Riceviamo dai sindaci PD dell’Orvietano e pubblichiamo
E’ questa l’impostazione che i Sindaci del Partito Democratico dell’Orvietano sentono di mettere in campo per una nuova visione regionale che non si riassuma esclusivamente nel dibattito sul ruolo delle due province ma si concentri sulla salvaguardia delle aree culturali storiche e amministrative che l’Umbria ha sempre conosciuto. Non sono i Sindaci dell’Orvietano e nemmeno quelli delle altre aree dell’Umbria a contrastare il ruolo delle province, ma una legge delle stato che di per sé sta determinando la parziale soppressione di tali enti, determinando forti anomalie, come quella della coincidenza tra Regione e unica provincia.
I Sindaci PD dell’Orvietano credono fortemente in un protagonismo attivo delle comunità e stanno lavorando, come tutti i Sindaci dell’Umbria, affinché la riorganizzazione amministrativa e istituzionale sia organica e funzionale alle esigenze dei cittadini senza farla diventare una questione esclusivamente interna ai partiti e concentrata sui campanilismi. L’impegno organico di tutti deve muoversi verso un’adeguata rappresentanza dei territori nel panorama umbro, riconoscendo il giusto ruolo alle municipalità e alle unioni tra esse.
L’organicità dello sviluppo regionale non deve prescindere dal proporre un giusto equilibrio tra i comuni più grandi e quelli minori, considerando che i due terzi dei comuni dell’Umbria contano meno di 5mila abitanti. L’accelerazione sulla costituzione di poche Unioni speciali dei Comuni, rispetto alle iniziali strategie di riordino endoregionale (12 unioni speciali più i Comuni di Perugia e Terni) potrebbe spostare in avanti l’obiettivo di una revisione delle aree di riordino incentrata sulle omogeneità dei territori. Province, Unioni speciali dei comuni, soprattutto servizi come la Asl, Rifiuti e Idrico, devono tenere conto di un ragionamento strutturale del futuro dell’Umbria nel rispetto e nel giusto equilibrio delle garanzie che necessitano i territori e le municipalità.
Proviamo a rimettere in equilibrio l’Umbria esigendo dalle Unioni dei Comuni – quelle previste in origine dalla normativa regionale – progetti di sviluppo territoriali coerenti, sostenibili, incentrati su una necessaria proposta occupazionale di salvaguardia del lavoro, consapevoli che non esiste una “taglia unica” dello sviluppo e che le debolezze di alcune aree della regione non debbono costituire un destino che si autorealizza. L’Orvietano deve stare nell’Umbria con il giusto e rappresentativo ruolo che gli spetta, in sinergia con le aree confinanti della nostra Regione, ma senza prevaricazioni e accorpamenti che stravolgano gli obiettivi posti alla base delle riforme.