“FABRO – Davanti a più di 500 persone, anche quest’anno il Palio dei Somari si è rivelato l’evento clou dell’Agosto Fabrese. A contendersi l’ambito premio dipinto a mano da una artista locale, i rioni di Colonnetta, Fratta, Castello e San Basilio. Dopo le fasi eliminatorie che hanno visto primeggiare Valentino Dini per Colonnetta, Gianni Neri per Fratta, Mauro Ferrara per Castello e Davide Frisoni per San Basilio, nella gara finale al meglio dei 3 giri si è imposto il fantino del rione Castello che ha vinto per un soffio rispetto al fantino nero – verde di San Basilio.
Scene da stadio si sono viste nella curva che ospitava i contradaioli castellani che hanno portato in trionfo Ferrara per aver loro regalato la quarta vittoria in otto anni …”. (Da una notizia di Orvietosi del 17 agosto 2012)
Sono convinto che il nostro Direttore, persona quanto mai spiritosa, ha colto al volo le potenzialità di riflessione che contiene la notizia del Palio dei Somari di Fabro e ce l’ha girata con sorriso divertito e occhi ammiccanti, come a dire ora voglio vedere come ve la cavate. Perché è chiaro che il popolarissimo, simpatico e utilissimo quadrupede evoca di per sé immagini negative e situazioni ridanciane (le orecchie lunghe del bugiardo e del testardo, lo studente svogliato e duro di comprendonio, i calci alla cieca) e non invece le qualità (resistenza alla fatica, umiltà, pazienza) che nella storia delle nostre campagne e dei nostri paesi gli hanno dato quel ruolo che ne ne spiega e ne giustifica oggi le varie forme di celebrazione.
Non saprei dire naturalmente se l’operazione sia scattata nella mente del Direttore avendo egli pubblicato il giorno prima un articolo di Massimo Gnagnarini che di fatto si configura come una brutta pagella che boccia senza appello l’Amministrazione Concina. Ma, ammesso che sia questo lo spunto che ci è stato suggerito, io preferisco prenderla comunque in un altro modo. Mi sembra infatti più interessante ragionare su ciò che potremmo fare e non facciamo, con il conseguente rischio che il nostro orgoglio tra non molto si esaurisca nel Palio dei Somari o in manifestazioni consimili.
Il fatto è che non posso evitare di stabilire a mia volta connessioni tra ciò che accade nel mondo (anche vicino a noi) in termini di cambiamenti che in qualche modo ci coinvolgono o comunque ci interessano, e ciò che non accade qui, con la conseguenza che tutto mi appare statico e indifferente come se ci si fosse arresi ad un inevitabile declino. Vediamo qualche esempio.
Silvio Manglaviti ha promosso un comitato civico libero e indipendente per affermare l’idea di “Orvieto Città del Corpus Domini” in stretta connessione con il Giubileo eucaristico del 2013/14. Ad oggi qualcuno che ha ruolo e potere decisionale se ne è accorto? E’ successo qualcosa? Qualcuno ha preso una qualche iniziativa che possa dirsi in grado di supportare anche solo a livello iniziale una simile sfida?
Il 26 luglio scorso la “Fondazione Perugiassisi 2019”, nata per porre la candidatura di Perugia e di Assisi a Capitale Europea della Cultura appunto per il 2019, ha iniziato gli incontri con i sindaci umbri allo scopo di affermare la natura regionale dell’iniziativa. Il presidente della Fondazione, il prof. Bruno Bracalente, ha detto: “Coinvolgere i Comuni delle città umbre testimonia l’intento di dare al progetto una dimensione autenticamente regionale con l’obiettivo di rafforzarne la qualità e l’autorevolezza. Tutta la capacità progettuale e creativa in campo culturale e artistico delle città umbre, grandi e piccole, che guardi al futuro e alla dimensione europea con spirito innovativo, deve far parte a pieno titolo della candidatura a capitale europea della cultura”. Risulta che, dopo quelli dell’Alta Valle del Tevere e di Foligno, la Fondazione incontrerà in settembre i sindaci di Terni, Spoleto, Gubbio, Gualdo Tadino, Todi, Corciano, Amelia e naturalmente Orvieto. Che cosa si pensa di fare? C’è già una posizione meditata e discussa su questo? Ci sono idee ed eventualmente quali? Io la proposta di agganciarci a quell’iniziativa la feci credo ormai un anno fa e la risposta è stata un silenzio assordante. Ora sarà diverso? Ci si convincerà ad entrare nella Fondazione? Con quali progetti? Ci si vorrà misurare con il progetto delle ‘Smart Cities and Communities’ (l’idea di “città diffuse intelligenti”), che affronta tutti i temi socio-ambientali fondamentali, dalla mobilità alla sicurezza, dall’educazione al risparmio energetico all’uso razionale del territorio, e che è dunque uno degli aspetti più interessanti dell’intera operazione?
A riorganizzazione degli Uffici giudiziari ormai consumata (e con il Tribunale di Orvieto di fatto soppresso), è in pieno sviluppo la discussione sul destino della Provincia di Terni. Comunque si voglia giudicare il ruolo svolto da questo ente anche con riferimento ad Orvieto, è certo che siamo giunti al momento cruciale nel quale bisogna decidere quale dovrà essere l’assetto istituzionale dell’Umbria, ciò che comporta anche una visione del ruolo dei diversi territori. Dalle nostre parti ce ne stiamo occupando? Non mi pare. Forse pensiamo che la questione non ci riguarda? Sarebbe davvero una tragica illusione.
