Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Franco Raimondo Barbabella
Caro amico, così ti rispondo …
Pier Luigi Leoni
Vivremo una fase di nuovo realismo?
“Quello che chiamo ‘nuovo realismo’ è infatti anzitutto la presa d’atto di una svolta. L’esperienza storica dei populismi mediatici, delle guerre post 11 settembre e della recente crisi economica ha portato una pesantissima smentita di quelli che a mio avviso sono i due dogmi del postmoderno: che tutta la realtà sia socialmente costruita e infinitamente manipolabile, e che la verità sia una nozione inutile perché la solidarietà è più importante della oggettività. Le necessità reali , le vite e le morti reali, che non sopportano di essere ridotte a interpretazioni, hanno fatto valere i loro diritti, confermando l’idea che il realismo (così come il suo contrario) possieda delle implicazioni non semplicemente conoscitive, ma etiche e politiche.” (Maurizio Ferraris)
F. Con queste parole mirabilmente chiare Maurizio Ferraris, ordinario di Filosofia teoretica nell’Università di Torino, introduce il suo recentissimo libro “Manifesto del nuovo realismo” (Laterza, marzo 2012). Non è solo una posizione personale. Chi avesse ascoltato al XII° “Festival Filosofia”, tenutosi qualche giorno fa (14-16 settembre) con una incredibile partecipazione di pubblico di ogni età a Modena-Carpi-Sassuolo, ad esempio le lezioni magistrali di Massimo Cacciari, di Carlo Sini o di John Searle, avrebbe percepito con nettezza che questo orientamento ‘realista’ è presente in diverse università e ambienti culturali. Io ne sono lieto, perché ritengo che questo sia un sano antidoto non solo all’arroganza del dogmatismo in generale, ma anche alla superficialità presuntuosa delle infinite forme di ignoranza, presenti in ogni dove, indotte dal ‘virtualismo’ che ha connaturata l’idea che tutti possono fare tutto e hanno comunque il diritto di dire sempre e comunque le più emerite sciocchezze. Come vedi, caro amico, sono piuttosto lontano dal ‘costruttivismo’ che spesso mi rimproveri.
P. La mia natura reazionaria (in senso buono, spero), di fronte alla tua giusta soddisfazione per la svolta verso un nuovo realismo, mi fa tornare in mente ciò che affermava Ghoete in merito al fatto che tutte le cose intelligenti sono state già dette, e si tratta solo di dirle di nuovo. Perciò chiamo a testimone di questa constatazione il mio amato filosofo contadino Gustave Thibon il cui testo fondamentale, che risale al 1939, s’intitola appunto “Ritorno al reale”. Senti un po’ che diceva dei politicanti ambiziosi questo saggio pensatore: «Il signore vandeano che, invece di svolazzare a Versailles, si occupava del suo feudo natale, l’artigiano che faceva un capolavoro e diveniva maestro della sua arte, servivano la comunità meglio di qualsiasi ambizioso dei nostri giorni che guasta lo spirito delle folle per entrare in parlamento. Quella pseudo-élite che si serve del proprio ambiente primitivo come di un trampolino per raggiungere potere ed onori, ha perso lo spirito di comunità e tende, con il suo esempio, a rovinarlo nelle masse. Il popolo ha bisogno di “animatori” che lo sostengano e lo rappresentino dall’interno, e non di “conduttori” che lo manovrino e lo sfruttino dal di fuori.» È questo realismo che ci fa comprendere gli scandali della Regione Umbria, della Regione Lombardia e, attualissimi, quelli della Regione Lazio.
La “Santa Alleanza”
“In questo tramonto di Concina e della sua resistibile armata il Partito Democratico, il tanto deprecato Partito Democratico, svolge un ruolo fondamentale checché ne scrivano alcuni commentatori tutt’altro che disinteressati. Fondamentale perché utilissimo e indispensabile ad un progetto di “Santa Alleanza” né di destra né di sinistra: un terzo luogo verso cui precipitano un po’ tutti, siano essi antichi o moderni. Dal punto di vista di un ben rappresentato gruppo del PD (che si pensa maggioranza) – schema A – , la “Santa Alleanza” è utile per sostituire il vecchio blocco cattolico moderato (dentro al quale, in precedenza, riusciva a trovare rappresentanza anche una parte della borghesia cittadina) con un altro cartello sociale ed elettorale deluso dall’attuale sindaco e dal PDL. Ma cambiando prospettiva, cioè mettendosi nei panni dei sottoscrittori della “Santa Alleanza Civica e Perbene” – schema B – , il PD è solo un autobus: ci si sale, ci si accorda con il conducente e si va ora di qua, ora di là con un marchio ancora riconoscibile.” (Anna Rita Mortini e Marco Moscetti)
F. È la tesi 3 di un lungo documento (11 tesi) che i due consiglieri del PD hanno dedicato alla situazione di Orvieto con intenti sia di analisi che di proposta. Ti confesso che non ci ho capito un granché. Mi spiego. A parte altri aspetti (ad esempio “vecchio blocco cattolico moderato” ed “altro cartello sociale ed elettorale”), soprattutto non capisco che vuol dire “Santa Alleanza”. Io so che essa fu fondata per sconfiggere Napoleone I ed era questo: “Dichiarazione politica, poi sistema politico che regolò la vita dei principali Stati europei dal 1815 al 1830. La dichiarazione, firmata a Parigi il 26 settembre 1815 da Alessandro I di Russia, Federico Guglielmo I di Prussia e Francesco I d’Austria, fu voluta dallo zar e affermò il principio che i tre sovrani, rappresentanti delle confessioni ortodossa, protestante e cattolica, dovevano restare sempre uniti come fratelli e governare i popoli con paterna sollecitudine per alimentare in essi lo spirito di fratellanza evangelica e l’amore della religione, della pace, della giustizia.” So che cos’era ieri, ma mi sfugge questa applicazione all’oggi e in particolare ad Orvieto. Che si tratti della vecchia cultura ermeneutica che resiste all’avanzare del nuovo realismo? Comunque mi chiedo: Concina è Napoleone un po’ o tutto? E gli altri sovrani chi sono e quali ‘stati-nazione’ rappresentano? Devo aver paura?
P. Anna Rita Mortini e Marco Moscetti li conosco da quando sediamo, in gruppi diversi, sulle scranne del consiglio comunale. Sono persone per bene e mi sono simpatici. E mi risulta che non bevono e non sniffano. Che non abbiano letto prima di firmare?