Credo che possano bastare un altro paio di giorni e vedrete che le “strutture piramidali” d’epoca etrusca rinvenute ad Orvieto la scorsa estate saranno state originariamente delle rampe di lancio verticali per navi aliene, una sorta di silo, e finalmente avremo svelato anche il “mistero” dell’origine degli Etruschi. Questa è in effetti la sola ipotesi che ancora manca all’appello fra le tante che si sono susseguite in questi giorni sui media, cartacei e non. Capisco le necessità che taluni giornalisti hanno (la “costruzione” della notizia), capisco anche che il pubblico ha bisogno sempre di più di titoli forti, che lo sveglino dall’apatia che deriva dalla risposta alla mole di informazione che lo bombarda ogni giorno, capisco tutto ma…bisogna anche cercare di capire chi lavora seriamente in archeologia e vorrebbe controllare con rigore scientifico (la medesima serietà che è uno dei pilastri portanti per una professione non facile) quello che viene proposto al grande pubblico, il quale, alla fine dei conti è il fruitore ultimo. E proprio per rispetto verso il lettore che mi sembra utile chiarire una serie di punti, parlando in prima persona ed eliminando quel virgolettato che, in alcuni casi, sembra non essere stato digerito a fondo. Nei mesi di Giugno e Luglio 2012 si è svolta la prima campagna di scavo archeologico in una delle innumerevoli cavità che costellano il sottosuolo della città di Orvieto. La fondazione per il Museo C. Faina ha ottenuto la concessione ministeriale, il cui organo periferico ha seguito i lavori, la direzione scientifica è stata affidata al prof. D.George del S. Anselm College del New Hampshire ed al dott. Claudio Bizzarri, del PAAO (Parco Archeologico e Ambientale dell’Orvietano). Il proprietario e Speleotecnica s.rl. hanno assicurato gli aspetti logistici. La cavità n. 254, seguendo la numerazione data in occasione di uno dei primi grandi censimenti attuati negli anni ’80, è una grotta artificiale piuttosto articolata, collocata sotto proprietà privata. Un settore della grotta è stato interessato da operazioni di scavo stratigrafico in quanto, lungo due delle pareti del vano quadrangolare, si potevano leggere dei gradini ricavati direttamente nella roccia. Dopo aver rimosso strati d’epoca post-antica, è stato individuato un livello di frequentazione d’epoca etrusca, che ci informa sulla cronologia di riempimento della cavità: la metà del V secolo a.C. Fra i materiali recuperati è da notare una grande quantità di bucchero grigio (coppe frammentarie in massima parte), laterizi e contenitori di grandi dimensioni, elementi che indicano un contesto urbano di superficie. La cavità ha una forma a tronco di piramide, un elemento che, per ora, non ha paralleli in Etruria ma che ben si accorda con una situazione di carattere abitativo. Questa è la descrizione dello scavo ridotta all’osso, ma che era necessaria per frenare una indigestione di notizie in parte vere ed in parte frutto di fantasia: ad Orvieto ci sarebbero infatti le prime ed uniche piramidi etrusche fra le quali si aggirano le ombre dei cavalieri dell’Ordine Templare. Nei giornali on-line locali continuano ad essere reperibili le notizie più accurate e corrispondenti al vero. In molti casi bisogna stare coi piedi per terra, in questo caso addirittura sottoterra.
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