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Home LETTERE PROVINCIALI

“Diciamocelo”. E’ la nuova rubrica di Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni

Redazione by Redazione
4 Settembre 2012
in LETTERE PROVINCIALI, Archivio notizie
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Nuova rubrica, dopo 50 puntate di “Pin Pong e 100” di “A destra e a Manca”.
In “Diciamocelo”, ogni settimana, alternandosi, Pier Luigi Leoni o Franco Raimondo Barbabella pongono dei pensieri, saccheggiati da qualche parte o originali, e li commentano.
Inizia Pier Luigi Leoni (P), che propone gli argomenti della settimana e scrive a Franco Raimondo Barbabella (F), che risponde. La prossima settimana sarà il contrario. I temi sono senza tema e rispondono soltanto alla sensibilità di chi li lancia. Chiunque voglia può commentare, secondo le regole di orvietosi.it. Buona lettura (D.F.)

Caro amico, questa settimana ti scrivo …

Pier Luigi Leoni

Caro amico, così ti rispondo …

Franco Raimondo Barbabella

 

Il castigo di Dio

Io sono il castigo di Dio. Se voi non aveste commesso gravi peccati, Dio non avrebbe mandato su di voi una punizione come me. (Gengis Khan)

P. Gengis Khan lo diceva, Mario Monti lo pensa.

F. Vorresti dire che, mentre come italiani ci meritiamo i sacrifici che ci impone il Governo Monti per i peccati che abbiamo commesso in decenni di spensierata pratica degli sperperi, nello stesso modo come orvietani ci meritiamo i sacrifici che ci impone la Giunta Concina per aver ridotto la città ad uno stato comatoso? Hai più di una ragione a pensarla così. Ma io non penso né che Monti sia Gengis Khan, né che Concina sia Monti. E nemmeno che italiani e orvietani siano tutti egualmente responsabili. Il risanamento è necessario, ma il modo è discutibile e per alcuni aspetti del tutto sbagliato e intollerabilmente ingiusto. Dunque per nessuno condanne sommarie, ma nemmeno assoluzioni sommarie. Augh!

Anno 2050

Barbecue con gli amici e sulla piastra niente braciole ma solo mais. Tutti a sgranocchiare ravanelli e masticare lattuga senza poter più assaporare la succulenta consistenza delle carni. In sostanza, saremo tutti vegetariani e non per scelta. Questo lo scenario previsto fra trentotto anni da un rapporto dello Stockholm international water institute. Due le cause di quest’obbligo alimentare che costringerà giocoforza a rinunciare alle bistecche: l’aumento demografico e la scarsità d’acqua. Per produrre un chilo di carne servono migliaia di litri d’acqua. Non ci sarà abbastanza acqua per produrre il cibo necessario ai due miliardi di persone in più che ci saranno nel 2050. (http://www.tgcom24.mediaset.it)

 

P. Ammiro coloro che riescono a  stare in ansia per ciò che accadrà nel 2050.

F. Più egoisticamente dico che disgraziatamente o fortunatamente non ci sarò. Ma, se per puro caso dovessero inventare una qualche miracolistica soluzione al problema dell’invecchiamento e io potessi beneficiarne restando così in vita fino a quella data, prego chi può di lasciarmi mangiare almeno il coniglio in porchetta con le patate al forno e le salsicce arrosto con le rape ripassate e la torta sotto la brace. Per il resto mi va bene tutto o quasi.

 

Ridondanza delle commissioni consiliari

Non s’è mai visto che un sindaco suggerisca al consiglio comunale come e quali debbano essere i suoi organi istituzionali. Non perché il sindaco non possa fare proposte come quella del taglio delle commissioni permanenti, ma più semplicemente perché qualunque presidente dell’assise cittadina, geloso del proprio ruolo e delle proprie prerogative,  avrebbe rispedito l’ingerenza  al mittente con la dicitura “irricevibile”. (Massimo Gnagnarini)

“Irricevibile”, orrenda parola burocratese! Sfugge al Nostro che la mia iniziativa era ed è ovviamente del tutto condivisa non solo dallo stesso Presidente ma ovviamente anche da tutto l’”apparatchik” della mia Amministrazione (Assessori, Capigruppo e Consiglieri). Nessun colpo di mano, quindi. Solo l’intenzione, ripetuta varie volte in Commissione e in Consiglio Comunale, di semplificare e razionalizzare i lavori delle ridondanti Commissioni da accorpare, composte peraltro quasi sempre dalle stesse persone. (Toni Concina)

