Ogni posto, di notte, ha i suoi rumori.
Il suono di New York è diverso da quello di Barcellona e quello di Ibiza è diverso da quello di Siena.
Il suono tipico di Orvieto, di notte, a parte i rintocchi del Moro, è quello dei passi di chi , attraversando le sue vie , innesca quell’inconfondibile risonanza dovuta agli echi prodotti dalle cavità sottostanti il pianoro rupestre che ne amplifica il suono.
Se non ci fosse il buon senso a prevalere si potrebbe emanare un’ordinanza comunale che imponga , di notte, l’uso di calzature dalle suole di gomma e , tra i lavori pubblici da programmare, proporre il riempimento delle cavità tufacee con massicce quantità di schiuma espansa riducendo così di molto i decibel del fastidioso fenomeno.
Non esiste molto altro che possa disturbare la quiete di coloro che , specie in estate, riposano oltre le prospicienti finestre utilmente spalancate a disperdere l’eccesso di calore e di radon.
Tuttavia qualcosa di nuovo si è insinuato a rovinare questo riuscito esempio di conservazione dell’Orvieto medioevale quando la notte e il buio suscitavano solo paura e silenzio.
Un buon numero di ragazzi e di ragazze hanno preso la stampalata abitudine di tirare troppo a lungo le serate intrattenendosi a bere e ascoltar musica in alcuni locali cittadini. Loro hanno erroneamente pensato che anche qui, come avviene nel resto del mondo, si potesse fare ma non hanno considerato la sottile differenza che passa tra una città a timida vocazione turistica e una città museo.
E qui torniamo alla politica. Cari giovani orvietani scendete in campo o perlomeno pretendete che nei prossimi programmi elettorali i candidati a sindaco dicano come vogliono organizzare la città di notte.
E’ banale ma , nell’epoca in cui viviamo, la notte non rappresenta più soltanto il tempo del riposo o solo quello del divertimento.
La notte, nella maggior parte dei Paesi evoluti, non è più quella metà del giorno in cui i diritti civili e le libertà individuali vengono sospese, di notte si può lavorare, si può studiare e andare in biblioteca, entrare in un bar , acquistare beni e servizi, incontrare persone ed altro.
Chi amministra la città non ha il compito di vietare e impedire, ha anzi il dovere di facilitare, consentire e regolare specie se , come a Orvieto, della accoglienza e della tolleranza dovremmo fare le basi per un rilancio economico e culturale.
Ma mi rendo conto che chi amministra ora fa persino fatica a organizzare la città di giorno figuriamoci organizzarla di notte.