Fuori di ogni strumentalizzazione ed irriverenza, il Libero Comitato Civico “Orvieto Città del Corpus Domini” intende mantenere vivo il dibattito sul ruolo e sul compito della nostra città nel territorio, quale esso sia: senza prescindere da quello geostorico e antico, la Tuscia; facendo un bilancio in relazione a quello in cui si trova da un secolo e mezzo, l’Umbria; superando ogni pregiudiziale e preconcetto su qualsiasi futuro verosimile, probabile o possibile.
Il tritacarne del profitto economico e finanziario, con gli inevitabili paventati tagli frutto di algide revisioni contabili da massimi sistemi (ma fatte per stanare i pidocchi), ha solo accelerato il disegno “politico” di un’Orvieto “anonima” – conseguente all’annessione nella Provincia dell’Umbria e, successivamente a quella di Terni –, senza riferimenti culturali, senza anima; innocua ed insignificante. Il paradosso è che questo disegno non potrà mai realizzarsi: a meno che non si rada al suolo il Duomo; si ricoprano gli scavi del Fanum Voltumnae; si richiudano pozzi, cisterne e cunicoli; si disperdano i documenti degli archivi e delle biblioteche; si cancelli la Bolla Transiturus.
Vero è che però nessuno – da tempo – vuol più scommettere politicamente sulle nostre risorse reali, accessibili, a portata di mano, di fruizione ed utenza.
Progetto Orvieto, I Luoghi della Cultura, come anche Orvieto Città Narrante, Orvieto Underground, le stagioni teatrali di TeMa, Umbria Jazz Winter, Umbria Folk Festival, Venti Ascensionali, Premio Barzini, Arte e Fede, solo per citare alcune iniziative, sono (o sono state) realtà rilevanti a livelli altissimi, sconfinati ben al di là degli stretti spazi provinciali e regionali.
Ma ad Orvieto è finora mancato un marchio identitario. Ed un marchio identitario non può che essere riferito ad un’identità culturale.
Non è stata sufficientela Rupe. Nonlo è stato il Duomo. Forse, persino la messe di ricchezze culturali che possediamo può essere stata controproducente, dispersiva: talmente tanta è la disponibilità, varia ed articolata l’offerta, culturale di cui Orvieto può disporre.
Ogni luogo si associa ad un’identità per poter aver accesso e diritto alla memoria (vedi Freud – proprio su Orvieto – nella “Psicopatologia …”): per Assisi, San Francesco; a Spoleto, il suo Festival; Viterbo è la Città dei Papi; Siena è Il Palio … Orvieto è la Città del Corpus Domini.
È il marchio dell’identità culturale della Comunità Orvietana. Un risorsa culturale e, come tale, tesoretto di talenti da far fruttare per il Bene Comune.
Forse, averci pensato in tempi meno ostici, avrebbe risparmiato alla nostra città la consunzione e l’assalto degli spolpatori di carogne.
Un’Orvieto, riconosciuta Città del Corpus Domini, avrebbe in ogni caso potuto giocare un proprio ruolo sia sul fronte interno cittadino e del proprio territorio di riferimento, sia sui fronti esterni provinciale, regionale e nazionale.
A parte il Tribunale, forse persino “le Svizzere” avrebbero potuto giovare di un brand management radicato (nella geostoria) e solido (culturalmente e politicamente), come un “castroni” rupestre in grado di attirare appassionati ed affezionati del settore anche da luoghi lontani.
Vade retro cassandre, ma peggio verrà, se non si coglie quest’ultima opportunità culturale del Giubileo Bolsena-Orvieto definendo una volta per sempre l’elemento caratteristico culturale della nostra Comunità che lega passato e futuro alla luce di un presente consapevole.
Non si faccia passare sulla testa di una Comunità – non tutta sprovveduta ed indifferente – un’occasione come questa del Giubileo che può fare di Orvieto, la Città del Corpus Domini, un laboratorio di ricerca culturale da cui lanciare progetti ed idee per il rinnovamento anche degli assetti territoriali prossimi venturi.