Mi verrebbe da fare anche altri esempi di ciò che accade nel mondo vicino a noi e che sembra non doverci nemmeno sfiorare, ma credo che possano bastare quelli fatti. Non posso invece evitare di citarne uno apparentemente molto lontano e in realtà tale però da stimolare riflessioni che ci riguardano in modo stringente. Il 15 agosto i giornali hanno dato notizia di un importante esperimento fatto il giorno prima in una base aerea degli USA: l’aviazione militare statunitense ha testato l’aereo ipersonico X-51 Waverider, un velivolo senza pilota con un motore capace di volare a Mach 6, circa 8.400 chilometri all’ora. Una velocità che permetterebbe di volare da New York a Londra in 60 minuti. L’esperimento non è ben riuscito, ma non abbiamo ragione di dubitare che la ricerca continuerà e più prima che poi si potrà volare effettivamente a Mach 6. E noi? A quel punto, mentre un viaggiatore che parte da Boston raggiungerà San Francisco in meno di 45 minuti, noi dovremo continuare ad accontentarci di poter raggiungere nello stesso tempo Terni o in un’ora Perugia? Beh, che almeno si risolva il problema dei Fori di Baschi!
Dunque mi pare che di cose da fare ce ne sono un bel po’, ammesso che ne abbiamo la voglia e le capacità. Però in realtà dovremo trovare sia l’una che le altre, altrimenti di che cosa potremo dirci orgogliosi nel prossimo futuro, solo del Palio dei Somari?
Franco Raimondo Barbabella
Non me la sento di sottovalutare il Palio dei Somari di Fabro, non solo perché mi ricorda una festa che si celebrava nel mio maremmano paese d’origine, ma anche perché è un simbolo di una realtà moribonda. A Civita di Bagnoregio, che il grande Bonaventura Tecchi definì “il paese che muore”, non si pavimenta la piazza per non compromettere la corsa dei somari. E poi si tratta di uno sport arcaico, ma suscettibile di adattamento moderno se, al posto degli ormai introvabili somari, si facessero correre i trovabilissimi amministratori comunali. Così anche sindaci, assessori e consiglieri comunali, frustati da basse o nulle indennità di carica e da svalutati gettoni di presenza, potrebbero sperare di buscare qualcosa. E nessuno si offenda, a cominciare da me, perché le battute salaci su somari e amministratori comunali circolano da un pezzo. Ne cito solo una. I Nepesini, qualche decennio fa, avevano ancora l’abitudine di parcheggiare i somari nella piazza principale della loro cittadina legandoli proprio sotto le finestre del municipio; poiché i ragli dei somari disturbavano le sedute del consiglio comunale, il sindaco emanò un’ordinanza con la quale pose fine a quell’usanza con la motivazione che “i somari che stanno fuori del municipio disturbano quelli che stanno dentro”. Va bene, è successo pure a Onano e in mille altri comuni; ma io l’ho sentita per la prima volta a Nepi.
Ma bando alle facezie, perché questo è un giornale serio e quando parla il prof. Bruno Bracalente bisogna stare seri. In verità non riesco a meravigliarmi se il prof. Bracalente parla e a Orvieto nessuno se lo fila. Non se lo filano perché il 2019 è troppo lontano per far drizzare le orecchie? Ma qui da noi le orecchie non le drizzano nemmeno per il Giubileo che sta per cominciare.
Silvio Manglaviti assume una iniziativa e tutti scantonano? Mi sembra tristemente normale. Anche se la provocazione di Silvio è stata troppo tempestiva e troppo grossa per essere del tutto ignorata. Infatti mi risulta che il sindaco Concina sta per nominare un comitato comunale per affiancare l’amministrazione nelle iniziative legate al Giubileo. E mi risulta pure che il COVIP si accinge a proporre alla Regione Umbria e alla Regione Lazio il finanziamento di realizzazioni di Orvieto e di Bolsena appropriate agli anni giubilari, come il centro mobile dei emodialisi progettato dal dr. Luciano Cencioni, opere di miglioramento delle aree pubbliche con impianti di videosorveglianza e altro, manifestazioni culturali, pubblicazioni ecc.
Resta il fatto che la risposta di Orvieto è tiepida nei confronti del Giubileo, figuriamoci dei temi istituzionali che Franco giustamente richiama. Visto che le prediche non bastano, anche se sono coscienziose, insistenti e puntuali, non restano che le provocazioni, naturalmente civili e costruttive. Silvio ha cominciato, col sostegno del COVIP fin dalla prima ora. Il COVIP sta attrezzandosi. Chi ha buona volontà si faccia avanti.
Credo che Franco (dato che, oltre a scriverci, ci parliamo) sia d’accordo.
Ma giacché ho parlato di provocazioni, comincio col ricordare ai miei concittadini orvietani che Bolsena si sta dimostrando molto più tempestiva ed efficiente. A parte il fatto che si è data da decenni la definizione di “Città del Miracolo Eucaristico”, mentre Orvieto ancora non si decide a darsi quella di “Città del Corpus Domini” e si è trastullata finora con minchiate come “città slow” e “città narrante”.
Pier Luigi Leoni