Non so quanto interessi ai concittadini la diatriba sulle commissioni comunali. Credo che interessi ben poco. Tuttavia il popolo è giustamente curioso e immagino che si domandi perché il consigliere Gialletti sia tanto risentito. Sta perdendo la presidenza di una commissione comunale che si occupava di urbanistica e di lavori pubblici; ma farà parte di diritto di una commissione che si occuperà anche di lavori pubblici e di urbanistica. Verrà a conoscenza degli affari di competenza del consiglio comunale esattamente come prima e potrà esprimere il suo parere esattamente come prima. E il suo parere varrà esattamente come prima: molto se sarà condiviso dalla maggioranza dei consiglieri comunali, poco o nulla se non sarà condiviso. Non sarà lui a decidere la data e l’ora della riunione della commissione e ad aprire la discussione e a dare la parola; ma anche da presidente, se avesse convocato la sua commissione quando non fossero stati disponibili i rappresentanti della maggioranza, gli sarebbe mancato il numero legale e avrebbe parlato ai muri. E quanto al dare e togliere la parola, non so quale gusto si provi, ma so che nelle commissioni ogni consigliere parla quanto gli pare.
Non vedo pertanto lesioni alla democrazia. La democrazia si basa sul confronto dialettico tra rappresentanti del popolo liberamente eletti. Normalmente (ma nessuna legge al mondo lo rende strettamente obbligatorio) i rappresentanti del popolo si collocano nella maggioranza o nell’opposizione e si confrontano da opposti schieramenti. Pare che ci sia più gusto a stare in maggioranza. Quanto a me, sono stato in minoranza per quindici anni e sono sopravvissuto, anzi, mi sentivo più rilassato. Sopravviverà anche il mio amico Evasio.