Riceviamo dal PdL di Orvieto e pubblichiamo.
Presa da attacchi di panico per la lontananza da quella gestione del potere che tra la metà degli anni ’90 fino al primo decennio degli anni 2000 ha prodotto per le casse del Comune e più in generale per la città disastri a non finire, la minoranza cerca di sentirsi viva sollevando questioni su cui sarebbe opportuno tacesse. Almeno per pudore. Prendendo a pretesto una sentenza del giugno scorso avente ad oggetto esclusivamente questioni di carattere penale, la minoranza si permette di dare lezioni di moralità e di come e quanto appostare in bilancio per le voci relative agli swap. La stessa minoranza che nel quindicennio della corsa allo spreco di pubblico denaro, delle dissolutezza e dell’effimero, considerava gli orvietani dei sudditi e si permetteva di giocare al “piccolo capitalista” sottoscrivendo a più riprese (2001 con BNL e nel 2007 con RBS) contratti “derivati” che hanno esclusivamente arricchito le banche ed impoverito per milioni di euro le casse del Comune. Non è più accettabile che i reduci di quel sistema oggi si ergano a maestri della morale pubblica e ci vengano a dire come e quanto appostare in bilancio in merito agli swap BNL. Sono gli stessi che in merito al contenzioso Cofatex (Artesia-Jacorossi) non avevano iscritto a bilancio neanche un centesimo, tanto da produrre un debito fuori bilancio di più di un milione di euro; con lo stesso sistema nel 2007 hanno generato un altro debito fuori bilancio per quasi 1.200.000 euro relativamente al contenzioso con la ASL relativamente all’indennità di occupazione presso l’ex Ospedale. Questo ipocrita “doppiopesismo” è lo specchio della pochezza politica di una minoranza ormai allo sbando che viene eterodiretta e che vede il partito più grande della coalizione subire passivamente ogni tipo di iniziativa: non sfugge più a nessuno come il più grande blocco di potere politico-economico che per decenni ha fatto il bello e cattivo tempo in città e nel comprensorio sia ormai ridotto ai minimi termini, tanto da dover rincorrere battitori liberi e vecchi arnesi della prima Repubblica. In conclusione due parole sugli swap. I contratti sono stati stipulati nel 2001 (BNL) e nel 2007 (RBS) ed hanno sempre prodotto passività milionarie per le casse del Comune: di fronte ad una situazione insostenibile finanziariamente e politicamente, Concina e la sua Giunta da subito si sono attivati per impedire che una parte consistente delle tasse degli orvietani andassero nei forzieri delle due banche. Quello che risulta veramente assurdo è come il centro sinistra sottintenda – neanche tanto velatamente – che, pur di andare contro Concina, sarebbe stato molto meglio continuare a pagare in favore delle banche milioni di euro per qualche altra decina di anni. In sostanza Concina avrebbe sbagliato a fare causa alla BNL e chiudere con una transazione il rapporto con RBS. Concina, sempre secondo la minoranza, avrebbe dovuto continuare a dare soldi alle banche!! Ma è ancora più assurdo leggere documenti ed ascoltare lezioni da parte di coloro che per decenni hanno destrutturato una città ed hanno disintegrato i bilanci del Comune e delle sue partecipate. La vicenda swap è la cartina al tornasole dell’ipocrisia di una minoranza non più credibile e senza idee e progetti.