La cosa ha avuto una sua eco, ma non credo abbastanza. Mi chiedo infatti quanti si sono veramente accorti della portata di quello che sta per accadere e del “passo avanti” che l’Italia sta finalmente per fare. Quello che è successo è che il Ministro Catania, Ministro per le Politiche Agricole, ha messo mano a quello che per ora è solo un disegno di legge che introdurrebbe finalmente “norme per la valorizzazione delle aree agricole ed il contenimento del consumo di suolo”. Si spera che il “disegno” possa diventare legge dello Stato prima della fine della legislatura. Un disegno di legge che, ad avviso di molti, avrebbe dovuto essere inserito nel “pacchetto Salva Italia”, ma, con tutte le cose che questo Governo si è trovato a dover salvare, ne è rimasto fuori.
In buona sostanza si tratta di un intervento governativo teso finalmente a limitare l’indebito consumo di suolo e consentire di salvare quello che resta del Paesaggio italiano. Si pone fine infatti al paradosso che la tutela del Paesaggio, pur essendo chiaramente inserita nella nostra lungimirante Costituzione (Art. 9), non è regolamentata da leggi specifiche e quindi resta affidata al buonsenso delle amministrazioni locali. Naturalmente, con la politica che ci ritroviamo, del Paesaggio ne è stato fatto scempio. Anziché mantenere le nostre eccellenze storiche nel contesto paesaggistico e culturale che le ha generate, abbiamo ben pensato di “vendere “ il suolo agricolo a lottizzatori, cavatori e industriali senza riuscire a coniugare la crescita con la salvaguardia della cultura e del paesaggio. Imbruttendo di conseguenza, e a dismisura, il contesto ambientale in cui viviamo e privandoci di quella risorsa economica legata al turismo che molti amministratori locali non sanno mettere a profitto. Il risultato è che il turismo è crollato nel nostro Paese. Non siamo più al primo posto nel mondo, come vent’anni fa, ma al quinto, preceduti da Cina, Spagna, Stati Uniti e soprattuttola Franciache si trova meritatamente al 1° posto. E dire che in passato un percorso conoscitivo di un uomo di cultura non poteva definirsi concluso senza un viaggio ed un lungo soggiorno in Italia. Altri tempi!
Oggi invece il Ministero per le Politiche Agricole ha rilevato che il consumo di suolo nazionale è pari alle superfici di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe assieme ed ogni giorno cementifichiamo100 ettaridi suolo agricolo. Una follia! Siamo il Paese al mondo con il più alto rapporto metro cubo di cemento per abitante e con un bassissimo chilometraggio di linee elettriche interrate. Tralicci e piloni (spesso anche inutilizzati) di supporto alle linee elettriche troneggiano ovunque nelle nostre campagne e i comitati, le associazioni o i privati cittadini sono costretti a defatiganti battaglie contro l’Enel per ottenere quel rispetto paesaggistico che dovrebbe essere automatico. Senza poi che l’evidente economia nel fare questo tipo di distribuzione elettrica si ripercuota positivamente sulle nostre bollette che sono fra le più care fra quelle di tutti i paesi industrializzati.
“Da qualche parte si dovrà pur produrre!” obietterà qualcuno, ma la soluzione l’hanno già trovata altri paesi più organizzati e soprattutto più “sani” del nostro. Già Sant’Agostino diceva che “il mondo è un libro aperto e chi non viaggia legge sempre la stessa pagina”, le soluzioni ci sono se le amministrazioni locali si danno delle regole e non si fanno imbeccare dagli imprenditori. Del resto il gioco di trasformare suoli agricoli in edificabili o industriali è un vezzo tutto nazionale dove i piani regolatori, quando ci sono, sono strumenti “elastici” in mano alle amministrazioni locali (ne è un clamoroso e recente esempio la trasformazione di suolo agricolo in edificabile sotto Rocca Ripesena nel comune di Orvieto). Talvolta questi cambiamenti sono giustificabili altre volte servono a favorire amici e parenti, non dimentichiamoci che l’Italia è uno dei paesi industrializzati più corrotto al mondo e lo dimostra (se ve ne fosse ancora bisogno) il fatto che in parlamento non si riesce a fare una legge anticorruzione, soprattutto a causa dei veti degli schieramenti di centrodestra. E così si fabbricano capannoni nuovi (magari per sfruttare un contributo) laddove ce ne sono già di abbandonati ed ogni microscopico comune (chissà perchè?) vuole la sua microscopica area industriale che, per pudicizia, si preferisce inquadrare come “area artigianale” quasi fosse composta da una fila di graziose e piccole botteghe. E poi perché le aree industriali devono essere brutte? Ci siamo ormai completamente dimenticati dell’Architettura. O facciamo cose di altissimo livello, o finiamo in mano agli industriali del mattone che costruiscono come e dove vogliono, naturalmente in nome dell’occupazione.
