questi problemi, le auguro buon lavoro.