 

P. Strascichi della polemica sulle commissioni consiliari. Dopo le elezioni comunali del 2009, l’allora maggioranza di centro-sinistra volle prendersi la presidenza del consiglio comunale  e le presidenze di tutte le commissioni permanenti. Poi la maggioranza cambiò e i presidenti rimasero tutti al loro posto, nonostante le proteste della nuova maggioranza, che voleva le dimissioni di tutti i presidenti, tranne il presidente del consiglio, che era passato alla nuova maggioranza. La nuova minoranza aveva trascurato il particolare che la nuova maggioranza aveva i numeri e i poteri per cambiare il regolamento. Cosa che ha fatto. Così i consiglieri Bugnini, Moscetti e Gialletti hanno perso le presidenze: Moscetti con eleganza, Bugnini con indignazione, Gialletti con costernazione. Ma poi ci sia abitua a tutto, anche a fare i conti.

F. Caro amico (in questa rubrica finalmente posso di nuovo dire così), hai ragione a dire che ci si abitua a tutto, anche a fare i conti sul numero dei consiglieri, anche di quelli assenti. Ma io come cittadino sono davvero preoccupato della piega che hanno preso i comportamenti dei rappresentanti eletti nelle istituzioni: tranne rare eccezioni, a loro sembra normale appunto che ci si abitui a tutto e sembra anormale che ci si indigni per qualcosa. Cavolo, invoco almeno il diritto all’indignazione. Che questa indecorosa bega della presidenza delle commissioni e della presidenza del consiglio si concluda con l’eliminazione delle commissioni, giustificata con il fatto che esse sarebbero troppe, puzza di falsità lontano un miglio. In realtà si percepisce un fastidio per tutto ciò che è discussione e confronto, e alla fine per la stessa democrazia. E c’è anche di più: si maschera l’assenso di fatto ad un’idea della politica come pura manovra slegata da ogni rapporto con il mandato ricevuto dagli eletti da parte dei loro elettori. È  evidente infatti che il presidente del consiglio avrebbe dovuto dimettersi insieme ai presidenti di commissione. Non averlo fatto è un’offesa alla logica e alla democrazia. La soluzione adottata alla fine lo è parimenti. Inoltre trovo preoccupante che la dialettica maggioranza-minoranza si sviluppi in questo modo, incuranti entrambi della necessità di trovare punti alti di collaborazione in una fase così difficile per la città e per il Paese. Sia chiaro però, l’onere delle scelte e dello stile spetta soprattutto alla maggioranza, e la realtà ormai parla da sola.

 

Centrodestra e centrosinistra

Il centrodestra è inconsistente. Ne sono consapevole, anche perché ho cercato di coordinarne una parte. Non c’è progetto della società, ci sono solo ambizioni personali. Alcuni giovani potrebbero crescere meglio, però andrebbero aiutati. Nel centro-sinistra c’è più l’idea del partito ma senza sinceri richiami ai valori etici della politica. Ci vorrebbe un Renzi? Quando emergono i rottamatori vuol dire che siamo al caffè, non solo alla frutta. Renzi è colpa di chi lo ha determinato. (Pino Sbrenna)

 

P. Lascio il commento a Franco, con preghiera di non infierire. Anzi, infierisca pure.

F. Ma che linguaggio! Destra, sinistra. Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra? Gaber non era qualunquista, né lo son io. Eppure oggi questo è il tema: che cosa si intende con quei due termini che hanno segnato la nostra storia? Hanno essi ancora un senso? Servono a fornirci orientamenti? Io preferisco valutare idee, comportamenti e persone. Tendo a giudicare dai fatti. Mi piace pensare ad alleanze fondate sulla condivisione di scelte sensate e ambiziose. Mi piace ragionare con chi ragiona. Non mi piace il consenso strappato con false promesse. Ecc. Ecc. Renzi? Chi era costui? Ma su questo avremo tante altre occasioni di confronto.

Caro amico, spero di non averti deluso

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