”Quello di voler salvare l’Italia ad ogni costo è stato sempre il vizio degli italiani di ogni tempo. Bisognerebbe concepire dei cartelli da affiggere nei luoghi pubblici con su scritto: ”Vietato fumare e salvare l’Italia”. (Candido 15-12-1945).
Sempre sullo stesso numero era riportata una riflessione del marchese di Granada, ambasciatore di Spagna che assicurava come l’Italia fosse “il più bel paese del mondo, nel quale ognuno s’arricchisce con il mestiere che sa fare di meno!
A parte il sale e il sapore della battuta l’affermazione non sembra, come si dice in tribunale, manifestamente infondata, anzi si ha l’impressione che dalla manìa di salvare l’italia “in toto” ne stiano derivando quelle più circoscritte, ma non meno impegnative e parimenti coltivate, di voler salvare la propria Regione, la propria Provincia, il proprio Comune e, via via, giù giù fino alla propria Frazione, Bivio o Vocabolo mentre qualcuno più coraggioso si propone addirittura di salvare la propria etnia e le proprie radici.
Tutto più che legittimo, anzi, direi nobile. Infatti se da una parte c’è il Tiranno, il Prepotente, l’ Incompetente, il Mariolo, è giusto che dall’altra si proponga un Liberatore, un Giusto, un Preparato e un Onesto, insomma un Galantuomo disposto a combatterlo e, una volta cacciatolo e prèsone il posto, dimostrare ai governati come si pratica davvero il Buongoverno.
Ma attenzione. Non c’è peggior handicap per l’ uomo politico che aspira a salvare qualcosa, fosse anche il suo Comune, di quello di essere valutato e stimato solo perché è un galantuomo, magari colto e che sa disputare su Hegel, Lucrezio o Averroè o che conosce a memoria la “lex Menenia Sextia”, ma conosciuto solo come un galantuomo.
Per un galantuomo la carriera politica ha difficoltà anche ad iniziare. Di solito il politico è titolato con molti appellativi, insomma è molte cose, e spesso contrastanti, messe insieme. Quello ideale dovrebbe essere un galantuomo astuto. Non è facile.
Comunque la figura del “salvatore”, che è il “nuovo”, che è il “qualcuno che prima non c’era”, è necessaria se non altro perché dà forma alle speranze dei governati. Così come lo è per chi crede di essere titolare di un’ anima parimenti è necessaria quando la vita quotidiana viene turbato dalle angherie del Palazzo. Si tratta in sintesi di contrapporre un galantuomo astuto a un prepotente o incapace che sia, magari più astuto di lui, e sperare nella vittoria del primo.
Ma dato che in questo tipo di questioni da soli poco lontano si va si rende spesso necessaria la formazione di coalizioni su coalizioni.E fin qui nulla di strano
Difatti la storia, piccola o grande che sia, è piena zeppa di Leghe, di Unioni, di Intese, di Patti e di Coalizioni. Per sconfiggere Napoleone ce ne vollero sette. Il Nazismo fu eliminato da una miriade di liberatori, tutti però alleati e tutti aventi nel mirino lo stesso obiettivo.
Ma in politica le cose vanno in modo diverso. Si formano cioè delle coalizioni e si distinguono perché alcune si ritengono investite della missione di rovesciare il Tiranno mentre altre si ergono a strenua difesa del medesimo. Oltre ai coalizzati vi sono poi i salvatori solitari, quelli che capeggiano le cosiddette “Liste per,…qualcuno o per qualcosa” e che si proclamano alternativi a tutto il resto. Insomma i salvatori sono più di uno e ciascuno grida all’altro: “ La Novità sono io”.
Concludo queste divagazioni di fine estate, stese così tanto per combattere l’ultima calura, con un appunto banale quanto volete ma attuale.
E’ cosa nota come per molti la politica sia diventata la professione della vita, ma l’aspetto curioso è che al contrario degli altri professionisti i quali per aprire uno studio debbono prima risolvere quiz, affrontare test selettivi, prove attitudinali, frequentare università e scuole di specializzazione, superare esami, discutere tesi, conseguire abilitazioni e praticare tirocini, e poi affittare lo studio, attrezzarlo e munirlo di segretario o segretaria, il politico professionista si giustifica affermando e ribadendo che per lui la politica è stata sempre una grande passione, che gli è costata tanta gavetta e che ha dovuto seguire la sua strada, quasi fosse una “chiamata” pur sentendosi gravato da pesanti responsabilità, perché è il popolo che l’ha voluto e continua a volerlo e in democrazia non si può andare contro la volontà del popolo!
E questo contribuisce, almeno in parte, a spiegare la modesta qualità del mercato e l’età medio alta del parco candidati.
Comunque noi (cioè io e quei quattro che ancora mi seguono e mi approvano), noi abbiamo fiducia che un salvatore arrivi, anzi siamo certi che ne arriverà più di uno: qualcuno sarà brillante e farà capolino tra la selva degli anni, qualche altro si muoverà a fatica perché troppo intralciato già da se stesso, infine una donna che alcuni giudicheranno come la novità che il momento richiede, altri, e giustamente, per quello che sembra valere e per quello che se ne sa al momento che si propone.
Il salvatore che sarà riuscito a piantare la sua bandiera ad esempio sul balcone del Palazzo del Comune avrà diverse cose da salvare subito.
Dal dipendente comunale che vuole che qualcuno gli salvi il posto di lavoro nonostante la spending review, al cittadino che vuole salvare ad ogni costo il suo posto macchina sotto casa, al giovani che vogliono salvare il proprio diritto a vivere di notte, a sentire la musica, a bere e a fare la pipì dove capita anche perché essendo Orvieto una città turistica giustamente non dispone di servizi igienici pubblici, dovrà infine salvare il sonno dei cittadini che hanno lavorato tutto il giorno e di quelli che sono malati o avanti negli anni e ai quali il dormire fa meglio di una medicina
Insomma di cose da salvare ce ne saranno e di salvataggi il salvatore ne avrà da fare. Speriamo almeno che sappia nuotare e bene,…!