Sull’istituzione dell’imposta municipale denominata IMU sono già intervenuto in Consiglio Comunale nei 5 minuti che il regolamento riconosce ai singoli consiglieri, per dire – sostanzialmente – che non ci sono alternative credibili e praticabili alla modulazione delle aliquote proposte dalla Giunta.
In questa sede vorrei invece approfondire alcuni aspetti che per brevità non ho putoto trattare in Consiglio.
Il primo aspetto che vorrei fosse chiaro a tutti i lettori è che l’IMU non è stata voluta dalla maggioranza consiliare che appoggia il Sindaco Concina, né da nessun altro politico locale o para locale.
Infatti, come i più già sanno, l’IMU è una imposta voluta dal Governo Monti non già per ripristinare puramente e semplicemente l’ICI soppressa da Berlusconi (avendo un gettito completamente diverso e soprattutto una distribuzione totalmente diversa), ma per andare ben oltre di quello che fruttava allo stato la vecchia ICI, sempre per il volere di quelli che potremmo definire per brevità i “poteri forti” internazionali.
Non c’è bisogno su questo e su altri punti che riaffermi la mia contrarietà al Governo Monti così come altri esponenti del PDL molto più importanti di me hanno già fatto, né che faccia del “benaltrismo” rispetto a quello che si sarebbe dovuto e potuto fare prima di massacrare gli italiani sull’unico bene che ancora hanno (forse per poco) ovvero la casa di abitazione.
Sta di fatto però che essendo ormai l’IMU una legge dello stato a tutti gli effetti, abbiamo il dovere, come amministratori comunali, di dare seguito e di obbedire a questo comando dello stato, anche se trattasi di una legge che non ci piace, e che al massimo potremmo impegnarci a modificare (vedasi al riguardo le esternazioni di Alfano sulla IMU una tantum).
Il secondo aspetto riguarda la qualità e la quantità dell’aliquota.
E’ falso, in primo luogo, quello che afferma il locale PD, ovvero che le aliquote siano tutte al massimo. Vero è, invece, che le aliquote massime sono state previste solo per le seconde case e per tutto il resto diverso dalla prima casa.
Inoltre va evidenziato il motivo per cui sulle seconde case e sugli esercizi commerciali sia stato necessario chiedere il massimo.
Il Governo Monti ha tagliato al nostro comune complessivamente risorse per 3,5 milioni di euro circa, e sostanzialmente ci ha dato, in cambio, la possibilità di recuperare questo taglio tramite l’imposizione dell’IMU.
Ora credo che sia noto a tutti – ed oramai nemmeno più contestato e contestabile – lo stato disastroso del bilancio comunale lasciato in eredità dalle precedenti amministrazioni di sinistra, che perdeva circa 8,5 milioni di euro all’anno di sbilancio sulla spesa corrente, ed i conseguenti provvedimenti dell’Amministrazione Concina, che con grande competenza è riuscita ad evitare la bancarotta, con una operazione articolata e complessa, per aumentare le entrate e diminurire contemporaneamente le uscite.
Un’operazione ai limiti del trapezzismo politico, ma che è riuscita ad ottenere da quest’anno il pareggio di bilancio senza manovre correttive.
In questa operazione dura, difficile ed a tratti pesante, abbiamo tagliato il tagliabile ed abbiamo aumentato l’aumentabile, vendendo tutti i beni vendibili per abbattere i debiti pregressi, compresa la farmacia comunale che tanta contrarietà ha sollevato.
Se vogliamo aliquote IMU minori sulle seconde case o sulle attività ad uso diverso da quello abitativo, saremmo costretti ora a fare la c.d. macelleria sociale sui ceti più deboli, cominciando per esempio a tagliare il piano sociale, che notoriamente aiuta i cittadini più svantaggiati sul piano economico, ma anche sul piano della salute mentale e fisica.
Insomma, siamo già al fondo del barile, e nonostante questa situazione già difficile, si presenta Monti che ci leva la bellezza 3,5 milioni di euro e ci dice: se non riuscite a farne a meno, mettete l’IMU al massimo.
Non mi pare quindi che ci siano alternative concretamente praticabili.
Sotto questo profilo condivido solo in parte quanto detto dal mio bis collega Ranchino, che ha addirittura votato contro le aliquote proposte dalla Giunta.
E’ vero, si potevano pure istituire i parcheggi a pagamento anche ad Orvieto Scalo e fare ulteriori operazioni di aumento delle entrate prima di far pagare l’IMU cosi elevata sulle seconde case e sulle attività, ma non sono affatto sicuro che anche attuando queste ulteriori misure si sarebbe potuto evitare una imposizione così feroce.
Senza contare poi che la tempistica fulminea ed il pressappochismo con cui è stato istituito il tributo dal Governo Monti – che dimostra ancora una volta di usare l’accetta anziché il fioretto (come ci si potrebbe aspettare da un tecnico esperto) – avrebbero concretamente consentito al più efficiente dei comuni di attivarsi per tempo; non ci scordiamo che fino a pochi giorni prima del pagamento della prima rata dell’odiato tributo nel mese di giugno scorso pochi, o nessuno, sapevano quanto si dovesse pagare ed in quali termini.
Credo quindi, in conclusione, che non vi fossero alternative concretamente percorribili in tempi brevi (bilancio 2012) per operare in modo diverso, ma credo anche che il Sindaco e tutta la sua eterogenea maggioranza debbano continuare a percorrere la via del risanamento finanziario dell’ente proprio per consentire, in futuro, a chi verrà di raccogliere il frutto dei sacrifici ed abbassare le aliquote IMU sulle attività, proprio per restituire competitività al nostro territorio rispetto a quelli limitrofi più fortunati, che non hanno avuto – come noi – per decenni classi dirigenti incapaci e megalomani.
Sotto questo profilo mi permetto di fare una pubblica proposta (anche per differenziarmi dai politici della sinistra locale che sono a proposta alternativa zero), e propongo di aprire una vertenza con la Regione Umbria (che ci ha tolto quest’anno la bellezza di 1.600.000 euro per il settore turistico) per rivendicare lo sfruttamento economico della funicolare su cui fino ad oggi ci siamo limitati a pagare le spese di manutenzione straordinaria per ben 700.000 euro, con altro ineludibile mutuo (pena la chiusura dell’impianto).
La restituzione di questo asset produttivo agli orvietani ed al Comune, e la sua grande redditività (si parla di oltre un milione di euro annui), ci consentirebbe di contenere aliquote IMU, tariffe e tutte le altre imposte ed addizionali varie nei limiti minimi, se non addirittura di azzerare del tutto quelle azzerabili.
Speriamo che la Regione non abbia lo stesso atteggiamento tenuto sull’ex Ospedale costringendoci a mettere a riserva la considerevole cifra di oltre 300.000 euro che potremmo destinare ad altre e più urgenti necessità, e dimostri – una volta per tutte – che anche Orvieto si trova in Umbria.