Quella poi dei capannoni costruiti “a tirar via” è anche una brutta storia. Lo si è visto drammaticamente con i morti per crolli avvenuti in Emilia. E’ sempre così: quando la politica, e di conseguenza le amministrazioni, non pianificano, e poi anche non vigilano, il risultato, nei casi migliori, è il brutto che avanza ed il Paesaggio che scompare. Accade dappertutto, è un’erosione lenta, sorniona ed inarrestabile. Che peccato! Quanta bellezza e quanta qualità sottratta da tristi infedeli a danno di tutti e quanta acrimonia contro quei pochi che hanno il coraggio e la costanza di opporsi a tutto questo per essere poi inquadrati come “ambientalisti”, quasi fosse una categoria di gente “a pensiero unico”, una setta di fissati che osa ribellarsi a piccoli sindaci (perché di piccoli comuni) e a soldati di partito. Non si vuole ammettere che con un casa, un albergo, una cava, un fotovoltaico nei posti sbagliati si erode pervicacemente un altro pezzettino di quel che resta del Bel Paese.
Bravo Ministro Catania! Ci voleva un non politico per fare della sana politica, uno che non mira solo a raccogliere consenso (raccogliendone invece tantissimo), che fa quello per cui è pagato, senza sottostare alla “melassa” dei partiti. Un “tecnico” (un’altra categoria come “gli ambientalisti”), “un diverso” dai politici che, guarda caso, sa dove mettere le mani e che dimostra quanto sia sbagliato quello che la politica nazionale da sempre ci ha fatto credere e cioè che i politici potevano occuparsi di qualsiasi settore, perché tanto avrebbero chiamato i tecnici quando serviva. E così un politico, magari anche con modesti titoli di studio, in Italia può reggere dicasteri come l’Agricoltura o le Poste ola Pubblica Amministrazioneo l’Industria. Ecco quindi il ruolo a cui aspira ed in cui si esprime al meglio il politico italiano: giungere ad una posizione di potere per esercitare quel ruolo di mediazione (spesso come vediamo tutti i giorni in maniera profittevole) senza capire, o capendo poco, di quello che è chiamato a gestire. Ma il Ministro Catania nel suo “disegno” ha posto dei paletti precisi che non consentiranno più di tanto “manovre” alle amministrazioni locali. La sottrazione di suolo sarà strettamente regolamentata e gli oneri di urbanizzazione che i costruttori pagheranno ai comuni non potranno essere utilizzati se non per quello scopo. Finisce quindi il “giochino” dei comuni, consentito nel 2007 dal governo Berlusconi, di utilizzare le entrate per le urbanizzazioni di nuove aree per coprire i buchi in bilancio. Era un grave incentivo all’urbanizzazione incontrollata. Quindi resta poco tempo ai “consumatori di suolo” per fare progetti e c’è da giurarci che ne compariranno frettolosamente di nuovi e di faraonici per garantirsi “un futuro” anche dopo l’approvazione della legge di Catania. Ci aspettano tempi ancora più duri.
Come usciremo da questa triste condizione? Non male se vigileremo in tanti, e, paradossalmente, anche grazie a questa nefasta crisi che, prendendo a calci gli Italiani, ha cominciato a svegliarli, a farli muovere e a farli indignare. Finalmente!