Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Pier Luigi Leoni
Caro amico, così ti rispondo …
Franco Raimondo Barbabella
Il Grande Fratello
Ci sono tanti poteri che accumulano dati e possono usarli a loro piacimento anche se l’ipocrisia dominante produce tonnellate di carta per onorare norme sulla privacy tanto meticolose, pignole, addirittura demenzialmente dettagliate quanto ignorate nei fatti, trascurate, considerate un orpello inutile. Le agenzie pubblicitarie, intrufolandosi nella vita privata violata dei consumatori, possono scegliere con grande precisione i loro target. Con le intercettazioni telefoniche a raffica chiunque, anche non indagato, può essere sorpreso in una conversazione privata o intima. Con il commercio online, i dati personali vengono messi a disposizione dei malintenzionati. Non esiste forse il Grande Fratello, ma esistono tanti fratellini che spiano, origliano, controllano, riferiscono, immagazzinano dati. E tutto questo viene retto da una nuova ideologia sempre più diffusa e morbosa: l’ideologia della trasparenza. [Pierluigi Battista]
P. Ci manca solo che inventino la macchina che legge il pensiero. Quando si saprà tutto di tutti sarà inutile spettegolare, sarà impossibile imbrogliare e nessuno s’innamorerà. Solo i matti, beati loro, faranno eccezione.
F. Allora sai che noia per un bel po’ di orvietani! Però, se dalla noia si salveranno solo i matti, a occhio e croce non dovremmo essere poi così preoccupati, non credi?
Il redditometro
Il redditometro servirà a scovare gli evasori confrontando il reddito dichiarato dal contribuente con il suo tenore di vita, letto attraverso una serie di voci “spia”; non solo la barca o la macchina di lusso, ma anche le spese per la colf, per il cellulare, per l’asilo o l’università dei figli, fino all’abbonamento in palestra, alla parcella del veterinario, alle donazioni alle onlus. [Lorenzo Salvia e Isidoro Trovato]
P. Si complica la vita dell’evasore. Ma non basta, perché i ricchi più svegli troveranno sempre rifugio all’estero e nei giochi delle società anonime. L’evasione dell’imposta progressiva sul reddito esplose quando fu abolita l’imposta comunale di famiglia. Secondo un’antica tradizione, chi non era solo di passaggio sul suolo dello Stato, doveva avere una residenza e pagare al Comune un’imposta in base al tenore di vita. La fame di potere e di denaro dei governanti nazionali distrusse un meccanismo riequilibratore che era stato affinato nel corso dei secoli. Ciò contribuì, più di quanto solitamente si pensi, allo sfascio dei Comuni e dello Stato.
F. Premesso che per me, che come te sono contribuente obbligatoriamente virtuoso, l’evasione fiscale è un delitto contro lo Stato (e contro di me e gli altri che pagano) e che perciò i provvedimenti antievasione sono benedetti, non ho difficoltà a manifestare il mio più convinto scetticismo sulla volontà politica di fare una lotta sistematica ed efficace all’evasione. La ragione è semplice e presto detta: si possono adottare anche le tecniche più raffinate, ma se la pressione fiscale è troppo alta, se tutto sembra spingere il cittadino ad essere più furbo che responsabile, se il corrispettivo delle tasse in servizi resi è così scadente, se gli esempi di tolleranza per i grandi fenomeni di evasione fanno il paio con le folate dei controlli una tantum, che cosa ci si può aspettare? Io sinceramente penso che ci si può aspettare solo che la stragrande maggioranza delle entrate dello Stato sarà assicurata da stipendi, salari e pensioni. Come è avvenuto finora. Gli Enti locali? Se dobbiamo stare a ciò che vediamo, dobbiamo dire senza peli sulla lingua che fanno parte di un sistema che in primo luogo difende se stesso, fregandosene altamente se ci sono cittadini che non ce la fanno e naturalmente delle regole fondamentali dellìequità.
Chi comanda, i politici o i funzionari?
I segretari di ciascun consiglio e gli altri funzionari non saranno eletti che per quattro o cinque anni al più, e se si ponga al fianco del segretario un secondo segretario a condividerne il lavoro, si avrà una barriera contro l’influenza degli impiegati. Infatti gli impiegati, avendo acquisito per pratica una grande esperienza degli affari, fanno sentire più di quanto occorre il loro parere, sì da divenire i veri padroni.[Baruch Spinoza]
P. Come si può constatare, Bassanini non ha inventato niente. Nello Stato e negli altri enti pubblici, si confronteranno sempre due caste: quella dei politici e quella dei funzionari. Sia quando litigano, sia quando vanno troppo d’accordo, per i cittadini sono guai. Nel Comune di Orvieto, non litigano e nemmeno vanno troppo d’accordo. Ma sono guai lo stesso.
F. Certo, si può dire con fondamento che fin dalla sua nascita lo stato moderno non può fare a meno dei funzionari e che, se non vi sono accorti contrappesi, essi tendono a prevaricare il potere legittimo. Però una cosa è l’epoca dello stato assoluto, altra quella della democrazia: nel primo caso il sovrano poteva rimuovere i ministri quando e come voleva, mentre nel secondo si devono seguire procedure prestabilite che garantiscano almeno in teoria dagli arbitri di chi al momento detiene il potere. Però nell’un caso e nell’altro il rapporto è positivo e produce cose buone solo se chi comanda e chi esegue i comandi ha perizia adeguata e qualità morali ed intellettuali elevate. E così torniamo al punto di sempre: il sistema di scelta delle classi dirigenti. Nello stato assoluto, se i funzionari sono scadenti o inadeguati al compito e però restano al loro posto, non vi è dubbio che è colpa del sovrano. Ma nel regime democratico, se si ha la medesima situazione, c’è la colpa di qualcuno? E, nel caso, di chi è? Evidentemente non può essere altro che di chi è stato scelto per governare. Poco importa sapere se si litiga o si va troppo d’accordo, perché l’unità di misura sono i risultati. E se i risultati sono i guai, allora …